LO SCIAMANISMO di Gaetano Dini

Lo Sciamanismo

Lo sciamanismo (o sciamanesimo) è il fenomeno religioso siberiano e centro-asiatico. Attraverso la lingua russa, il termine deriva dalla parola tungusa shaman. In altre lingue siberiano-asiatiche il termine corrispondente è: in yakuta, ojun; in mongolo, buga; in turco-tartaro e mongolo, kam, kami.
In queste zone l’esperienza estatica è considerata come l’esperienza religiosa per eccellenza.
Lo sciamanismo domina la vita religiosa dei popoli artici e turco-tartari.I popoli siberiano-asiatici presentano caratteri comuni come il nomadismo, l’allevamento di animali, la caccia, la pesca.
Gli sciamani nel contempo sono degli eletti e hanno accesso a una zona del sacro impenetrabile per gli altri membri della comunità.
Le religioni dei popoli artici e siberiani sono similari tra loro. Il loro pantheon è costituito da un Gran Dio celeste che abita il cielo superiore e dai suoi diversi figli, a lui subordinati, che vivono nei cieli inferiori. Il loro numero varia tra popolo e popolo. Generalmente si parla di 7 o 9 figli
e figlie del Gran Dio che hanno il compito di vegliare ed aiutare gli uomini.
Il pantheon del popolo dei Buriati è costituito da 55 dei buoni e da 44 dei malvagi in lotta senza fine tra loro.
Nelle popolazioni turco-tartare le divinità femminili esercitano la loro protezione sul parto e sulle malattie infantili. Il culto del fuoco, i riti della caccia, la concezione della morte sono elementi fondamentali della religione di questi popoli.

Nella Siberia e nell’Asia del Nord le vie di reclutamento degli sciamani sono quella della trasmissione ereditaria e quella della vocazione spontanea, della chiamata. Uno sciamano viene riconosciuto tale dopo aver ricevuto una doppia istruzione: una Istruzione di ordine estatico (sogni, transe) e una istruzione di ordine tradizionale (tecniche sciamaniche, studio dei nomi e funzioni degli spiriti, della mitologia e genealogia dei clan,
del linguaggio segreto).
Lo sciamano va incontro a volte ad attacchi epilettici che vengono interpretati come un incontro con gli dei.
Presso molti popoli asiatici le qualità sciamaniche sono ereditarie, ma possono essere anche conferite dal dio supremo che istruisce lo sciamano attraverso sogni e visioni.
Nello sciamanismo ereditario gli spiriti degli antenati scelgono un giovane della loro famiglia. Questi diviene sognatore, distratto, ama la solitudine, ha delle visioni profetiche e talvolta degli attacchi che gli tolgono la coscienza. Durante questo periodo di iniziazione i giovani, le cui anime sono portate dagli spiriti degli antenati verso Occidente, sono destinati a diventare sciamani bianchi.
I giovani le cui anime sono portate verso Oriente sono destinati a diventare sciamani neri.
Accolta nel palazzo degli dei, l’anima del neofita viene istruita dagli antenati-sciamani nei segreti dell’arte, nelle forme e nei nomi degli dei, nel culto e nel nome degli spiriti.

Malattie e sogni iniziatici
L’iniziazione dello sciamano si realizza attraverso certe sofferenze fisiche nei termini di una morte simbolica ed attraverso cerimonie rituali e sogni.
Le esperienze estatiche ripetono spesso il tema dello smembramento del corpo con il rinnovamento dei suoi organi interni, l’ascensione al cielo e dialogo con gli dei, la discesa agli inferi e colloquio con gli spiriti degli sciamani morti e rivelazioni varie di ordine religioso e sciamanico (segreti d’arte). L’esperienza estatica dello spezzettamento del corpo seguito dal rinnovamento dei suoi organi interni, è conosciuta anche dagli Eschimesi. Essi parlano di un animale, orso, tricheco, che ferisce il candidato, lo fa a pezzi e lo divora. Poi nasce una nuova carne attorno alle ossa
del candidato sciamano. Talvolta l’animale che lo ferisce diviene lo spirito ausiliario del futuro sciamano.
Importanza notevole hanno la caverna ed il labirinto nei riti di iniziazione delle religioni paleolitiche. Il candidato deve ottenere una luce mistica durante i riti di iniziazione.
Sull’esercizio spirituale della contemplazione del proprio scheletro, lo sciamano eschimese racconta che mentalmente è in grado di spogliare il proprio corpo dal sangue e dalla carne tanto che restino solo le ossa. Allora egli deve nominare ogni osso con il suo nome. Per fare questo lo sciamano non deve usare il linguaggio umano, ma il linguaggio speciale degli sciamani. Lo scheletro rappresenta la scaturigine della vita, sia di quella umana che animale. Ridursi allo scheletro significa reintegrarsi nella matrice della Grande Vita, misticamente rinnovarsi, rinascere.

