IL “SOLE ALATO” RITORNA di Alexandra Celia
Il ritorno del Sole alato: il “cacciatore di Giganti”
Il secolo appena trascorso è stato funestato da due tangibili eventi, che portarono morte, distruzione, mortificazione e angosce su gran parte del pianeta Terra. Il riferimento è chiaro: si tratta storicamente delle due Guerre Mondiali, 1914/1918 e 1939/1945. Situazioni terrificanti, poiché cancellano eticamente e moralmente valori umani, modificando per sempre l’assetto spazio-temporale di molte componenti socio-politiche umane. Ma, se per un verso tutto questo è motivo di amarezza e sofferenza indicibile, dall’altra si assiste ad avvenimenti culturali singolari, spesso ispirati dall’arcano vento della conoscenza, che come sottile fluido emerge dalle terrestri linee, per manifestarsi in tutta la sua consapevolezza e grandezza.
Uomini, che con la loro sensibilità, nonostante vivano i tristi luoghi teatrali delle guerre, sono visibilmente attratti da alternativi impegni in ambito delle svariate scienze – accademiche, come paralleli studi-ricerche in diverse aree disciplinari, dai molteplici contenuti – come per esorcizzare la terrificante realtà vissuta tra il doloroso esistere e l’incombente pericolo di vita! Ricercatori intimamente attratti dal recupero e riscoperta di antichissimi saperi, ormai perduti nella notte tenebrosa dei trascorsi tempi storici.
Geniali investigazioni in sfere conoscitive insolite, inusuali, il penetrare echi di enigmi occultati tra cielo e terra, che erano in attesa di chi li trovasse, scoprendoli ad una rinata identità del sapere e della conoscenza. Come un recupero di messaggi celati sotto o tra antiche pietre, o negli oscuri meandri di ‘Madre Terra’, la dea Gea, o sepolti nei fondali marini, nel silenzioso divenire della ciclicità vitale.
Nell’immagine a lato,
“esaltazione della Madre Terra”. Roma, Porta Orientale dell’Ara Pacis
Un fuoco mai spentosi, di un vulcano d’antica memoria che, solamente sopito, attende ‘colui’ che lo ridesti a ‘nuova rinascita’, per alimentare le fiamme di quello che si crede solamente perduto per sempre. Ma, che in verità è rimasto costantemente sotto gli occhi di tutti, assolutamente visibile ai pochi ‘eletti’. Forse, riconoscibile a un solo ‘eletto’ tra gli eletti!
Corrono gli anni della Grande Guerra del 1914-’18 (15-18 per l’Italia), tristi momenti del vivere umano, delle trasformazioni politiche, come della tecnologia che sta evolvendosi rapidamente, proclamando un nuovo secolo che guarda alla materia più che allo spirito. Ed è in questo contesto storico che nasce la nostra particolare indagine. L’aviazione italiana, ha un suo eroe nel pluridecorato Colonnello Costantino Cattoi (1894-1975). Fin da giovanissimo dimostra la sua inclinazione per il volo, e per i misteri che lo circondano.
Nell’immagine a lato,
un areo Fokker (costruito dall’industria omonima olandese durante la Grande Guerra). Uno dei suoi triplani venne usato dal celebre “Barone Rosso”
Una viva e spiccata intelligenza che manifesta anche attraverso la personale passione per il disegno, per le antiche civiltà, osservate con un’ottica nuova, forse pionieristica, sicuramente inusuale per i suoi tempi oscuri. Ma, questo lo scruteremo successivamente.
Gli anni di guerra lo vedono, come si diceva, impegnato sul fronte italiano in difesa della patria. Fu, proprio durante uno dei suoi tanti voli di perlustrazione aerea, che il Cattoi, osservando le dure rocce degli alti monti, come un falco che libra dolcemente il suo volo, nota con meraviglia e stupore che strane linee, strane forme rendono il paesaggio rupestre insolito, quasi magico, impensabile fino a quel momento. Un mondo diverso si apre ai suoi occhi attenti e alla sua mente che indaga la realtà con prospettive magiche, immergendo il suo intelletto in un tempo lontanissimo, antichissimo, dimenticato dalle civiltà. Quasi che lo vedesse ora, presente come se nulla fosse mai mutato dal principio degli accadimenti spazio-temporali. Cosa vede il Colonnello dalle ali del suo aereo, mentre dolcemente sorvola le candide nubi che a tratti celano il suo velivolo agli occhi dei nemici?
