LA FIABA DI RAPERONZOLO

Un omaggio ai Fratelli Grimm

Jacob Ludwig (1785-1863) e Wilhelm Karl (1786-1859) Grimm furono due filologi tedeschi, considerati in Germania i padri fondatori della germanistica. Fuori dal loro paese sono noti in tutto il mondo come autori di famosissime fiabe, tra cui Biancaneve, Cenerentola, Hänsel e Gretel, Cappuccetto Rosso, Riccoli d’Oro, La Bella Addormentata nel Bosco e Raperonzolo, che vi offriamo in lettura in questo numero, illustrata da un dipinto di Arthur Rackham. 

 

Raperonzolo

C’erano una volta un uomo e una donna che da molto tempo desideravano invano un bimbo. Finalmente la donna scoprì di essere in attesa. Sul retro della loro casa c’era una finestrella dalla quale si poteva vedere nel giardino di una strega, pieno di fiori ed erbe di ogni specie. Nessuno, tuttavia, osava entrarvi.
Un giorno la donna stava alla finestra e, guardando il giardino, vide dei meravigliosi raperonzoli in un’aiuola.
Subito ebbe voglia di mangiarne e, siccome sapeva di non poterli avere, divenne magra e smunta a tal punto che il marito se ne accorse e, spaventato, gliene domandò la ragione.

“Ah! Morirò se non riesco a mangiare un po’ di quei raperonzoli che crescono nel giardino dietro casa nostra.”
L’uomo, che amava la propria moglie, pensò fra sé:
“Costi quel che costi, devi riuscire a portargliene qualcuno.”

Così, una sera, scavalcò il muro, colse in tutta fretta una manciata di raperonzoli e li portò a sua moglie. La donna si preparò subito un’insalata e la mangiò con avidità. Ma i raperonzoli le erano piaciuti a tal punto che il giorno dopo la sua voglia si triplicò.
L’uomo capì che non si sarebbe acquietata, così penetrò ancora una volta nel giardino.
Ma grande fu il suo spavento quando si vide davanti la strega, che incominciò a rimproverarlo aspramente per aver osato entrare nel giardino a rubare i frutti. Egli si scusò come poté‚ raccontando delle voglie di sua moglie e di come fosse pericoloso negarle qualcosa in quel periodo.

Infine la strega disse:
“Mi contento di quel che dici e ti permetto di portar via tutti i raperonzoli che desideri, ma a una condizione: mi darai il bambino che tua moglie metterà al mondo.”
Impaurito, l’uomo accettò ogni cosa e, quando sua moglie partorì, subito comparve la strega, diede il nome di Raperonzolo alla bimba e se la portò via.

Raperonzolo divenne la più bella bambina del mondo, ma non appena compì dodici anni la strega la rinchiuse in una torre altissima che non aveva scala e neppure porta, ma solo una minuscola finestrella in alto. Quando la strega voleva salirvi, da sotto chiamava:
“Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelliche per salir mi servirò di quelli.”
Raperonzolo aveva infatti capelli lunghi e bellissimi, sottili come oro filato.
Quando la strega chiamava, ella scioglieva le sue trecce, annodava i capelli in alto, al contrafforte della finestra, in modo che essi ricadessero per una lunghezza di venti braccia, e la strega ci si arrampicava.

Un giorno un giovane principe venne a trovarsi nel bosco dove c’era la torre, vide la bella Raperonzolo alla finestra e la udì cantare con voce così dolce che subito se ne innamorò.
Egli si disperava, poiché la torre non aveva porta e nessuna scala era alta a sufficienza. Tuttavia ogni giorno si recava nel bosco, finché‚ vide giungere la strega che così parlò:

“Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelliche per salir mi servirò di quelli!”
Così egli capì grazie a quale scala si poteva penetrare nella torre. Si era bene impresso nella mente le parole che occorreva pronunciare e il giorno seguente, all’imbrunire, andò alla torre e gridò:
“Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelliche per salir mi servirò di quelli!”
Ed ecco, ella sciolse i capelli e non appena questi toccarono terra egli vi si aggrappò saldamente e fu sollevato in alto.
Raperonzolo da principio si spaventò, ma ben presto il giovane principe le piacque e insieme decisero che egli sarebbe venuto tutti i giorni a trovarla. Così vissero felici e contenti a lungo, volendosi bene come marito e moglie.

La strega non si accorse di nulla fino a quando, un giorno, Raperonzolo prese a dirle:
“Ditemi, signora Gothel, come mai siete tanto più pesante da sollevare del giovane principe?”
“Ah, bimba sciagurata!” replicò la strega. “Cosa mi tocca sentire!”
Ella comprese di essere stata ingannata e andò su tutte le furie. Afferrò allora le belle trecce di Raperonzolo, le avvolse due o tre volte intorno alla mano sinistra, prese le forbici con la destra e “zic zac,” le tagliò. Indi portò Raperonzolo in un deserto ove ella fu costretta a vivere miseramente e, dopo un certo periodo di tempo, diede alla luce due gemelli, un maschio e una femmina.
La stessa sera del giorno in cui aveva scacciato Raperonzolo, la strega legò le trecce recise al contrafforte della finestra e quando il principe giunse e disse:
“Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelliche per salir mi servirò di quelli!”
ella lasciò cadere a terra i capelli.

Come fu sorpreso il principe quando trovò la strega al posto dell’amata Raperonzolo!
“Sai una cosa?” chiese la strega furibonda “Per te, ribaldo, Raperonzolo è perduta per sempre!”
Il principe, disperato, si gettò giù dalla torre: ebbe salva la vita, ma perse la vista da entrambi gli occhi. Triste errò per i boschi nutrendosi solo di erbe e radici e non facendo altro che piangere.
Alcuni anni più tardi capitò nello stesso deserto in cui Raperonzolo viveva fra gli stenti con i suoi bambini. La sua voce gli parve nota e, nello stesso istante, anch’ella lo riconobbe e gli saltò al collo. Due lacrime di lei gli inumidirono gli occhi; essi si illuminarono nuovamente ed egli poté vederci come prima.

 

Autore: Redazione
Messo on line in data: Dicembre 2018