L’acquisto dei poteri sciamanici
Una forma di elezione dello sciamano è quella del suo incontro con un essere divino o semidivino che gli appare durante un sogno od una malattia. Spesso sono le anime degli antenati-sciamani a mostrarglisi in relazione al culto degli antenati. Gli stessi antenati-sciamani a loro volta sono stati scelti all’alba dei tempi da un essere divino.
Certe leggende spiegano la decadenza attuale degli sciamani con “l’orgoglio” del primo antenato nei confronti degli dei.
Sulla casta sciamanica è intervenuto direttamente l’Essere supremo mediante il suo rappresentante, l’Aquila. Gli sciamani neri si pensa abbiano rapporti solo con l’inferno e il diavolo.
Gli spiriti rivestono una parte importante nell’iniziazione sciamanica. Gli spiriti si dividono in spiriti familiari, ausiliari, custodi o guardiani.
Lo sciamano ha rapporti diretti con gli spiriti, li vede, li prega ma possiede il controllo solamente su un numero limitato di essi. A volte vengono invocati anche i grandi dei.
Gli sciamani hanno delle divinità segrete a cui sacrificano, non conosciute dal proprio popolo.
Presso i Siberiani e gli Altaici, gli spiriti familiari ed ausiliari degli sciamani hanno forma di animale. Possono apparire sotto forma di orsi, lupi, cervi, lepri, uccelli (oche, aquile, gufi, corvi …). A volte appaiono come spiriti dei boschi, della terra, del focolare.
Oltre a questi spiriti familiari, lo sciamano gode della protezione di uno “Spirito della Testa” che lo difende durante i suoi viaggi iniziatici, di uno spirito in forma d’orso che lo accompagna nelle sue discese agli inferi e di uno spirito come cavallo grigio con il quale lo sciamano cavalca nei cieli.
Presso gli Yakuti, ogni sciamano ha un’animale-madre protettore. Gli sciamani deboli, hanno un cane, un lupo, un orso bruno come animale-madre, quelli più potenti hanno un toro, un puledro, un’aquila, un alce.
Le relazioni tra mago e spiriti vanno da quelle di un protetto ed suoi benefattori a quelle di un servo con i suoi padroni.
Nella mistica sciamanica, bisogna sempre tenere conto della solidarietà mistica tra uomo ed animale, che costituisce la caratteristica della religione dei cacciatori primordiali.
L’animale protettore degli sciamani presso i Buriati, si chiama “Khubilgan” termine interpretabile come “Metamorfosi”. Quindi non solo l’animale protettore permette allo sciamano di trasformarsi, ma rappresenta il suo doppio, il suo alter ego.

Gli animali spiriti compiono le stesse funzioni degli spiriti degli antenati, portano lo sciamano nell’aldilà, gli rivelano i misteri, lo istruiscono.
Nel periodo dell’iniziazione, il futuro sciamano deve imparare la lingua segreta da usare per comunicare con gli spiriti degli antenati e con gli animali-spiriti. Ogni sciamano ha un suo canto speciale da intonare per invocare gli dei. Spesso questa lingua segreta è il “linguaggio degli animali” che trae origine dall’imitazione di grida di animali.
Imparare il linguaggio degli animali, il più classico dei quali è il linguaggio degli uccelli, significa conoscere i segreti della natura e saper quindi profetizzare. Il linguaggio degli uccelli si apprende mangiando carne di serpe o di altro animale considerato magico.
Gli uccelli sono inoltre “psicopompi” cioè capaci di accompagnare le persone nel viaggio nell’aldilà. Usare il linguaggio segreto degli uccelli significa che lo sciamano può circolare liberamente nelle tre zone cosmiche, inferno, cielo, terra.
Nelle tradizioni dei popoli è detto che nei primi tempi l’uomo era in amicizia con gli animali e comprendeva la loro lingua. Dopo una catastrofe primordiale, la “caduta biblica” l’uomo ha perso il contato con la natura ed è diventato mortale, sessuato, obbligato a lavorare per nutrirsi
ed in conflitto con gli animali. Durante l’estasi, lo sciamano annulla la condizione umana presente e ritrova la situazione iniziale. L’amicizia con gli animali, la conoscenza della loro lingua, la trasformazione in animale sono i segni che lo sciamano ha reintegrato la situazione paradisiaca iniziale, perduta all’alba dei tempi.

