SPECIALE RENNES-LE-CHATEAU: RENNES E I TEMPLARI di Mauro Vitali

Dipartimento dell’Aude, primavera del 2002.
Il mio sguardo risale lentamente lungo il frastagliato declino che porta alla sommità del monte Bezù. Il vento fresco del mattino mi solletica il volto mentre, con il naso all’insù, ammiro estasiato i pinnacoli di un’antica fortezza templare. Eretta per vigilare il cammino dei pellegrini diretti a Santiago de Compostela, la fortezza del Bezù domina dall’alto le profonde gole circostanti: la sua antica fierezza traspare ancora, nonostante sia scalfita nell’aspetto dall’impietoso trascorrere dei secoli. L’acuto richiamo dei merli riecheggia nella valle silente, a cui fa eco il vento sibilando tra le cime degli alberi ed infrangendosi sui brulli fianchi delle montagne: volgendo lo sguardo intorno, il profilo dei paesi ci ricorda che tutta la zona è cosparsa di testimonianze di questo antico ordine. Si comincia dall’architettura di quasi tutte le Chiese dei paesi, per finire alle rovine fortificate in cima alle montagne. I Templari, con l’alone di mistero che circonda la loro storia, si collocano perfettamente nel clima che aleggia in questa regione della Francia.
Vista questa presenza, viene piuttosto facile pensare ad un loro coinvolgimento nel mistero di Rennes-le-Chateau: se la scoperta di un tesoro è la soluzione al mistero di Rennes, quello dei Templari potrebbe fare al caso nostro…

 

A lato, il Sigillo dell’Ordine Templare

 

Già, il fantomatico Tesoro dei Templari
Più volte nominato nei racconti storici ma, come ogni leggenda che si rispetti, sfuggente e impossibile da provare…
L’ipotesi dei suo collegamento con la storia del parroco Sauniére è possibile, ma prima di abbandonarsi alle facili elucubrazioni, è bene documentarsi su questo ordine di Monaci Guerrieri, protagonista nei primi secoli del secondo millennio.
Il primo gruppo di cavalieri, predecessori di quelli che costituirono l’ordine dei Cavalieri Templari, venne raggruppato in Francia da Hugues De Payns nel 1118: il suo intento era quello di costituire una guarnigione militare da portare in Palestina, più precisamente a Gerusalemme, come forza di polizia a protezione della città Crociata. Partirono nel novembre del 1118, ed arrivarono in Palestina nella primavera del 1119: qui furono accolti con tutti gli onori possibili da Re Baldovino III che assegnò alla compagnia (inizialmente si facevano chiamare “Poveri Cavalieri di Cristo”) degli alloggi situati presso le immense scuderie della moschea di AL-AQSA.
l loro intento dichiarato era quello di difendere le strade di Gerusalemme e i pellegrini in visita al Santo Sepolcro.

 

Nell’immagine a lato,
veduta di Gerusalemme

 

E qui cominciano i primi dubbi: poteva realmente un gruppo così ristretto di persone garantire la sicurezza alle migliaia di pellegrini che ogni giorno varcavano la porta della Città Santa? La scelta di dove stabilire la loro sede è anch’essa piuttosto bizzarra: alle sicure e confortevoli stanze del palazzo Reale essi preferirono le scuderie dei sotterranei della Moschea!
Non regge, a mio avviso, nemmeno la scusa di chi vede in questa scelta il tentativo di onorare il “voto di povertà” espresso dai nove… Il probabile motivo fu perché proprio in prossimità dei sotterranei dove sorgevano quelle vecchie scuderie un tempo si potevano ammirare nientemeno che le mura del Tempio di Salomone
Comunque, i Poveri Cavalieri di Cristo si insediarono in Terrasanta ed iniziarono la loro opera di pattugliamento delle strade.
Correva l’anno 1118.

Fu solamente dopo il concilio di Troyes, nel 1127, che ai Monaci-Cavalieri venne riconosciuto il nome di Templari: ad essi fu data anche una Regola grazie all’intervento di San Bernardo di Chiaravalle.
E proprio nel luogo da cui partirono i primissimi cavalieri, ricevettero la loro definitiva consacrazione ad “Ordine”: fu lo stesso San Bernardo di Chiaravalle a nominare primo Gran Maestro della “Povera Milizia di Cristo” Hugues de Payns. A questa prima consacrazione seguì quella con la spada, officiata dal Principe Abate Edoard.
Cominciarono con questi eventi le gesta di questo mistico ordine ai quali la storia attribuisce sapienza e grandioso coraggio nelle guerre che li videro combattere al fianco della Cristianità.
Essi parteciparono al massacro di Ascalona (1138), Emessa (1144) e Pisidia (1148) dove alla guida dell’esercito dei Templari vi furono rispettivamente il Maestro Roberto Di Craon ( a cui successe il Maestro Bernardo di Tremelay) ed Everardo Di Barres.
Da soli nove che erano nel 1118 divennero centinaia, migliaia pronti a schierarsi con gli eserciti europei nelle Crociate, nelle guerre di difesa e nelle operazioni di “polizia” e pattugliamento delle strade: dall’iniziale silenzio essi cominciavano a raccogliere consensi in buona parte dei paesi Europei e dalla Chiesa.

