INTERVISTE COL MISTERO: Marisa Uberti e Giulio Coluzzi

Marisa Uberti e Giulio Coluzzi: la Triplice Cinta

E’ appena uscito per le Edizioni Eremon l’atteso studio I luoghi delle Triplici Cinte in Italia, di Marisa Uberti e Giulio Coluzzi.
Entrambi appassionati ricercatori, entrambi direttori di siti web a tema (Marisa è webmaster del sito www.duepassinelmistero.com, Giulio del sito
www.angolohermes.com), dopo anni di indagini sullo stesso simbolo hanno unito le loro conoscenze e le loro forze per scrivere questo libro.

 

SPAZIOFATATO – Come siete arrivati al web? Parlateci delle vostre esperienze di webmaster, dato che ciascuno di voi dirige un sito, prima che di scrittori.

GIULIO COLUZZI – Dopo aver intrapreso la ricerca sul territorio, la realizzazione di un sito web è nata dall’esigenza, da un lato, di raccogliere e organizzare il materiale in modo organico, suddividendolo per tematiche e per criteri geografici; dall’altro lato, per condividere le scoperte e i risultati raccolti con la comunità di utenti interessati all’argomento, ma anche di visitatori occasionali. Questo mi ha dato modo di conoscere altre persone con gli stessi interessi, di avviare delle collaborazioni e di raggiungere il risultato che oggi è stato conseguito.

MARISA UBERTI – Nel 2000 si era affacciata nel panorama televisivo italiano una bella trasmissione culturale, in onda sull’allora emittente televisiva TMC, di cui non so se si possa dire il nome…

SPAZIOFATATO – Si può. Era l’ottima “Stargate, linea di confine“.

MARISA UBERTI – Gli argomenti che trattava erano impostati su quelle zone d’ombra di fatti, leggende e personaggi soprattutto del passato che seguivo attentamente; potei partecipare anche ad una puntata e fu un’esperienza esaltante! Alla trasmissione era legato un sito internet e un forum che ospitava gli interventi di studiosi e di semplici appassionati. Da parte della televisione di stato, una valida trasmissione era quella condotta dalla bravissima Lorenza Foschini, poi inspiegabilmente mai più trasmessa. Dato che da sempre mi ponevo domande, leggevo e mi documentavo sul nostro passato, in particolar modo sul simbolismo che ci è pervenuto, trovai interessante e utile entrare nella grande famiglia di internet, per incontrare persone a me affini. Così fu. Ebbi la fortuna di conoscere subito studiosi e ricercatori validissimi, con cui sono nate collaborazioni. Dopo il tempo necessario per imparare come si costruisce un sito, la classica ‘gavetta’ che è doverosa, ne ho creato uno. La grandissima passione verso le tematiche in esso trattate, l’impegno incrollabile, l’entusiasmo nella ricerca e preziosi apporti esterni hanno permesso che esso si sviluppasse come un sito originale e di qualità. Per esso ho scritto più di trecento articoli negli ultimi sei anni, frutto dei miei “due passi nel mistero”, in cui documento soprattutto ciò che rilevo sul campo. Al momento giusto mi sono cimentata con un’opera più impegnativa come un saggio ed è andata bene. Ma mai sedersi sugli allori!

SPAZIOFATATO – Volete presentare ai nostri lettori il vostro libro e soprattutto, per chi non le conosce, dire cosa sono le triplici cinte?

MARISA UBERTI e GIULIO COLUZZI – La triplice cinta è una struttura geometrica formata da tre quadrati concentrici (esistono varianti a due e quattro quadrati, ma sono eccezioni rarissime), raccordati da quattro segmenti perpendicolari, talvolta munita di diagonali e di foro centrale, che si trova incisa sulla pietra in luoghi diversi (su rocce rupestri, sagrati di chiese e conventi, sui muretti dei chiostri, all’ingresso di molte abitazioni civili, lungo vie o piazze, etc.). A volte è scolpita su piani orizzontali, altre in verticale. Sul suo significato si impernia il nostro saggio: capire come è stato interpretato nel passato, la sua valenza, ludica certamente ma anche simbolica (perché giocare in verticale è assai… arduo), e questo aspetto riserva delle sorprese interessanti da scoprire. La cosa da tenere presente- dal punto di vista antropologico- è che essa è un linguaggio umano vero e proprio, che ha attraversato la storia e la geografia del nostro pianeta. Il saggio è un compendio sul tema, ma anche una guida pratica, provvisto com’è di numerose schede illustrate e documentate dei luoghi italiani in cui trovare la Triplice Cinta. Tutti con una bellissima storia da scoprire, pagina dopo pagina.

SPAZIOFATATO – Abbiamo una curiosità: nel libro dite che avete indagato entrambi sulla triplice cinta, separatamente, prima di conoscervi. Cosa ha spinto ciascuno dei due a scegliere proprio questo simbolo, tra gli innumerevoli (templari, esoterici, religiosi, massonici, ecc.) che avete incontrato nella vostra carriera di indagatori del mistero?