L’iniziazione sciamanica
L’ascesa su di un albero o su di un palo o la salita e la discesa di una scala è un rituale di iniziazione. Rappresenta l’ascensione al cielo e l’albero simboleggia l’Albero Cosmico e l’Asse del Mondo.
Queste prove iniziatiche non sono unicamente sciamaniche ma sono presenti ad esempio anche nei Misteri di Mithra. In questi misteri veniva usata una scala a sette gradini, ogni gradino essendo fatto di un diverso metallo. Il primo gradino era di Piombo (corrispondente al Cielo del pianeta Saturno), il secondo di Stagno (Cielo di Venere), il terzo di Bronzo (Cielo di Giove), il quarto di Ferro (Cielo di Mercurio), il quinto di una “lega da monete” (Cielo di Marte), il sesto d’Argento (Cielo della Luna), il settimo d’Oro (il Sole).
L’ottavo gradino rappresentava la regione delle Stelle Fisse.
Salendo su questa scala cerimoniale, l’iniziato percorreva i “sette cieli” e si innalzava fino all’Empireo.
Il senso della salita rappresenta un’ascesa simbolica al cielo seguita da una discesa a terra.
Il numero sette anche nelle religioni sciamaniche degli Altaici, dei Samoieidi ha una valenza importante. Infatti il Pilastro del Mondo ha sette piani, l’Albero Cosmico ha sette rami.
Nelle arti figurative della religione sono raffigurate 7 sfere celesti, 7 stelle, 7 coltelli, 7 alberi, 7 altari.
I riti di iniziazione degli sciamani Caribi della Guiana olandese, comportano digiuno, fumate, masticate di foglie di tabacco, bevute di succo di tabacco.
La figura dell’arcobaleno è patrimonio religioso di molti popoli che lo considerano come il ponte che collega la terra al cielo, come il “ponte degli dei”.
I 7 colori dell’arcobaleno sono stati riferiti ai 7 cieli.
In molti affreschi Buddha è rappresentato su di un arcobaleno a 7 raggi; questo vuol dire che egli trascende il cosmo, trascende i 7 cieli e facendo 7 passi a nord raggiunge il “centro del mondo” raffigurato come la vetta più alta dell’universo.

Il simbolismo del costume e del tamburo sciamanico
Il costume sciamanico è di per sé un’ierofania ed una cosmografia religiosa.
Anche quando uno speciale costume non esiste, esso è sostituito da un berretto, una cintura, un tamburello che fanno parte del guardaroba sacro dello sciamano.
Ogni sciamano siberiano dovrebbe possedere un caftano con appesi dischi di ferro e figure rappresentanti animali mitici; una maschera; un pettorale di ferro o di rame; un berretto che è uno dei principali attributi dello sciamano. Presso gli Yakuti, il retro del caftano presenta appesi dischi di significato solare, una falce lunare ed una catena di ferro simbolo della potenza e della resistenza dello sciamano. Le placche di metallo servirebbero a proteggere lo sciamano dai colpi degli spiriti malvagi. Un bel costume da sciamano yakuta, deve avere parecchi ornamenti metallici il cui rumore trasforma la danza dello sciamano in una sarabanda infernale.
Presso i Tungusi predominano costumi in forma di anitra e di renna.
Il costume degli sciamani altaici presenta un buon numero di oggetti metallici fra i quali un piccolo arco con frecce per spaventare gli spiriti. Sul costume sono presenti anche immagini di animali acquatici come il gabbiano, il cigno che simboleggiano il potere dello sciamano di scendere nell’inferno sottomarino.
Le piume di uccello attaccate al costume dello sciamano, sono in relazione con il simbolismo ascensionale.
Presso vari gruppi tungusi della Manciuria, gli sciamani posseggono specchi di rame che lo aiutano a “vedere il mondo”. Nella Siberia occidentale il berretto dello sciamano è costituito da corone di ferro munite di corna di renna oppure è ricavato da una testa d’orso. Le calzature dello sciamano tunguso imitano le zampe di un uccello.