Anno Domini 2000, in una città della Toscana, in un giorno di primavera del nuovo secolo, in una soffitta, qualcuno curiosamente apre un vecchio baule polveroso. Emozione e desiderio di scoprire ben presto quel tesoro dimenticato dal tempo e dagli interessi frettolosi degli umani pensieri. Un ripercorrere tempi sfuocati, un ritornare nel trascorso secolo, così vicino, ma già così lontano, quasi anni luce da noi. E’ il Dottor M. Martinelli, che ora ha tra le mani un misterioso fascicolo, dai tenui sbiaditi colori, legato con un nastro di seta azzurra. Cosa contiene l’enigmatico documento? La meraviglia agita la mente di Martinelli quando, aprendo, scopre che vecchie lettere degli anni ’50 erano in attesa che qualcuno le scoprisse riportandole alla luce, come un prezioso bene. Sì, presto comprende che il padre aveva tenuto un contatto epistolare, dal 1955 al 1960, con il Colonnello Costantino Cattoi, il famoso eroe aviatore pluridecorato della Grande Guerra. Ma per un momento facciamo un salto nel tempo. Nell’anno 1992, a Trento la famiglia Caproni, di Luigi Caproni, inaugura un Museo storico all’Aviazione italiana del periodo 1915-1918, con i vari lavori di fotografia, disegno, planimetrie, scritti concernenti il volo, gli aerei, l’aviazione in genere o, come nel caso di Cattoi, le nuove scoperte effettuate proprio da uno dei tanti aerei che hanno fatto la nostra storia. Un Museo che possa fermare il tempo, il genio umano, la grandezza del pensiero e la creatività in tutte le sue sfumature. Ogni cosa per non dimenticare.
Anno Domini 1929, il Colonnello Costantino è in procinto di lasciare la sua amata aviazione, i suoi amati aerei militari. Un mondo che non rappresenta più il contatto diretto con il cielo, la sua ‘visione alata’ del mondo sottostante. Con l’emozione palpitante, con i velivoli che pur essendo elementi metallici, sembrano respirare all’unisono con il suo corpo, rispondere ai desideri del suo spirito libero, senza confini.
Nell’immagine a lato, uno Spad, di fabbricazione francese.
Con uno di questi aerei volò Francesco Baracca
Avrà, altre occasioni di salire su di un aereo, anche se sporadicamente, per motivi, come vedremo più avanti, legati alle sue ricerche, per sondare dall’alto la superficie terrestre, celante enigmi!
Ora, si accinge a percorrere una nuova via, nuovi orizzonti si aprono dinanzi alla sua mente, ai suoi desideri, nuovi arcani sogni delineano da lì a breve la sua vita. Quelli che lo sfioravano quando, ancora fanciullo, osservava le dure pietre che molto spesso – ma era allora solo una percezione giovanile – gli apparivano come volti umani, forme strane, inafferrabili, zoomorfe! Incomprensibili sculture, ma chi le aveva realizzate? Perché? In quale epoca?
Costantino Cattoi è pienamente deciso d’investigare in quella direzione che propende per essere un’archeologia alternativa, dell’impossibile, del proibito! Unicamente perché non ufficialmente riconosciuta, incompresa, forse solamente dimenticata dalle menti distratte, o troppo recluse dalla materia, e dalle concezioni rigide che molto spesso bendano gli occhi della verità. La sua giovane moglie si dice possieda una forte sensibilità, sensitiva del mondo e degli avvenimenti, che legge con spiccate doti ESP (acronimo dell’inglese Extra sensorial perception), come lo stesso Cattoi racconterà poi al Dr. Martinelli padre, in una delle sue innumerevoli lettere, che avremo modo di vedere più avanti. Un vedere da Mundus subterraneus, citando il gesuita Athanasius Kircher, lo accompagna costantemente nelle sue missioni esplorative in giro per il mondo, in quei lontani luoghi che occultano antiche verità, segrete conoscenze, trascorsi misteri dimenticati. Sepolti, molto spesso, nei fondali sabbiosi del mare, pur se vicinissimi alla nostra civiltà. Alla nostra esistenza, alle nostre esigenze conoscitive, ad un sapere che potrebbe modificare le ‘linee’ di vecchi codici, per riscrivere la Storia, le tante storie delle dimenticate civiltà, inclusa quella Italica. Senza dubbio, anche l’Italia vede in eoni lontani di tempo strani accadimenti. Un probabile ‘contatto’ con l’altro parallelo mondo? Quali intuizioni muovono le ricerche instancabili e geniali di Cattoi, navigando per le infinite parallele del mondo?
