LA PIETRA DEGLI ALCHIMISTI di Francesco Giacovazzo

La pietra degli Alchimisti di FRANCESCO GIACOVAZZO
Edizioni Verdechiaro, 2015, 184 pagine, Euro 15,00
www.verdechiaro.com

L’Attenzione è la regola dell’Alchimista.
L’Attenzione è essere presenti a se stessi qui e ora.L’Attenzione è la differenza tra essere vivi ed essere morti.
Tutto il lavoro pratico su se stessi inizia e finisce
con la pratica della nostra presenza interiore.
Questo è il Ricordo di Sé.

Tutti gli uomini “dormono”, sono degli “automi” completamente ipnotizzati che si illudono di essere svegli.
Cosa bisogna fare per svegliarsi? Qual è il significato reale della Pietra Filosofale? Cosa si intende per “Immortalità”?
Per la prima volta l’Alchimia non sarà più un sapere oscuro e indecifrabile, ma una conoscenza accessibile a tutti. Un modo di vivere con saggezza che non richiede l’esilio dal mondo, ma al contrario la propria partecipazione attiva e consapevole.

La Pietra degli Alchimisti è basato sulla storia personale dell’autore, che dopo un incontro “fortuito” con Raffaele, un alchimista dalla forte personalità magnetica, realizzerà un percorso iniziatico che lo condurrà fino alle regioni inesplorate della propria interiorità.
Un viaggio reale e simbolico ricco di prove e avventura dove il lettore, insieme al protagonista, attraverserà tutte le fasi dell’arte Alchemica fino a realizzare il Risveglio della propria Anima, perché

Quando impari a vedere le tue emozioni negative come delle forze impersonali che vengono da lontano per riportarti a casa e consideri tutto ciò che ti capita come un rituale da superare con coraggio e fede, allora sei un Alchimista e inizi a svegliarti”.

Indice
Prefazione di Piero Ragone
Prologo
1. Fuori dal tempo
2. Scavalcando lo spazio
3. L’illusione della caverna
4. La Regola dell’Alchimista
5. Ama il tuo dolore
6. Costruirsi un’anima
7. La dignità del guerriero
8. Il centro del potere
9. Reich l’alchimista
10. Diventare invisibili
11. Il Santo Graal
12. Una pigna nella testa
13. I parassiti della coscienza
14. Il gioco delle trottole
15. Dormi Kundalini, dormi!
16. Una strana storiella parte I
17. La Pietra Filosofale
18. Chiedere l’elemosina
19. Haiku
20. L’ Athanor e il Sacro fuoco
21. Il mistero dei Rosacroce
22. Una gita a Monte Sant’Angelo
23. I quattro nemici dell’Alchimista
24. Una strana storiella parte II
25. La Pietra degli Alchimisti
26. L’Ultimo Segreto
27. Epilogo

Estratto del libro
Capitolo 6 – Costruirsi un’anima
Raffaele mi aspettava seduto allo stesso tavolino del bar e sfogliava le pagine di un quotidiano. Quando arrivai, ordinammo la colazione. Io ero ben riposato, avevo dormito per l’intero pomeriggio e per tutta la notte. Solo una sottile apprensione faceva da sfondo ai miei pensieri.
L’incontro del giorno prima mi aveva alquanto turbato; il mio sistema nervoso non era ancora pronto a certe informazioni e il mio cervello, al pari di un intestino, stava ancora metabolizzando le parole di Raffaele. C’erano alcune cose che, sebbene fossero chiare dal punto di vista razionale, non riuscivo a conciliare con i paradigmi ufficiali della nostra cultura.
«Raffaele, io vorrei sapere esattamente cos’è l’Alchimia.»
«L’Alchimia» mi rispose «è l’Ars Regia e mira a condurre il praticante alla piena realizzazione di se stesso. Questa antica conoscenza attraversa sottilmente l’esoterismo cristiano, ebraico e islamico, la Kabbalah e il sufismo. Se esteriormente tutte queste religioni sembrano diverse e quasi antitetiche, su un piano esoterico hanno tutte una matrice comune e mirano tutte allo stesso traguardo.»
«Sì, ma cosa cercavano questi alchimisti?»
Tra i nomi degli alchimisti, nel corso dei secoli, spiccavano quelli di autorevoli studiosi e scienziati che dedicarono parte della loro vita a esplorare i segreti di questa antica sapienza. In molte biografie si legge che personaggi come Alberto Magno, Tommaso D’Aquino, Cornelio Agrippa, Pico della Mirandola, Giordano Bruno, Robert Boyle, Isaac Newton, non hanno avuto alcun timore a dichiararsi alchimisti.
«Non inseguivano certo la ricchezza materiale» rispose Raffaele «ma qualcosa di incondizionato, eterno. L’oro che cercavano gli alchimisti era di una sostanza sottilissima, impercettibile ai nostri sensi. Era uno stato della coscienza che, una volta raggiunto, non poteva essere sradicato neppure con la morte. Uno stato di coscienza estatico, colmo di beatitudine, che gli alchimisti chiamavano Lapis Philosophorum.»
«Ma gli alchimisti non cercavano l’immortalità?» domandai.
«Esattamente. L’immortalità è una possibilità concreta per l’essere umano che abbia imparato a costruirsi un’anima. È inutile parlare di immortalità in riferimento alla macchina biologica. Per sua natura la macchina biologica umana è destinata a consumarsi nel corso del tempo, anche se ci sono stati casi di individui che sono riusciti ad arrestare questo processo e ad ascendere con i loro corpi.»
«Tipo Gesù?»
«Sì, e credimi, non è stato l’unico.»