Presso gli Yakuti, il costume sciamanico rappresenta uno scheletro completo di uccello.
Il costume a foggia di uccello, sarebbe indispensabile per volare verso l’altro mondo.
Il costume sciamanico che riprende le fattezze di uno scheletro umano o di animale, simboleggia la morte e la risurrezione iniziatica di colui che lo indossa. Lo scheletro umano corrisponde all’archetipo dello sciamano e rappresenta il ceppo da cui è sorta la serie degli antenati sciamani.
Lo scheletro di un uccello rappresenta parimenti il primo sciamano nato dall’unione di un’aquila con una donna. L’animale antenato mitico, viene concepito come la matrice inesauribile della vita della specie, matrice identificata nelle ossa degli animali rappresentate nel costume.
Presso i Tartari la maschera sciamanica è di scorza di betulla con baffi e sopracciglia fatti di coda di scoiattolo. Si vuole che la maschera faciliti la concentrazione.
La maschera rappresenta l’incarnazione in un antenato mitico, il costume trasforma lo sciamano in un essere sovrumano.
Il tamburo ha grande importanza nelle sedute sciamaniche. Il legno della cassa del tamburo è fatto di un albero che lo sciamano sceglie ad occhi chiusi in una foresta. In genere il tamburo è ovale, fatto di pelle di renna, di pescecane, di cavallo, di capriolo, di cervo.
Dei fili di metallo con attaccati pezzetti di ferro, sonagli, pendono dal tamburo.
Presso i Tartari, le due facce della pelle del tamburo sono ricoperte di immagini che raffigurano l’Albero del Mondo, il Sole, la Luna, l’Arcobaleno.
La superficie del tamburo dei Lapponi è diviso simbolicamente in tre zone cosmiche.
Nella zona del Cielo sono rappresentati la luna, il sole, dei, uccelli. Nella zona della Terra è raffigurato l’Albero Cosmico, barche, sciamani, cavalieri, il dio della caccia. Nella zona degli inferi, sono raffigurati gli dei infernali, uomini morti, serpenti.

Funzioni dello sciamano
Lo sciamano ha funzioni di medico e guaritore; egli va alla ricerca dell’anima fuggitiva del malato, la cattura e la reintegra nel corpo.
Presso i Buriati si hanno sciamani bianchi i “sagani bo” e sciamani neri i “karain bo”, i primi aventi rapporti con gli dei, i secondi aventi rapporti con gli spiriti. Esistono dei uranici e dei tellurici.
Presso gli Altaici, gli sciamani bianchi sono chiamati “ak kam” gli sciamani neri “kara kam”.
Gli sciamani bianchi portano un berretto di pelliccia di agnello bianco.
Nel rituale altaico, lo sciamano svolge la sua cerimonia all’interno di una yurta.
Egli dapprima invoca una moltitudine di spiriti, grandi e piccoli, poi imita il grido di un uccello e batte ritmicamente il tamburo, infine benedice tutti i presenti.
Lo sciamano si pone sulla prima tacca di una betulla posta dentro la yurta, cosa che rappresenta il primo passo del suo innalzamento in cielo. Poi lo sciamano si siede su una panca su cui è distesa la gualdrappa di un cavallo che rappresenta il “pura”, l’anima del cavallo sacrificato.
Con essa penetra simbolicamente nel 2° cielo. Nel 3° cielo il pura è affaticato dal viaggio e chiama in soccorso l’oca. Lo sciamano le monta a cavalcioni e continua il suo viaggio celeste.
Alla fine del 3° cielo lo sciamano si ferma per riposare e fornisce ai presenti dentro la yurta ragguagli sul tempo che farà, sulle epidemie che minacciano la collettività e sui sacrifici che questa dovrà compiere.