Anno Domini 2008, inconsuete indagini all’ombra del Colosseo! Scrutando nei libri del Professore Zecharia Sitchin, scopro che molte note, molte sue tesi che percorrono le pagine degli antichi Sumeri, tra le migliaia di tavolette d’argilla i cui caratteri cuneiformi riportano l’evidenza di un linguaggio segreto, oscuro, non umano, più che altro unico, speciale, enigmatico (forse dono degli antichi Dei venuti dall’alto? Il sole alato che ritorna?), sono precorse da quelle di Costantino Cattoi, anticipando di molto quelle teorie che lo stesso Sitchin, tempo dopo, renderà al mondo con le sue particolari e singolari opere. Come non citare il ciclo delle Cronache terrestri, Guerre atomiche al tempo degli Dei, Le Astronavi del Sinai, per rammentarne solo alcune? Opere tradotte in varie lingue ed oggetto costante di discussioni e dibattiti, di varia natura: se propendere o meno, per le originalissime tesi/idee, che le stesse contengono ed espongono alla cultura ufficiale, o confutare in toto anche quanto, molto spesso, è reso tangibile dall’evidenza delle stesse tavolette sumeriche. Innegabile verità che chiaramente si apre alle menti che sanno osservare, leggere e tradurre dal passato tempo! Echi di uno sconosciuto incontro/contatto della terra, con un ‘altrove’, non ben identificato, ma che forse è stato! Anche le lettere sanno parlare, il segreto linguaggio di misteriosi eventi che segnarono e segnano le relazioni umane, nei vari secoli. Infatti, non a caso alle lettere epistolari sono da memoria storica affidati segreti, concezioni innovative, rivoluzioni nei vari campi scientifici e tecnologici. Sempre, le stesse decidono per un percorso del fato, o del Karma, di riemergere dai siti bui che li nascondono, per rivelare al mondo nuove verità, nuovi tragitti d’investigazione, antiche e sempre nuove teorie. Si, ma quali?
Grosseto nell’anno 1958. La cronaca degli anni 50/’60. Cattoi si trova a Santa Liberata nel mese di Luglio, quando – dopo un precedente incontro di natura diplomatica – comincia a scrivere delle lettere (che formeranno un nutrito epistolario e un interessante dialogo culturale) al Dr. Martinelli padre, che vive a Carrara, cultore profondo di varie scienze ed esoterista. Infatti, la prima lettera che appare sotto gli occhi di Martinelli figlio, nell’Anno Domini 2000, riporta incisa la data del 21 Luglio 1958. Da subito, sfogliando il corpus epistolare, risalta l’evidente natura scientifica e archeologica delle stesse. Ma ancor di più un intrecciarsi di rapporti tra vari studiosi di fama internazionale, che tentano all’unisono di recuperare antichi dimenticati valori, nell’ambito della archeologia alternativa, o proibita. Dicevo, poc’anzi, che il Cattoi tiene relazioni culturali e di ricerca con studiosi del tempo, come il danese Wilhem Wanscher o il famoso George Hunt Williamson, che tra le molte sue ricerche indirizza le ipotesi di Cattoi oltre frontiera, venendo a confermare quanto lo stesso Colonnello presupponeva dalle sue trascorse investigazioni.
I due studiosi, giungono ad una sbalorditiva tesi, fondata su scrupolose ricerche in sito, e da rilevamenti fotografici da aerei fatti dallo stesso Cattoi fin dal 1915/1918, che si protraggono per venticinque anni d’intensa e accurata indagine, senza tralasciare il minimo indizio. Qual è dunque, questa sorprendente tesi? E’ presto detto: Cattoi è pienamente convinto che l’area della Toscana comprendente le zone dell’Argentario, di Ansedonia e Monte Amiata, siano stati fulcri, punti di ‘contatto’, in un remotissimo tempo. Forse appartenente all’Atlantideo mito? Tra le linee della lettera è palese quanto appena detto:
“[…], perché sono questi i tre capisaldi toscani, che dimostrerebbero il centro da dove sono partiti i Messaggeri divini, per portare in Egitto, in Asia e nel Perù le ‘lettere’ sacre. Le nozioni di agricoltura, di scienza, e l’arte. E’, per questo motivo – così scrive Cattoi al Dr Martinelli padre – che il Williamson, è partito dal Perù per giungere in Italia, confermando la tesi”.
