SPIRITUALITA’ ORIENTALE: IL GIAPPONE ANTICO di Gaetano Dini

Il Giappone antico

Liquidare con disinvoltura le epoche antiche, a qualunque latitudine esse siano appartenute, non conviene, non è il caso.
Non conviene farlo con il Giappone moderno, ultima Thule asiatica verso Oriente, e a maggior ragione non conviene farlo con il Giappone antico, civiltà ricca di valori, piena di significati, eloquente di ammaestramenti.
Questo mondo arcaico, accolto nella sua totalità, provoca brividi intensi a chi oggi vi ci si avvicina.
Riverbero di luci su corazze di guerrieri, onde mobili di cavalli lanciati in battaglia, manipoli di militi a difesa intrepida di posizioni già ragionevolmente perdute, tali cose ci vengono incontro.

In questo mondo misterioso, quasi fatato, coesistono il tentativo incessante di superamento del limite, la ricerca continua di armonia interiore, il canto umile delle piccole cose quotidiane, il desiderio avido di quiete silenziosa.
Assumerne in senso assoluto tutti i suoi valori è come salire una lunga scala vertiginosamente proiettata verso l’alto e se si ha la sorte di aver salito tutti i suoi gradini, ci si accorge che essa poggia semplicemente sulle nuvole, che tu in quel momento le stai cavalcando e che attorno a te montano i venti.

A contatto con la mitologia giapponese, ci si abitua al comparire di immagini di dee dallo sguardo scintillante, regine del pantheon nipponico, di immagini silvane di esseri strani in cui coesistono elemento umano e ferino insieme e di immagini di principesse e damigelle poco più che bambine che grazie alla loro composta leggiadria, possono avvicinarsi a questi strani esseri, ammansendoli con il proprio naturale candore.
Nomi giapponesi questi che traslitterati, ci pervengono come alchemici suoni sconosciuti ma nel contempo accattivanti, quasi onomatopeici al nostro orecchio. Arcane luci, arcani suoni, arcane voci. Restiamo in ascolto! 

Scintillii dal Levante: il Bushido

Il Bushido è il codice d’onore formativo del guerriero giapponese, il samurai che disciplina il suo animo e ne regola la retta azione.
Detta un genere di azione conforme alla natura interiore di chi la esegue, nel caso del Bushido gli appartenenti alla casta guerriera.
Diverse nel Giappone erano le vie del perfezionamento interiore. C’era la via diretta dell’ascesi, quella mediata dai riti religiosi e dalle pratiche di arti, mestieri e corporazioni. C’era poi la pura azione delle arti marziali.
Queste vie rientravano tutte a diverso titolo in quella che veniva chiamata “La Tecnica del Risveglio”.

Nell’immagine a lato,
Una banda di ronin ferma un rappresentante dello shogun mentre attraversa il ponte di Ryogoku, disegno di Utagawa Hiroshige (1797-1858)
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Codice guerriero interiore, il Bushido è stato trasmesso nei secoli oralmente fino ad essere trascritto in maniera completa nel testo Hagakure nei primi anni del 18° secolo. Hagakure significa letteralmente “nascosto dalle foglie” oppure “all’ombra delle foglie”.
L’opera trasmette infatti l’antica saggezza dei samurai sotto forma di brevi aforismi dai quali emerge lo spirito autentico del Bushido.
Il Bushido ha attinto concettualmente da elementi del Confucianesimo e del Buddismo ma più antica è la sua collocazione essendo stato ispirato dai precetti dello Shintoismo giapponese, più che una religione una visione sciamanica della vita, già presente nella terra di Yamato (un modo di chiamare il Giappone) fin dal 7° sec. a.C.

Lo Shintoismo dona infatti al Bushido il senso divino della stirpe, la fierezza di un retaggio di antenati divenuti dei, i sentimenti umani di purezza, sincerità, fedeltà, onestà, giustizia, pietà, onore. Gli dona anche il senso sacro della spada e lo spirito gentile proprio della terra di Yamato.
Il Giappone nella seconda metà dell’800 incominciò ad occidentalizzarsi, allontanandosi sempre più dalla sua natura feudale: vi vennero infatti importati con rapidità tutti gli “ismi” occidentali, materialismo, positivismo, progressismo, scientismo, evoluzionismo, umanitarismo.
La civiltà nipponica ne venne stravolta nel suo millenario impianto.
Pochi seppero resistere al potere dissacrante di queste dottrine, ci riuscì chi continuò a coltivare dentro di se l’anima del Bushido, Via degli Dei, Via degli Eroi.



Nell’immagine a lato,
il samurai Miyamoto Musashi di Utagawa Kuniyoshi (1798-1861)
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La spada giapponese: la Katana

Nel Giappone antico e feudale la spada era considerata sacra. I Samurai la trattavano con venerazione.
Anche l’arte del forgiare la spada era considerata sacra, era l’arte del maestro spadaio.
Il maestro spadaio, prima di iniziare il lavoro, si sottoponeva a digiuni e riti preparatori. Durante il lavoro di forgiatura e tempera della lama nessuno poteva entrare in fucina. Alla fine l’opera era completata.
Si racconta che una volta un maestro spadaio volle superare se stesso nella propria arte, così decise di forgiare due differenti spade, entrambe dalle lame formidabili. Terminato il lavoro, si recò in un ruscello vicino e immerse le due spade per la prova del filo.
Una tagliava in due le foglie che la corrente dell’acqua portava al suo contatto, l‘altra deviava dal filo tagliente della lama le foglie che vi si avvicinavano.
Efficace e terribile la prima spada, efficace e benevola la seconda, misteriosamente superiore.

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Giugno 2019