I TAROCCHI MOTIVAZIONALI (DECIMA PARTE) di Carlo de Rossi

La Ruota della Fortuna

 

Considerare permanente ciò che è solo transitorio è come l’illusione di un pazzo
(Kalu Rinpoche)

Se con gli Arcani Maggiori precedenti l’uomo affrontava la ricerca della saggezza in maniera personale, intimista, con l’apparire della Ruota gli orizzonti si allargano. Impariamo che gli eventi non si possono controllare – solo i nostri stati d’animo e le nostre reazioni – e  interrompiamo il circolo distruttivo che attribuisce all’esterno la responsabilità delle scelte. I tre esseri raffigurati sulla Ruota sono gli istinti, le istanze profonde dell’inconscio che, in un rincorrersi di azioni e conseguenze, favoriscono il moto perpetuo, quel ciclo naturale – e inevitabile – di ascensione, affermazione e declino. 

Nell’immagine a lato,
La Ruota della Fortuna dei Tarocchi di Wirth

La Ruota è la coazione a ripetere di freudiana memoria, la figura mandalica dell’universo, la rinascita dei buddisti, il ‘principio di entropia’ di Jung, il mito di Sisifo e la conseguente fatica dell’ essere umani. Tutto è mutevole e transitorio, ci dice l’Arcano, mettendoci in guardia contro la superbia e il frivolo compiacimento: emblematica è la raffigurazione della Ruota nei Tarocchi Visconti-Sforza (XV secolo) nella quale compaiono quattro personaggi con cartigli che recitano “sto regnando”, “regnerò”, “ho regnato”, “sono senza regno”.  Il numero dieci riprende lo stesso concetto, indicando sia la perfezione che il dissolvimento di tutte le cose.
Psicologicamente, è la rappresentazione del  processo di individuazione: l’integrazione e l’unificazione delle ombre e dei complessi che formano la personalità. Infatti il cerchio, secondo Jung, simboleggia l’affermazione del proprio Sé, l’autorealizzazione. Interessante la corrispondenza di simili concetti con la filosofia orientale. Se osserviamo bene la lamina, notiamo la sovrapposizione di tre figure geometriche: il cerchio della ruota, il triangolo creato dai tre esseri e la cornice della carta.
Morihei Ueshiba, uno dei più grandi maestri di arti marziali della storia, spesso dichiarava: “L‘unico modo in cui posso davvero spiegare l’essenza dell’Aikido è quello di tracciare un triangolo, un cerchio e un quadrato. Quando il triangolo, il cerchio e il quadrato si combinano, essi creano il simbolo del respiro della vita (iki)”.

Il soffio vitale, o l’armonizzazione di mente-corpo-spirito, sono ben descritti da Jodorowsky che, dando voce alla Ruota della Fortuna, scrive:  

“Il centro delle mie innumerevoli rivoluzioni è intorno a questo asse. Mi sono perduta cercando tutto ciò che mi assomigliava. Ho conosciuto il piacere di riflettermi negli occhi dell’altro come in infiniti specchi. Fino al giorno in cui, con una forza irresistibile, ho agito sul mondo cercando di cambiarlo per rendermi conto che potevo soltanto cominciare a trasformarlo. La mia ricerca spirituale si è allargata fino a impregnare la materia nella sua totalità, e ho raggiunto la spaventosa perfezione, quello stato in cui nulla mi si poteva aggiungere e nulla mi si poteva togliere (…). Ho imparato che tutto quello che comincia finisce, e tutto quello che finisce comincia. Ho imparato che tutto quello che si eleva ridiscende, e tutto quello che ridiscende si eleva. Ho imparato che tutto quello che circola finisce per ristagnare, e tutto quello che ristagna finisce per tornare in circolo”.

 

Dal momento che ogni Arcano poggia su due principi, quello descrittivo e quello interpretativo, per leggere l’Arcano diventa quanto mai necessario interrogarsi sugli aspetti della nostra vita che desideriamo mettere a fuoco. Come già sottolineato, nessuna carta darà risposte univoche, soprattutto se la voce ‘narrante’ è la nostra (il soliloquio sarà produttivo se le sensazioni non saranno razionalizzate).
Il primo contatto con l’Arcano avverrà attraverso il rispecchiamento, raccontando ciò che si vede. Secondariamente, nel caso in cui si sia neofiti, sarà il tarologo a far luce sulla dimensione psicologica ed emotiva (la Ruota come rinnovamento, trasformazione, adattamento o ripetizione di schemi?) facendo domande pertinenti, tenendo a mente che potrebbe sussistere una resistenza al cambiamento, una difficoltà ad uscire dalla propria zona di comfort.
Sarà poi la posizione dell’Arcano in una stesura a suggerire se siamo all’inizio del percorso, nel mezzo o alla fine, rafforzando l’idea che ogni evento sia passeggero, fugace. E’ una carta che, nella cartomanzia classica, necessita di essere ‘svelata’ da altri Arcani, i quali definiranno la qualità del cambiamento.   

Autore: Carlo De Rossi
Messo on line in data: Maggio 2021