A quell’epoca, nonostante mi ritenessi una mente aperta e avessi letto di tutto, non riuscivo ad accettare simili affermazioni che reputavo superstiziose.
«Il Corpo dell’Anima» continuò Raffaele «è costituito da una materia più resistente e non soggetta alle leggi del tempo. Non è semplice parlare di alchimia, si può facilmente cadere nel ridicolo. Io conosco un alchimista che abita qui vicino e che è in grado di provocare alcuni fenomeni ritenuti impossibili.»
«Sa per caso mutare il piombo in oro?» dissi scherzosamente giusto per sdrammatizzare. Raffaele per un attimo abbassò lo sguardo e sorrise, poi tornò a fissarmi e disse: «Tu credi sia impossibile?»
Alzai le spalle e risposi che in questo mondo tutto era possibile.
«Ora ascoltami bene: ogni cammino iniziatico di qualsiasi tradizione deve passare obbligatoriamente per tre tappe fondamentali. Il lavoro su di sé comincia nella nostra Officina Alchemica – la nostra personalità. Questa deve essere purificata dalle aberrazioni che nascono da una mancata comprensione della realtà. La nostra visione distorta del mondo crea emozioni negative che, se non vengono comprese e mutate, si accumulano e si cristallizzano dentro di noi diventando degli aggregati psichici, delle vere e proprie entità che succhiano la nostra energia vitale e si accumulano nell’inconscio condizionando le nostre vite. Questi aggregati psichici vengono chiamati, in varie tradizioni esoteriche, “forme-pensiero” o egregore e rappresentano i nostri principali avversari.
All’inizio non è facile lavorare direttamente sulle nostre emozioni negative perché occorre essere presenti nel bel mezzo della loro espressione. Ma noi, ne siamo talmente coinvolti da dimenticarci di non essere loro e ci facciamo trascinare dalle loro correnti come barchette di carta inanimate. Quindi occorre praticare il ricordo di sé dapprima sui nostri gesti, sui nostri movimenti, sulle nostre azioni per poi passare alla sfera emotiva.
In questo modo comincia a formarsi il Testimone, una parte di sé che riesce a restare parzialmente distaccata da ciò che accade fuori. È fondamentale riuscire a non farsi coinvolgere nel vortice dell’immaginazione negativa e assumere un atteggiamento distaccato. Tutte le volte che non siamo in uno stato di gioia e di pace è perché ci siamo identificati con le reazioni della nostra macchina biologica agli eventi esterni. Se ci sforziamo di rimanere presenti a noi stessi, soprattutto durante una tempesta emotiva, stiamo lavorando a livello alchemico.» (Scheda dell’editore).

Francesco Giacovazzo, nato nel 1980, è scrittore e studioso di alchimia e di discipline metafisiche e olistiche.
Si è laureato a Roma in Scienze della Comunicazione e ha continuato a studiare psicologia e sviluppo personale, attratto dalle potenzialità latenti e dalle capacità innate di ogni essere umano.
La Pietra degli Alchimisti è il suo primo libro dove, per la prima volta, interpreta l’Alchimia attraverso le nuove scoperte della PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI), una disciplina che si occupa delle relazioni tra il funzionamento del sistema nervoso, del sistema immunitario e della salute psicofisica dell’essere umano.

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