IL LABIRINTO DI CNOSSO di Gaetano Dini

Mitologia dei Greci: il Labirinto di Cnosso nel mito e nella metafisica

Minosse è figlio di Zeus. Sua figlia Arianna è quindi nipote di Zeus ed ntrambi hanno ascendenza divina.
Il Labirinto di Cnosso è un intrico di stanze e gallerie costruito da Dedalo ed Icaro su ordine di Minosse.
Terminata la costruzione dell’edificio, i due si trovano al centro dello stesso senza possibilità di uscita. Viene loro in soccorso un’idea geniale: Dedalo costruisce delle ali ed entrambi escono dal labirinto dall’alto, volando.

 

Le mie riflessioni
Il Labirinto simboleggia il Tempio spirituale e il suo centro, la sua parte terminale e più nascosta, rappresenta il Centro del Mondo, il Paradesha indù, per gli Occidentali il Paradiso Terrestre, per gli Ebrei il luogo della Shekinah che è la presenza reale della Divinità.
Il percorso del labirinto dall’esterno verso l’interno è il tracciato iniziatico che l’eroe deve compiere per giungerne alla meta.
Nel labirinto di Minosse al centro c’è il Minotauro, un essere umano e belluino insieme, un Mostro, qui nella sua accezione di diverso dall’umano, di transumano. L’eroe che deve giungere al centro del labirinto deve appartenere obbligatoriamente alla casta guerriera del mondo antico, casta che corrisponde a quella degli Kshatriya indù e a quella dei Bellatores di epoca medievale.

Il mito greco del Minotauro è ambientato infatti cronologicamente nell’Età del Ferro della mitologia greco/romana, epoca corrispondente al Kali Yuga della mitologia indù.
L’eroe in questione è Teseo, figlio del re di Atene, appartenente quindi in maniera fulgida alla casta dei guerrieri.
Nel mito la città di Atene è suddita di Creta e del suo re semidivino Minosse che, come figlio di Zeus, rappresenta in terra la casta più elevata, quella che conserva in sé doti guerriere e sacerdotali insieme.
Atene, vassalla di Minosse, rappresenta quindi l’inferiorità della classe guerriera rispetto a quella guerriero/sacerdotale degli inizi, in collegamento aperto quest’ultima con il Divino.
Arianna fornisce a Teseo il gomitolo di lana (filo di Arianna) per poter segnare il percorso compiuto all’interno del labirinto al fine di poterne poi guadagnare l’uscita.
Il colore di questo filo è rosso, come rosso è il colore del sangue e come collegato a questo colore è l’organo del cuore.
E non potrebbe essere diversamente perché è l’amore, la passione, “il sangue” a muovere all’inizio il guerriero nelle sue azioni.

Il colore della sua casta è infatti il rosso mentre il bianco, colore che indica luce e purezza, è quello riferito alla casta sacerdotale greco/romana che in India è quella dei Brahmani, una casta quella sacerdotale che impronta le proprie azioni all’insegna del raziocinio e della spiritualità.
Percorrere il labirinto, arrivare al suo centro e uccidere il Mostro, significa per il Guerriero compiere il proprio percorso iniziatico e appropriarsi del Superumano, facendo quindi il salto di qualità nella casta sacerdotale, dalla dimensione spiritualmente superiore a quella guerriera e più vicina all’Assoluto.
Nel nostro mito, l’eroe, Teseo è aiutato nell’impresa da Arianna, che come nipote di Zeus simboleggia la forza divina che viene in soccorso di quella umana che con le sole proprie forze non riuscirebbe nell’impresa.
I costruttori del Labirinto di Cnosso, Dedalo e Icaro, uscendo in volo dal labirinto rappresentano all’unisono l’Architetto dell’universo, il Divino che abbandona la terra lasciando al suo posto il Tempio Spirituale, il Tabernacolo, l’Edificio Sacro che nel mito del Minotauro è il Labirinto.
In questo mito solo l’uomo che riesce a percorrere il labirinto fino al suo centro e a uccidere il Mostro, si riappropria di questa divinità che anticamente era in lui e che col passare del tempo si è in lui obliata.

Minosse re di Creta, giudice in vita, dopo la sua morte viene collocato da tutti i miti greci nell’Ade dove giudica le anime dei defunti. Dante ne riprende il mito e colloca Minosse nell’Ade dantesca, l’Inferno, nel II Cerchio, quello dei Lussuriosi. Anche qui Minosse giudica le anime ma dei dannati, avvolgendo con la sua lunga coda il loro corpo tante volte quanti sono i Cerchi che devono discendere.

 

Bibliografia
Guènon Renè – Simboli della scienza sacra, Adelphi edizioni

 

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Giugno 2019