Lo sciamano si arrampica poi sulle altre tacche della betulla, penetrando nelle successive regioni celesti. Nel 5° cielo si ha la conversazione dello sciamano con Yayutshi, il Creatore Supremo che gli rivela vari segreti concernenti l’avvenire. Nel 6° cielo lo sciamano dà la caccia ad una lepre e successivamente rende omaggio alla luna. Nel 7° cielo rende omaggio al sole.
Se lo sciamano è potente, continua il viaggio fino ad arrivare al 12° cielo.
Quì parla con Bai Ulgan da cui riceve predizioni sul tempo ed il nuovo raccolto.
Bai Ulgan presenta non solo i caratteri di un dio supremo uranico ma presenta anche i tratti di un dio dell’atmosfera, della fertilità, avendo una numerosa prole ed essendo in relazione con la fertilità dei greggi e l’abbondanza dei raccolti. Il vero dio supremo degli Altaici sembra invece essere Tengere Kaira Khan “Il misericordioso Signore Cielo” che è infatti l’unico dio presente nei miti della cosmogonia. Bai Ulgan come tutti gli dei dell’atmosfera e della fecondità è meno distaccato delle divinità uraniche pure; si interessa alla sorte degli umani e li aiuta nei loro bisogni quotidiani.

Presso gli Altai la discesa agli inferi dello sciamano si realizza scendendo verticalmente le 7 scale
o regioni sotterranee chiamate “pudak, ostacoli”. Lo sciamano le percorre accompagnato dagli antenati e dagli spiriti ausiliari. Man mano che supera gli ostacoli, lo sciamano descrive un particolare carattere che incontra. Il nero è il colore che ricorre continuamente, al 2° ostacolo si sentono rumori metallici, al 5° si ode il rumore di onde ed il sibilo del vento. Nella zona del 7° ostacolo sboccano i 9 fiumi sotterranei e sorge il palazzo di Erlik Khan fatto di pietra ed argilla.
Lo sciamano ha un colloquio con Erlik Khan al quale menziona anche Bai Ulgan, il dio dell’alto. Poi ritorna nella yurta e comunica ai presenti il risultato del suo viaggio.
Presso un’altra tribù mongola (? pag. 225) lo sciamano compie il proprio viaggio in questo modo: prende la via del sud, sale poi sui monti Altai descrivendo il deserto cinese di sabbia rossa. Poi attraversa a cavallo una steppa gialla che neanche un avvoltoio saprebbe sorvolare.
La forza dei cori intonati dai presenti nella yurta, permette allo sciamano di sorvolarla così come con un’altra steppa che neanche un corvo saprebbe sorvolare. Infine raggiunge la Montagna di Ferro le cui vette toccano il Cielo.

Lo sciamano inizia la scalata e raggiunge la cima.
Le ossa imbiancate degli sciamani e dei loro cavalli che non sono riusciti a raggiungere la cima sono disseminate lungo le pareti della montagna. Superato il monte lo sciamano giunge con il proprio cavallo davanti ad un foro che è l’ingresso dell’altro mondo.
Lo sciamano vi entra ed incontra dapprima un altipiano poi un mare che attraversa passando su di un ponte della larghezza di un capello. Lo sciamano attraversa poi un luogo dove i peccatori vengono tormentati.
Vede un uomo che in vita origliava alle porte, inchiodato per un orecchio a un pilastro. Un altro che era stato un calunniatore vi è appeso per la lingua, vede un ghiottone in vita circondato lì da cibi succulenti che non può toccare. Lo sciamano raggiunge poi la residenza di Erlik Khan.
Vi entra malgrado la presenza di un cane da guardia e di un custode. Il portiere viene convinto a lasciarlo passare mediante l’offerta di doni come birra, manzo bollito e pelli di mofola opportunamente preparati prima per questo scopo.
Lo sciamano finalmente può entrare nella tenda di Erlik Khan.
Dapprima il dio è adirato con lo sciamano poi accetta da lui del vino che gli viene versato dal tamburo dello sciamano. Il dio beve con lo sciamano e quindi si ubriaca. Il dio diviene allora benevolo e benedice lo sciamano promettendogli il moltiplicarsi del bestiame della sua tribù.
Spesso le discese agli inferi sono intraprese per ricondurre l’anima di un malato nel corpo di appartenenza. La discesa dello sciamano a volte avviene anche per accompagnare l’anima di un defunto nel regno di Erlik.