Essi nacquero e si svilupparono di pari passo con l’avanzare del regno Cristiano di Gerusalemme: a Baldovino III successe Baldovino IV che continuò a collaborare con i Templari, tanto da incaricarli anche di edificare opere pubbliche di difesa e di fortificazione delle città nei punti strategici della turbolenta regione.
Proprio quest’ultimo incarico affidato alla “sapiente scienza Templare” desta non poche curiosità tra gli studiosi: i Templari divennero abilissimi nel costruire opere architettoniche al limite della logica e scienza della loro epoca.
Si narra che queste segrete conoscenze architettoniche furono scoperte attraverso gli scavi che i Templari condussero in gran segreto sotto la Moschea dove furono ospitati inizialmente, e quindi ove sorgeva il Tempio di Salomone!
Non va però dimenticato che la vicinanza con una cultura raffinata e misteriosa come quella araba potrebbe in qualche modo aver influenzato l’apprendimento di queste conoscenze.

Le disponibilità finanziarie non mancavano: ad ogni grande impresa o opera realizzata corrispondevano lasciti testamentari ed arruolamenti e siccome una delle regole per diventare Cavalieri presupponeva la rinuncia ad ogni ricchezza materiale, gli averi e i possedimenti terrieri dagli aspiranti Templari venivano donati all’ordine sotto forma donazione spontanea.
La loro abilità fu anche quella di saper gestire le ricchezze che via via si stavano accumulano nelle loro casse. Ad esempio, viene loro attribuita l’invenzione dei depositi bancari e la creazione dei primi rudimentali “assegni”, ovvero certificati che davano diritto ai viaggiatori, contro un versamento alle casse dei contanti, del rilascio di un certificato che una volta giunti a destinazione permetteva di riscuotere il denaro depositato!

 

Nella foto a lato,
chiesa di Saint–Merry, Parigi (chiave di volta del portale centrale).
Seconda una leggenda, questa sarebbe la vera rappresentazione del Baphomet adorato dai Templari

 

Tale propensione organizzativa fu un successo indiscusso: negli anni a venire, i Cavalieri Templari costituirono una sorta di stato alternativo, una vera e propria potenza economica anche se militarmente non troppo organizzata.
Questa forza divenne la loro condanna: alla loro inattaccabile fede Cristiana venne affiancata ogni sorta di pratica occulta.
La stregoneria, l’adorazione di figure misteriose come Baphomet, furono strumenti a cui si rivolse la Monarchia Francese per contrastare questo successo organizzativo.

La loro fine rappresenta un grande enigma: vi fu un arresto di massa, ordito da Filippo il Bello nell’ottobre del 1307. Ne seguirono processi più o meno ufficiali ed accuse di pratiche eretiche e demoniache.
Con la morte dell’ultimo Gran Maestro, Giacomo di Molay, che fu processato e arso vivo su un’isoletta della Senna a Parigi il 18 marzo del 1314, il Re di Francia volle porre la parola fine all’ufficialità di questa istituzione, in netto contrasto con la volontà del Papa, che intendeva continuare con i processi pubblici.

Perché questa decisione così repentina e improvvisa?
La fine di una stupefacente realtà, la nascita di una leggenda: attorno alla memoria dell’Ordine dei Cavalieri Templari nacquero diverse ipotesi.

 

Nell’immagine a lato,
Jaques de Molay nella celebre incisione di Ghevauchet (XIX secolo).
Sulla parte destra si notano gli edifici del quartiere del Temple di Parigi

 

La loro sopravvivenza alla disfatta politica fu legata ad alcuni di essi che, scampati ai processi e ai roghi, si legarono alla Massoneria e ai primissimi circoli segreti di Francia.
Chi sa ascoltare, sente una voce che parla di un’eredità lasciata ai posteri. Che sia un tesoro materiale o di conoscenze, si tratta comunque di una sfida che questi Cavalieri hanno lanciato alle generazioni future. Siamo davvero pronti a raccoglierla? Il giorno 21 gennaio 1793, quasi al culmine della rivoluzione Francese, il Re Luigi XVI venne decapitato.
Al momento della decapitazione, una voce distinta si levò dalla folla accorsa:

Giacomo Di Molay, sei stato vendicato…

 

Autore: Mauro Vitali
Messo on line in data: Dicembre 2003