I TESTI DELLA CABALA (PARTE QUARTA) di Myrko Cassano

I Trentadue Sentieri e la Torà

L’entità numerica 32 non è casuale, ma possiede diverse precise origini bibliche. La storia della creazione, così com’è descritta nel primo capitolo del BERESHIT (Libro della Genesi), contiene esattamente trentadue volte il nome E L O H I M, che è il primo dei vari Nomi con cui Dio viene chiamato dalla Torà. La Cabalà spiega che il Nome ELOHIM descrive la potenza divina preposta alla creazione e al mantenimento delle leggi naturali su cui poggia il cosmo. Infatti i suo valore numerico è 86, pari a quello della parola HA-TEVA, che significa “la natura”.

Il numero 32 spesso rappresenta anche la Torà nella sua interezza, dato che la lettera con cui essa incomincia è la BEIT di Bereshit, il cui valore numerico è 2, e quella con cui essa finisce è la LAMED di Israel, il cui valore numerico è 30. La somma della prima e dell’ultima lettera della Torà diventa così il simbolo di tutto il suo contenuto. Per Torà intendiamo non solo il messaggio contenente la rivelazione dell’esistenza di Dio e delle norme morali da Lui prescritte, ma il piano intero della creazione, il progetto operativo concepito dall’infinita sapienza divina. Letta esotericamente, la Torà contiene tutte le istruzioni necessarie per far emergere e tener in vita l’edificio della creazione, nei suoi vari e multiformi aspetti. Secondo i Maestri esistono 32 modi per spiegare la Torà, che non sono se non i Trentadue Sentieri.
Come vedremo, ognuno di essi viene chiamato SEKHEL, cioè Intelletto o Consapevolezza. Trentadue è il valore numerico della parola L E V (LAMED – BEIT) = cuore.
Oltre ad affermare che la Torà è il cuore stesso della creazione, ciò suggerisce che i Trentadue Sentieri sono il “cuore” stesso della realtà, cioè la sua parte più intima, l’essenza del nucleo centrale, nel quale è contenuta la chiave per comprendere tutto il resto. Ciò giustifica la pretesa del “Libro della Formazione” di poter ridurre l’enorme complessità della realtà sensibile ad appena trentadue elementi fondamentali, affermazione che potrebbe insospettire il lato critico e scientifico di ciascuno di noi.

Questa esemplificazione è valida solo a proposito del “cuore” o dell’entità centrale del creato, e lascia intatta la quasi infinita varietà delle forme di vita e di intelligenza che la circondano, diramandosi da essa.
D’altra parte, la metodologia di esemplificare la realtà obiettiva in un numero il più ridotto possibile di elementi-primi sta alla base della stessa osservazione scientifica. Se ne vede un esempio nella chimica, in cui tutta la varietà della materia viene ridotta ad un solo centinaio di elementi. Tramite la loro combinazione e permutazione si arriva poi alla complessità e alla varietà delle innumerevoli strutture molecolari e cellulari. Anticipando di duemila anni tale metodologia, il Sefer Yetzirà suggeriva che lo studio dei “Trentadue Sentieri della Sapienza” è la via per spiegare la misteriosa varietà del mondo, e per riconoscere in esso il filo unificatore della Sapienza divina. Inoltre, rispetto alla limitatezza del pensiero scientifico, con la sua incapacità di uscire dal campo del “sensibile” corporale, il Libro della Formazione offre un’insieme di corrispondenze che permette ben più della descrizione del piano fisico della creazione (chiamato nel testo OLAM o “mondo”). Infatti esso ci guida alla realizzazione di come il mondo fisico non sia altro se non l’ultima espressione di un sistema ben più ricco e articolato, che include i fenomeni del tempo e della storia, chiamati nel testo col termine SHANÀ (anno). Di questo sistema globale fanno parte anche i fenomeni psichici, emotivi, intellettuali e spirituali dell’essere umano, chiamati nel testo NEFESH (anima). Infine, il Sefer Yetzirah ricollega tutto ciò con le radici più elevate dell’esistenza, all’interno dello stesso pensiero di Dio. Le radici di tutto il creato sono infatti le Dieci Sefirot e le Ventidue lettere dell’Alef-Beit ebraico, il linguaggio essenziale con cui si esprime la Mente divina.