Un episodio che diventa storia, cronaca della realtà toscana. Un incontro tra studiosi, appannaggio del diritto di cronaca, come la Nazione, organo ufficiale di stampa, riporta in più giornate, e che lo stesso Cattoi riferisce nella sua al Martinelli. Dunque, tra il 24 Luglio e il 17 Agosto, la Nazione riporta dell’avvenuto incontro pubblico tra il Colonnello Cattoi e Williamson, che pone il mondo dell’archeologia dinanzi a forti enigmi, quesiti, dubbi infiniti. Incerte verità? O dubitabili certezze? Incisivamente l’incontro tra i due ricercatori è di natura arcana; dopo la pubblica rivelazione, è insito un segreto esoterico incontro per definire di più e meglio la natura alquanto insolita della scoperta e di strane, incredibili teorie! Leggendo oltre, nella missiva citata, il Cattoi manifesta al Martinelli la gioia di aver trovato nel Williamson una valida conferma a quanto egli stesso anelava da tempo rendere pubblico:
“… Io la informo – rivolgendosi al Martinelli – del giorno esatto dell’arrivo di Williamson. Ma, se ha seguito la Nazione, del 24 Luglio, come del 14 e 17 Agosto (nonché appreso da notiziario radio), che già un primo contatto ho avuto con lo studioso. In occasione di una prima escursione all’Ansedonia, Williamson ha verificato: che la misteriosa civiltà di TIUHANACO, è di origine italica-tirrenide-atlantidea…”.
Teorie all’avanguardia, di natura futuristica? O un ridestare e richiamare le antiche dimenticate cronache? Cronache di un ‘parallelo’ sconosciuto esistere sepolto nei fondali del cielo?
In recenti tempi storici il pensiero indaga la natura misteriosa delle cose che circondano l’umana esistenza. Forze misteriose e sconosciute circumnavigano la terra, emettendo energie d’occulta origine! Il Colonnello Cattoi ha scoperto, fin dai tempi della Guerra, che la terra è attraversata da linee di forza magnetiche. Alcuni punti d’incrocio di tali linee di forza furono scelte dai sacerdoti per la costruzione dei Santuari. Cattoi scopre che in corrispondenza di tali santuari, per la maggior parte distrutti dal tempo e dall’incuria umana, si trovano ingressi di gallerie che, in passati tempi, conducono a sotterranei templi: che sia l’affascinante mondo sotterraneo di Agharti, di cui si parla?
Essi sono quasi tutti comunicanti tra loro, anche se situati su continenti diversi. Per alternativi studi, giunge a teorie similari, Nicola Tesla (1857/1943), scienziato profondo e mai pienamente riconosciuto nelle sue ricerche, studi, innovazioni. Indagini volte alla scoperta e comprensione di campi magnetici alternativi e inesplorati, tuttavia gravitanti nella e intorno alla terra. In sintesi, fonti diverse di energie, che provengono dalla notte dei tempi! Nel 1898 Tesla, nel suo laboratorio a Colorado Spings, constata che il suo trasmettitore riceve un segnale che si ripete continuamente ed egli afferma di aver ricevuto un ‘segnale’ dallo spazio.
Che tipo di segnale effettivamente cattura Tesla? Trattasi, forse, di un remoto suono emesso da antiche civiltà? Oppure, il fortuito incontro, se brevemente, con il ‘parallelo altrove’?
Ma ritorniamo al nostro Cattoi. Il quale era convinto assertore che in un passato remoto fosse esistita nel Tirreno un’enorme isola, che riuniva la Sardegna, la Corsica, e le Baleari. E’ il 1954 ed egli effettua con entusiasmo ricerche tra le rovine nell’area di Orbetello. Ben presto, analizzando reperti di vecchie mura cittadine di origine italica, scopre che Orbetello faceva parte della misteriosa Tirrenide. I suoi interessi per l’area sono immediati, come notevole il contributo datogli dalla moglie sensitiva, Maria, che come ho avuto modo di citare dicesi vedeva sotto terra come ad occhio nudo.
