IL MITO DI NIOBE di Gaetano Dini

Mitologia dei Greci: il mito di Niobe

Nella Frigia (Lidia) c’era un ricco re, Tantalo, che era così protetto dagli dei celesti da essere invitato da loro sull’Olimpo. 
Le sue origini erano misteriose: secondo alcuni era figlio di Zeus o di un altro Titano.

Tantalo fraintese però la benevolenza divina e divulgò alcuni segreti che gli dei gli avevano confidato. Per questo fu cacciato nel Tartaro e condannato a un eterno supplizio. 

Niobe era figlia di Tantalo.  Andò in sposa ad Anfione, re di Tebe. La donna, di stirpe regale, aveva 14 figli, 7 maschi e 7 femmine. Si vantava così di essere più feconda di Latona (Leto), madre solo di Apollo e Artemide (la Diana romana), e pretendeva che a lei e non a Latona spettassero gli onori divini.
Ma anche Latona era di stirpe nobile. Era infatti figlia dei Titani Febe e Ceo, fratello e sorella tra loro.

La superbia di Niobe arrivò alle orecchie di Latona che incaricò i suoi due figli potenti dei, di punirla. Così Apollo uccise con il suo arco i sette figli di lei e successivamente anche Artemide sterminò le sue sette figlie.
Niobe pianse amaramente la fine dei suoi figli e pregò Zeus di tramutare il suo corpo in roccia, conservando la sua forma umana. Anche in pietra Niobe continua a piangere il suo lutto e piangerà in eterno.

Fin qui il mito. La sua lettura metafisica deve essere fatta in chiave speculare.
Niobe rappresenta l’umanità dell’Età del Ferro della mitologia greco/romana, umanità ambiziosa, tracotante, materialista, allontanatasi dagli insegnamenti divini.
Il padre Tantalo, di una generazione precedente a quella della figlia, è ancora depositario di segreti divini, conosce cioè la metafisica del tempo.
Il fatto che nel mito Tantalo divulghi i segreti custoditi dagli dei è indice di una debolezza caratteriale, di una caduta di livello spirituale cui va incontro l’umanità della sua epoca, preludio a ulteriori cadute di livello delle generazioni umane successive alla sua, generazioni queste rappresentate metaforicamente dalla figlia Niobe.  

Nell’immagine a lato,
“Niobe disperata assiste alla morte dei suoi figli” di Abraham Bloemaert (1564-1651), Statens Museum for Kunst, Copenaghen

La sfida di Niobe a Latona deve essere infatti interpretata come la sfida dell’umanità dell’Età del Ferro all’umanità più saggia e più sana che aveva vissuto nelle epoche precedenti, rappresentata mitologicamente dalla generazione dei Titani. In questa sfida Niobe viene sconfitta inesorabilmente da Latona, moglie del Titano Zeus e figlia lei stessa di Titani.
Nel mito il prezzo della sconfitta è rappresentato dalla morte dei 14 figli di Niobe, 7 maschi e 7 femmine.
Nella sua lettura allegorica, la morte dei 14 ragazzi rappresenta la perdita della conoscenza sacra da parte dell’umanità dell’Età del Ferro, la perdita cioè della consapevolezza dell’esistenza dei Cicli Cosmici e della progressione dell’umanità all’interno di essi.
Per usare concetti indù, l’umanità dell’Età del Ferro (inizio circa nel 4450 a.C.) ha perso la consapevolezza e la conoscenza dell’esistenza del nostro Kalpa umano e dei 14 Manvantara che lo compongono, rappresentati questi nel mito dai 14 figli di Niobe. 

La differenza di sesso dei figli vuole richiamare in qualche modo la differenza tra la prima serie settenaria e la seconda serie settenaria dei Manvantara del nostro Kalpa. Niobe, che rappresenta l’umanità dell’Età del Ferro, viene nel mito trasformata dagli dei in pietra, cioè si solidifica in questo passaggio di stato, perdendo così la sensibilità e la perspicacia cognitiva proprie delle umanità precedenti alla sua.
Il fatto che Niobe, trasformata in pietra, continuerà a piangere in eterno significa che l’umanità dell’Età del Ferro, fino al compimento del suo ciclo, non sarà più in grado di riacquistare la consapevolezza spirituale e metafisica perduta.
Questa “solidificazione” spirituale e mentale accompagnerà infatti l’umanità dell’Età del Ferro in tutte le epoche successive fino al suo compimento cronologico, che corrisponde metafisicamente alla fine del settimo Manvantara (circa 2030) e all’inizio dell’ottavo Manvantara, primo questo di una serie settenaria in migliorativo crescendo spirituale.

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Settembre 2018