Un altro modo di capire matematicamente la qualità del numero 32 è quello di considerarlo come la quinta potenza del numero 2. La base 2 rappresenta la polarità fondamentale su cui si basa tutta l’esistenza rivelata, l’insieme innumerabile di tutte le coppie di opposti che caratterizzano la vita (maschile-femminile; luce-oscurità; caldo-freddo; positivo-negativo; attraente-respingente, ecc.)
Tale polarità è “seconda” a quella segreta, che rimane in uno stato di unità con Dio. “Due” rappresenta anche la simmetria su cui si appoggia la creazione, assunto condiviso ormai anche dalla scienza. Ad esempio, basti pensare al rapporto materia – antimateria descritto dalla fisica quantistica.
La Bibbia, nel versetto (Qoèlet 7,14): ” ze le’umat ze ’assah Elohim ” “questo parallelo a quello fece Dio” aveva anticipato la scoperta della fondamentale dualità simmetrica che è alla radice di tutti i fenomeni fisici e psichici. Non a caso la Torà incomincia proprio con la BEIT, che vale 2. L’esponente a cui va elevato il 2 per ottenere 32 è 5, che si riferisce alle cinque dimensioni presenti nella creazione secondo il “Libro della Formazione”. Esse sono: le tre dimensione dello spazio (Mondo), e cioè l’altezza, la lunghezza e la profondità; la misura del tempo (Anno), e la qualità della consapevolezza (Anima). Purtroppo solo le prime quattro di tali dimensioni sono state riconosciute dalla scienza, che le ha unificate ad opera della teoria della relatività di Einstein. Il Libro della Formazione propone infatti la seguente ripartizione: OLAM – SHANAH – NEFESH = mondo – anno – anima. Questi tre livelli, espressi in termini moderni, sono: spazio – tempo – consapevolezza.

Come si sa dalla fisica, lo spazio possiede tre dimensioni e il tempo una. La “quinta” dimensione, malauguratamente non ancora ufficialmente accettata dalla scienza, che pur ne fa uso diffuso, è quella della consapevolezza dell’essere vivente, colui che si trova al centro delle altre quattro coordinate. La Torà attribuisce un’importanza fondamentale alla quinta dimensione, e lo studio della Torà è il mezzo più rapido ed efficace per ottenerla e svilupparla. Non a caso la Torà scritta, o PENTATEUCO (penta = cinque) è suddivisa in cinque libri.
Le Tavolette su cui Mosè la ricevette erano due, e su ciascuna di esse comparivano cinque frasi. Ciò conferma il citato rapporto tra 2 e 5. Due elevato a cinque è dunque la formula che afferma come occorre saper leggere la dualità fondamentale dell’esistenza  in termini di parallelismo, di corrispondenza e di simmetria, “potenziando” tale lettura mediante la sua estensione a tutti i cinque gradi dell’essere.

Il Libro della Formazione ci descrive in modo coerente e sintetico il processo creativo operato dalla Sapienza divina nel suo dar vita ai mondi. Il suo studio ci rende più sensibili alla santità insita in ogni dettaglio dell’esistenza, e può aiutarci a percepire la rete organizzatrice che tiene insieme le miriadi delle creature. Tramite il suo studio crescerà anche la nostra consapevolezza del “qui e adesso”, cioè la capacità di rispondere alle imprevedibili esigenze del momento in cui viviamo. I 32 Sentieri sono l’insieme di tutto ciò che si trova in alto come in basso, e la loro associazione con le 32 volte che in nome ELOHIM compare nel capitolo della creazione significa che ogni Sentiero rivela la forma che era potenzialmente contenuta nel Nome corrispondente.

 

Autore: Myrko Cassano
Messo on line in data: Febbraio 2004