MARISA UBERTI – Perché la Triplice Cinta potrebbe incarnarli tutti! Potrebbe, però: la strada delle verifiche è appena cominciata… Senza dimenticare che tra le sue valenze è anche un gioco di pedine, a me noto fin da bambina perché presente sul retro della scacchiera che possedevo. Perché i due ‘giochi’ erano sempre insieme?

GIULIO COLUZZI – Sono tre (neanche a farlo apposta!) gli aspetti più intriganti di questo simbolo. Il primo è la sua semplicità, e la sua forma innocente di schema di gioco. Meno vistoso di altri simboli, e quindi più sfuggente, cominciò a essere studiato attentamente soltanto nella prima metà del XX secolo da simbolisti del calibro di René Guénon e Charbonneau-Lassay. Il secondo, legato al primo, è che dopo questi illustri pareri, pochi altri se ne erano occupati e, soprattutto, rispetto ad altri simboli, mancava un censimento sul territorio che poteva essere d’aiuto per lo studio e la comprensione delle sue caratteristiche, cosa che ha costituito uno stimolo enorme per la ricerca. Infine, almeno agli inizi di questa ricerca, la sua presenza massiccia e costante in luoghi cistercensi o che erano stati templari, e in edifici tutti, o con poche eccezioni, collocati tra l’XI e il XIII sec., ha contribuito a rendere più stimolante la ricerca, perché al di là di ogni ipotesi, se questi ordini in quel particolare periodo l’avevano utilizzato o perpetuato un motivo ci doveva essere.

SPAZIOFATATO – Molte delle triplici cinte hanno a che fare con chiese e con luoghi ritenuti sacri. Quale è il vostro rapporto col sacro?

GIULIO COLUZZI – Il Cristianesimo, come ogni altro grande culto che ne ha dovuto soppiantare uno preesistente, ha dovuto adattarsi, come dogmi e simbolismi, a quanto c’era stato in precedenza. Per questo a volte alcuni elementi, come il nostro simbolo, sono stati mantenuti inalterati, pur con una differente connotazione dovuta al nuovo contesto, altre volte invece si è dovuto reinterpretare. Questo aspetto poco noto, ma molto affascinante, della religione vale la pena di essere approfondito, a prescindere da ciò che viene impartito nelle chiese, e della fede, che rimane comunque un fatto personale.

MARISA UBERTI – Irresistibile. Perché è un perfetto mistero.

SPAZIOFATATO – Una domanda da ficcanaso: progetti per il futuro? Ricerche, libri, altri misteri da indagare?

GIULIO COLUZZI – Con la nostra indagine, e il nostro censimento, si può dire che abbiamo dato l’avvio ad un processo di conoscenza del nostro territorio che non può che proseguire e arricchirsi via via di nuove scoperte. Affrontare la triplice cinta, però, mi ha portato anche a toccare con mano altre tematiche, più o meno correlate, come quelle delle energie telluriche, del culto delle Madonne Nere, della Geometria Sacra, di cui ancora si sa poco e che certamente meritano di essere approfondite. Non sono gli unici filoni aperti: prendiamo, ad esempio, la teoria sui “luoghi della spina” esposta da Louis Charpentier nei Misteri dei Templari: è soltanto un’ipotesi frutto di coincidenze o c’è veramente un nesso tra territori che furono appartenuti ai Cavalieri e località nei loro pressi che hanno la parola “spina” o derivati nei loro toponimi? Una ricerca sistematica e di verifica in tal senso non è ancora stata intrapresa.

MARISA UBERTI – Le ricerche sono parte della mia vita e non posso più rinunciarvi. La curiosità di guardarmi attorno è costante fonte di interrogativi, di studio e conoscenza. Si sta raccogliendo materiale che potrebbe eventualmente servire per una versione due del saggio appena pubblicato sulle triplici cinte, ma è prematuro dirlo. A livello personale ho un progetto letterario su un simbolismo che “curo” da diversi anni, ma per il momento preferisco lasciare un pizzico di mistero, per restare in tema. Nell’immediato futuro c’è invece la speranza che il 2009 sia l’anno della triplice-cinta-mania: sarebbe bello vedere sempre più persone che quando visitano un luogo vogliano coglierne i particolari, provando la soddisfazione di scoprirli e non è impossibile perché chi cerca… trova. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti coloro che possano contribuire al censimento, dato che alcune regioni non hanno ancora rivelato esemplari. C’è ancora molto da scoprire.

SPAZIOFATATO – Speriamo di vedere al più presto non soltanto la continuazione del vostro libro, con numerosi apporti dei lettori (nominati vostri “aiutanti sul campo”), ma altre opere sui temi affascinanti di cui avete parlato, ancora poco noti, ma molto intriganti per i ricercatori dei misteri.
Ringraziamo Marisa e Giulio, ricordandovi il loro libro: I luoghi delle Triplici Cinte in Italia, Edizioni Eremon, 2008.

 

Autore: Redazione
Messo on line in data: Dicembre 2008