DUE POESIE DEI TAROCCHI di Lilith

IL MATTO

Dimora nel punto “zero”
l’alienazione della potenza
che nutre embrioni morenti
nell’utero dell’universo

la terra ingoia i passi ciechi
e sguardi impregnati di fumo
sorvolando il tempo edenico
vestono ali di farfalla
per sollevare zavorre

La squadra e il compasso
tracciano le linee massoniche
del paradosso lucidamente folle

alias

armonia bicromatica
di colletti bianchi vomitati
da fabbriche uffici tribunali

la quotidiana fiera delle vanità
regala scissioni di personalità
per vendere panacee dell’esistenza
viagra dell’anima
Hanno imprigionato l’istinto
nel tempio della ragione
I teleschermi diramano
la comunicazione di servizio
“Il dio Pan è morto”

IL BAGATTO

Brandendo la bacchetta del potere
il prestigiatore rimesta gli elementi
impastati sul piano alchemico
estraendo i succhi della forma
dalle viscere dell’indifferenziato.
L’onda dell’ infinito cavalca
l’equivoco sulle tese del cappello
che il delirio patologico di Sacks
scambiava in sembianze muliebri
nella gestazione dell’altro da Sé
senza esiti di partenogenesi
L’anima del mondo
lancia i dadi della creazione
sul treppiedi – fucina dell’alea
che funge da feretro per congelare
i residui spermatici che il Seminatore
improvvido elargiva al selciato
in menopausa chirurgica.
La fecondazione in vitro
spacca il melograno cosmico
in infiniti embrioni di luce
espulsi dal parto pluri-gemellare
nel flusso che stempera l’alito vitale
nell’apparenza stabile della precarietà.

 

Autore: Lilith
Messo on line in data: Luglio 2006