Un episodio saliente, riportato in una delle lettere (epistolario C. Cattoi, Ottobre 1958), descrive di un alquanto anomalo e strano accadimento vissuto dalla moglie del Colonnello. Maria si trovava nella Grotta Azzurra, a Capri, quando ad un tratto cominciò a vedere fasci d’intensa luce, come raggi il cui calore giungeva ad ustionare il suo corpo. Vivendo, così, contemporaneamente due tempi storici? Due eventi in parallelo? Di conseguenza, ella fu costretta ad un ritiro forzato nella sua camera d’albergo, per curare le ustioni riportate! Si comprende bene, com’egli – il Cattoi – fosse soprannominato il “cacciatore di giganti”, poiché sosteneva che Tirrenide era stata abitata dai Ciclopi di omerica memoria e successivamente dai Pelasgi, antenati degli Etruschi, il cui Re Tirreno diede, per conseguenza, il nome al mare.
In tarda età Cattoi era intento sempre nelle sue investigazioni, quando scoprì di aver localizzato tre delle città tirreniche situate tra Porto Santo Stefano e Isola del Giglio. Purtroppo la morte giunse a reclamare il suo eroe, prima ch’egli potesse ottenere finanziamenti statali per intraprendere le tanto sospirate ricerche nei luoghi da lui citati, da effettuarsi con esplorazioni marine.
Contatti negli anni ’50. Senza dubbio gli anni ‘50/’60 rappresentano e sono per il Cattoi i momenti più consistenti dei suoi appassionati studi. Come non ricordare le sue costanti relazioni con lo studioso Daniel Ruzo, grande esoterista, conoscitore del mistero, massimo esploratore peruviano con analisi e scoperte specifiche in Marchahuasi, studiato e mappato, nella cordigliera delle Ande (Perù), a 3800 di altitudine?
Nell’immagine a lato,
il Perù delle ricerche di Daniel Ruzo.
Si ringrazia l’Autore per la gentile concessione
Poi con il citato Williamson, che paragona le sculture rupestri di Ansedonia a quelle scoperte da Daniel Ruzo, e con il destinatario delle lettere F. Martinelli, cultore attento anch’egli di archeologia dell’impossibile, mecenate delle stesse rivelazioni, come delle inusuali ricerche. Infine, pur non essendo stato in Carrara e sulle Apuane, ritiene che tale area sia l’Apu-an,la cui etimologia, definita dagli studi di Wilhem Wanscher, significa: “Il Sole alato ritorna”.
Molte verità celate tra le suonanti pietre. Sono molti gli studiosi del settore ‘Archeologia misteriosa’, o proibita, sostenitori di una singolare ipotesi che propende l’Italia essere, tra le tante arcane terre, in passato sede, centro importante, delle sculture rupestri di dimensioni gigantesche, e per conseguenza della remotissima civiltà che le ha poste in luogo e atto!
Quale civiltà? Quando, tutto questo accade?
Un interesse, una totale immersione, profondi pensieri, che presero totalmente l’attività di scopritore di Cattoi, in particolare da quando nel 1929 lasciò l’aviazione per la sua passione di sempre: riportare alla luce e alla conoscenza degli uomini quanto la terra e il mare segretamente celano, e che rivelano ad occhi attenti.
Sì, parliamo esattamente di sculture rupestri, di megalitiche opere d’arte, i cui autori rimangono, però, tra le coltri nebbiose delle sconosciute verità, o civiltà. Tra le molte, anche la perduta civiltà italica dei megaliti. Le pietre che emettono sonore onde? Di natura magnetica? Cosa ipotizzare?
Un campo di studi senza dubbio affascinante, che s’introduce in molteplici canali di lettura e interpretativi. Una potrebbe propendere – ma è da verificare – per un prodigioso intervento da un misterioso ‘altrove’, che in un tempo sconosciuto creò simili opere d’arte. Sinotticamente, potrei collegarmi al pensiero di Zecharia Sitchin (Baku, 1920), il quale sostanzialmente riassume tutta la sua cospicua produzione letteraria, in una sola definizione: “Teoria dell’antico astronauta”, come spiegazione dell’origine dell’uomo. Egli attribuisce la creazione della mitica cultura sumera ad una razza aliena, meglio definita come Nephilim secondo la lingua ebraica – presenti nella Bibbia -, Annunaki secondo l’idioma sumerico. Una razza proveniente dal pianeta Nibiru del sistema solare, dal periodo di rivoluzione di circa 3600 anni, presente nella mitologia babilonese.