L’attraversamento di un ponte stretto simboleggia il passaggio nell’aldilà.
Solo i colpevoli ed i malvagi cascano dal ponte e precipitano nell’abisso.
Il passaggio del ponte simbolizza anche il passare da due modi d’essere, da quello del non iniziato a quello dell’iniziato.
Presso i Goldi la cerimonia funebre ha luogo da una settimana dopo fino a due mesi dal decesso della persona. La cerimonia ha due tipi di rituali similari, il Nimgan e il Kazatauri.
Lo sciamano entra nella yurta del morto, intona canti, batte il tamburo fino a quando non riesce a catturare l’anima del defunto e ad imprigionarla in un cuscino. Si svolge poi una cena con i parenti del defunto. Il cibo avanzato viene gettato nel fuoco. Lo sciamano chiama in aiuto per il proprio viaggio due spiriti protettori il Baciu, una specie di mostro piumato con un piede solo e sembianze umane ed il Koori, un uccello dal lungo collo. Senza l’aiuto di questi due spiriti lo sciamano non potrebbe tornare dall’inferno.
Lo sciamano per iniziare il viaggio si siede su una panca che rappresenta simbolicamente un traino siberiano. Vi appoggia il cuscino nel quale è presente l’anima del defunto e parte per il viaggio.
All’inizio il viaggio è facile ma avvicinandosi al regno dei morti lo sciamano incontra un fiume che gli sbarra il cammino; lo supera e poi incomincia a vedere segni di umana attività quali tracce di passi, ceneri, pezzi di legno. Si sente anche l’abbaiare dei cani, si incontrano le prime renne; il villaggio dei morti non è lontano. Nel villaggio subito i morti si accalcano attorno a lui chiedendogli il nome. Lo sciamano si guarda bene dal dire il suo vero nome e nel frattempo si guarda attorno fino a riconoscere i parenti del defunto ai quali viene affidato.
A ciascuno dei presenti lo sciamano porta i saluti dei parenti in vita e distribuisce anche piccoli regali da parte loro. Finita la cerimonia lo sciamano getta il cuscino nel fuoco della yurta, assolvendo con ciò gli obblighi che i vivi hanno nei confronti del defunto.

Lo sciamanismo nell’Asia centrale e settentrionale
Le genti nordasiatiche ritengono che l’uomo abbia 3 e perfino 7 anime. Alla morte un’anima resta nella tomba, un’altra va negli Inferi, la terza sale in Cielo. Presso gli Ugri ed i Lapponi, lo sciamano penetra negli Inferi e chiede, offrendo doni, il permesso alle anime dei morti di riportare sulla terra l’anima dell’ammalato. Tornato nella yurta, lo sciamano reintegra l’anima dell’ammalato al corpo, facendola passare per l’orecchio destro.
L’estasi, la vacanza mistica per ingerimento di funghi è tipica della Siberia.
Il termine “sciamano” è della tribù dei Tungusi.

Le tre zone cosmiche e il pilastro del mondo
La tecnica sciamanica per eccellenza consiste nel passaggio da una regione cosmica all’altra.
Lo sciamano conosce il mistero delle rotture di livello. L’universo viene concepito in tre piani, Cielo, Terra, Inferi, collegati tra loro da un asse centrale.
Come altri popoli asiatici, i Turco-Tartari concepiscono il cielo come una tenda; la Via Lattea ne è la sua cucitura, le stelle sono i buchi per far passare la luce nella tenda. Secondo gli Yakuti le stelle sono le finestre del mondo. Ogni tanto gli dei aprono le tende di queste finestre per guardare la terra ed è allora che appaiono le meteore.
Il cielo viene concepito come un coperchio; può accadere che esso non sia perfettamente fissato agli orli della terra ed allora passano per questi interstizi le tempeste di vento. Attraverso queste fessure, gli eroi ed altri esseri privilegiati possono passare nel cielo.
In mezzo al cielo brilla la Stella Polare che sostiene la tenda celeste come un palo centrale.
I Buriati si figurano le stelle come una mandria di cavalli e la Stella Polare come il palo al quale i cavalli vengono attaccati.
La comunicazione tra Cielo e Terra è garantita da un’apertura centrale attraverso la quale lo sciamano è capace di passare mentre per il resto degli umani questa apertura serve unicamente per far passare le loro offerte.
L’Asse del Mondo presso gli Eschimesi è simboleggiato dal palo centrale che sorregge le loro tende.
I numeri mistici sono il 7 ed il 9. Nelle varie tradizioni abbiamo i 7 o 9 cieli, i 7 o 9 dei, i 7 o 9 rami dell’Albero Cosmico.

