OLTRE IL SOGNO di Rossana Tinelli

Quando ci poniamo di fronte al mistero scatta subito una domanda: “Ci credete, voi, a tutto questo?“ e la risposta “Oh, non del tutto, però…
Il nostro “no, però...“ riassume l’atteggiamento paradossale della mentalità contemporanea davanti ai fenomeni cosiddetti “paranormali“ e ritenuti inspiegabili.
Esistono in generale due posizioni, rispetto al mistero: una di estremo rifiuto e quella di totale credulità e tra queste due si estende uno spazio di reazioni incerte. Si crede o non si vuole credere, ma si è portati comunque il più delle volte a credere. “La chiaroveggenza? Le linee della mano? L’astrologia? La magia? Sono solo illusioni, cose da ciarlatani!“ , ma al tempo stesso si aggiunge “Forse qualcosa di vero c’è…
Carl G. Jung ci aveva già detto che l’uomo “non percepisce mai nulla in modo completo“, che “la nostra percezione della realtà porta con sé degli aspetti inconsci“, e aggiunge: “E’ per questo che in ogni esperienza si trova un numero indefinito di fattori sconosciuti, senza parlare del fatto che qualsiasi realtà concreta rimane, sempre sotto certi aspetti, sconosciuta perché noi non conosciamo ancora la natura ultima della materia“.

Anche l’uomo più profondamente scettico porta nella sua mente il ricordo di qualche attimo magico: un sogno, un fantasma, un segno premonitore, tutte cose che furtivamente hanno attraversato la sua strada. Nessuno sfugge completamente a tale incontro con il mistero, durante il quale l’altrove diviene all’improvviso un qualcosa di terribilmente presente e percettibile. Spesso questa percezione dura un attimo e poi scompare e subito viene censurata: Ero distratto, non è normale“.
Queste esperienze divinatorie non vengono prese in considerazione perché non possono essere ricondotte ad alcuno schema critico e razionale. E’ una onirica terra di nessuno di cui si sono dimenticati i contorni, le sfumature, i simboli. Ma l’intuizione e il sogno tornano a galla, sono cioè verificabili solo dopo che il fatto connesso ad essi si è attuato.

E anche quando la previsione si realizza, resta comunque difficile valutare quanta parte abbia avuta la coincidenza. Il dubbio, quindi, accompagna sempre il mistero, ed è in questa prospettiva che si muoveva anche il famoso scienziato Einstein quando diceva: “Le leggi matematiche, anche quando rimandano alla realtà, sono incerte; e quando sono certe… non fanno più riferimento alla realtà“. Allora la vera posizione da assumere di fronte al mistero consiste nel porsi una serie di domande aperte, interrogazioni elastiche, e non in posizioni ferme, chiuse. Bisogna esorcizzare le teorie e i dogmi stereotipati, illuministi, oltrepassare la sicurezza intellettuale del sì e del no definitivi e aprirsi come Einstein a un punto di vista ricettivo, realista, che abbracci tutta la poliedricità dei fenomeni esistenziali.

Infatti fino agli ultimi decenni la cultura aveva, in Occidente, una vocazione fondamentalmente imperialista. Qualsiasi velleità di autonomia e di pluralismo era categoricamente repressa. Si tollerava un po’ di poesia e, non potendo eliminarlo, si intrappolava lo spirito religioso in riserve sotto stretta sorveglianza dei filosofi e dei teologi. Oggi si assiste al crollo di questo impero. Le correnti scientifiche di punta e in particolar modo quella che è stata chiamata “la gnosi di Princeton“ hanno adottato un approccio diverso, arrivando a un punto di vista non più frammentario e dominatore, ma globale e sociale. Dopo Einstein, due dogmi sono crollati a poco a poco: quello della solidità della materia e quello della inconsistenza dello spirito, ritenuto il prodotto di una perturbazione chimica, un incidente della circolazione chimica.

Ora le ipotesi di lavoro di tali scienziati sono le nozioni di anti-materia, di anti-tempo, di memoria delle particelle e la pseudo-solidità appare un rozzo pregiudizio. L’universo appare loro come un movimento eterno, un insieme illuminato di interazioni e di interconnessioni, in cui ogni parte, in stretta dipendenza con tutto il resto è una espressione della totalità: l’onda non è più isolata dall’oceano e l’oceano è contenuto nell’onda. Il che significa che ogni creatura è in stretta corrispondenza coi cieli cosmici e i cicli stagionali. La tradizione esoterica, da cui sono sorte le arti divinatorie, segue lo stesso cammino, perché essa punta a una conoscenza tramite l’analogia. Le figure magiche, le linee della mano, i sogni, i tarocchi, gli oroscopi, sono dei messaggi da decifrare, trovando in essi quelle risonanze armoniche che legano l’uomo nel suo divenire alle cadenze universali. Una mappa del cielo, ad esempio, traduce lo stato del mondo alla nascita, poiché c’è una rete di corrispondenze, di vibrazioni comuni tra la configurazione celeste, stagionale, oraria, e il carattere psichico del nativo. Non è tanto l’ordine della casualità, quando quello di un accordo sinfonico.

Conoscendo le influenze astrologiche è possibile sapere come una diversa combinazione di influenze, vibratorie, magnetiche, psichiche e fisiche, emanando dal sole e dalla luna, dalle stelle e degli spazi cosmici, influirà su quelle che sono le caratteristiche già stampate sull’individuo al momento della nascita. La divinazione è un linguaggio, essa si avvale di vari strumenti: la sfera di cristallo, la geomanzia, la fisiognomica, i numeri sacri, la profezia mistica, offrendo così tramite archetipi e simboli un tipo di comunicazione eccezionalmente creativa, a condizione che si rimanga aperti all’ignoto, all’imprevisto, all’insicurezza dello stupore.
Intraprendere questa insolita passeggiata vuol dire scoprire paesaggi completamente diversi a secondo della natura del veicolo e degli itinerari scelti. Le arti divinatorie e le esperienze che si trovano lungo questo percorso sono i prototipi di un modo di fare e di essere a volte sconcertante, ma il loro campo d’esplorazione è profondo come il sonno e bello come il sogno.

 

Autore: Rossana Tinelli
Messo on line in data: Giugno 2008