Nell’immagine a lato,
il Pianeta Nibiru, che gli antici Sumeri conoscevano. Si ringrazia l’Autore-Editore per la concessione
Nella notte tenebrosa della storia. Alcuni ipotizzano che l’impero di Atlantide fosse formato dall’unione di Sardegna, Corsica, nonché la penisola italica con annessa la Sicilia, forse Malta compresa, in quanto colonie che mantenevano strette relazioni tra loro, e potenziavano la cultura del grande impero atlantideo. Interessante ricordare quanto nel 1956 lo studioso Rogers Grosjean, della Recherche scientifique di Parigi, scopre nel sud-ovest della Corsica: numerose statue gigantesche, la cui bellezza e importanza rendono quell’isola- per arte e technè – sul piano dei principali centri d’arte preistorico europei. Giuliano Romano, nel suo volume Archeoastronomia, rimanda l’evidenza che esistono molte grandi “stazioni astronomiche” neolitiche nel Triveneto, in Alto Adige, sui Colli Joben e San Pietro, a Castello di Godaco e a Oderzo, e ancora, a Veronella Alta e Mel vicino a Belluno. Ma la nostra storia parla il linguaggio degli inizi del ‘900, e Cattoi è il regista di un teatro senza confini. Poiché le scoperte più rinomate e sostanziose in questo settore, così particolare, sono le sue. Le fotografie rappresentano il mezzo fondamentale diretto per comunicare al mondo una realtà, qualcosa che oltre l’ipotesi è oggetto di visione. E lo studioso ferma per sempre le immagini, le raffigurazioni rupestri, bloccando il tempo, creando quasi uno stargate tra il presente e il passato, in cui tutto questo è avvenuto. Miriadi di grandi monumenti si disvelano al suo obiettivo, alla sua mente di cultore e indagatore, monumenti scolpiti nelle italiche montagne. Sì, ma cosa rappresentano in verità? Chi ha preordinato simili cose? Qual’è il fine? Un passato storico, o la conquista di un prossimo futuro, a noi ignoto?
In quale segno direzionare la mente moderna? Sono, con tutta probabilità, simboli, codici di proporzione titanica, lasciati da qualcuno prima di noi. Ma da chi? Quando? Codici di quale intima natura, e cosa rivelerebbero al mondo?
Tra queste megalitiche strutture, quelle di Ansedonia – e lo stesso Cattoi parla nel suo carteggio con Martinelli, come visto alla fine degli anni ’50 – meglio definibili come sculture rupestri, la cui scoperta risale al 1954. La Sfinge Erice custode di una tomba a Trapani nel 1955. Giano bifronte di Pisco Montano, a Terracina, la cui scoperta del 1926 fu attribuita a Evelino Leonardi, ma fotografato in assoluto la prima volta da Cattoi.
Lo stupore emerge da un fermo immagine. Nell’osservare le foto che Cattoi scatta durante le sue instancabili ed affascinanti perlustrazioni aeree, esclama con grande stupore:
“Menphis egizio, che non sapendo conservare su papiro i detti magici, l’unico modo fu rappresentare delle potenze espressive. Delle pietre trasformate in sculture” ed ecco, uomini, belve, animali. Poiché la prima scrittura geroglifica è incisa nel granitico sasso, ecco che in Italia, proprio ad Ansedonia, contempliamo le sue ciclopiche sculture di aquila, elefante, leone, unicorno, tori, dinosauri”.
Questo, per meglio definire come una sola unica, grandiosa, immensa scrittura geroglifica oracolare è stata lasciata, forse donata. Da quei Tirreni che si diffusero fino in Egitto, e altrove? Forse al fine di pianificare le fondamenta delle civiltà di tutti i tempi e luoghi. Un discorso, questo, che si deve completamente annoverare nelle suggestive scoperte di Cattoi – come poc’anzi si parlava – che hanno intercettato nel Tirreno, nei suoi silenziosi ed oscuri fondali marini, alcune città sommerse, o quanto di esse rimane, di quella ‘civiltà Madre megalitica’, che deposita le sue orme, impronte nei vari ordini della terra! Tra tutti, maggiormente e incisivamente l’Italia. Perché? L’enigma continua nella sua inesauribile sete di ricerca, di una quanto mai possibile verità, depositata tra le smeraldine linee dei fondali marini, sulle vette di alti monti, o oltrepassando i conosciuti cieli. Albo signanda lapillo…
Dedico al Col. Costantino Cattoi (1894-1975),
e a tutti gli Aviatori, che sono e furono,
corona e onore, della
Aeronautica Militare Italiana.
Autore: Alexandra Celia
Messo on line in data: Ottobre 2008
Apparato iconografico a cura dell’Autrice