Lo sciamanismo tra gli Eschimesi e i Giapponesi
La loro iniziazione comprende: vocazione, ritiro in solitudine, alunnato presso un maestro, acquisto di spiriti familiari, rituale simbolico di morte e resurrezione. Le principali prerogative di uno sciamano eschimese sono la guarigione, il viaggio sottomarino alla sede della Madre degli Animali per ottenere abbondante selvaggina per il villaggio, azioni intese a rimuovere la sterilità nelle donne.
Presso i Giapponesi lo sciamanismo è stato esercitato soprattutto da donne e consisteva essenzialmente nella pratica della possessione degli spiriti dei morti, differenziandosi così dallo sciamanismo nord-asiatico e siberiano. L’istruzione di una futura sciamana dura dai 3 ai 7 anni; termina con il matrimonio della ragazza con il suo dio protettore. La scelta delle bambine da avviare alle pratiche sciamaniche ricade spesso su bambine cieche dalla nascita.
Nella mitologia giapponese le sciamane unendosi con un dio e dandogli degli dei come figli, divengono “dei donne spirito” cioè “mikogami”. Oltre le “donne spirito” c’erano tra le sciamane le “spose di una notte” o “ichiya-tsuma” che officiavano a titolo privato ed il cui compagno era un dio errante “marebito” che veniva rendergli visita. Come segno distintivo della loro condizione particolare, queste fissavano una freccia ornata di piume bianche sul comignolo della loro casa.

Quando un dio vocava una donna a servirlo al suo altare, lei recava un vaso di riso “meshibitsu” ed una padella, utensili cioè che fanno parte del corredo abituale di una giovane sposa.
Fino ad epoca recente, un coito tra il sacerdote dell’altare e la “donna spirito” faceva parte del suo programma d’iniziazione.
La presenza di donne fa pensare ad uno stadio tardivo dello sciamanesimo e ci fa pensare questo costume derivare da periodi precedenti di matriarcato, epoche di donne sovrane di piccoli territori, donne capofamiglia.
Gli Annali dell’antico Giappone hanno deliberatamente taciuto sulle sciamane, donne streghe, parlando unicamente della loro rivale, la sacerdotessa-vestale in giapponese “mi-ko”, figura che ricopriva un posto di rango nella corte imperiale.
Le sciamane avevano invece il compito di utilizzare le anime a vantaggio dei viventi per poi licenziarle. Queste streghe usavano anch’esse il tamburo, i sonagli, lo specchio e la spada, la kata-na (altra parola di origine altaica) che possedeva virtù anti-demoniache.

Miti, Simboli e Riti paralleli
Nello sciamanesimo la trasformazione dell’iniziato in Cane o Lupo richiama il mito della Licantropia.
Il cavallo viene simbolicamente usato dagli sciamani nei viaggi iniziatici come animale psicopompo. E’ mezzo per raggiungere l’Estasi.
Il Cavallo è il mezzo con cui lo sciamano attua la “rottura di livello”.
Gli sciamani non sono solo “maestri del fuoco”, essi possono anche incarnare lo spirito del fuoco fino al punto di emettere fiamme dalla bocca, dal naso e dal corpo durante le sedute.
Molte tribù primitive concepiscono il potere magico-religioso come qualcosa di “ardente”.
A questo punto si possono ricordare i bagni iniziatici di vapore tipici delle tribù nord-americane.
Il calore e l’intossicazione da mediante fumo di canapa, avevano funzioni estatiche.

Il simbolismo ornitomorfo del costume degli sciamani nord-asiatici è riferito al loro volo iniziatico.
Il volo simboleggia l’intelligenza, la comprensione delle cose segrete e delle verità metafisiche.
Il passaggio stretto e pericoloso attraverso un ponte è un motivo ricorrente nelle mitologie iniziatiche. Simboleggia il “passaggio paradossale” per superare una situazione difficile.
Queste immagini rappresentano la necessità di trascendere i “contrari”, di abolire la polarità che caratterizza la condizione umana, per potere accedere alla “realtà ultima”.
Colui che vuole passare tra i mondi, deve farlo nell’intervallo unidimensionale e atemporale che separa forze apparentemente contrarie ed attraverso il quale si può passare solo fulmineamente.
Chi riesce a realizzare questo passaggio, ha superato la condizione umana e può essere solo uno sciamano, un eroe, uno spirito.

 

Bibliografia
Eliade Mircea – Lo Sciamanesimo e le tecniche dell’estasi, Ediz. Mediterranee, Roma

 

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Settembre 2019