LA BIBBIA MITICA di Gaetano Dini

Esoterismo della Bibbia: la Bibbia mitica

Nella seconda metà del 7° sec. a.C. re Giosia, discendente secondo la tradizione da re Davide, iniziò assieme ai propri rabbini un processo di purificazione religiosa del Regno di Giuda che si concretizzò, nella distruzione dei templi rurali, diventando il Tempio di Gerusalemme il solo luogo di culto legittimo per il popolo di Israele.
Nello stesso periodo il re, con i suoi rabbini, concepì l’idea di fare del regno di Giuda un grande stato pan-israelita, stabilendo che c’era precedentemente stata una formidabile monarchia in Israele, quella dei re Davide e Salomone.
La Bibbia narra che, dopo la morte di Salomone, le 10 tribù del nord si staccarono e decisero di fondare il proprio regno d’Israele nelle fertili vallate del nord, mentre il regno di Giuda sorse sulle inospitali alture meridionali.
Il regno d’Israele subì le invasioni degli Amorrei e degli Assiri nel 720 a.C. con stragi della popolazione e deportazioni di massa.
Il regno di Giuda, invece, si mantenne autonomo fino all’invasione dei Babilonesi nel 587-86 a.C., che portò alla distruzione del Tempio di Gerusalemme.

Il primo patriarca biblico è stato Abramo che proveniva dalla città di Ur in Mesopotamia meridionale. Si spostò fino alla città di Harran nel nord del paese ed è lì che Dio gli apparve e gli ingiunse di recarsi nella terra di Canaan dove avrebbe fatto di lui una grande nazione.
Così Abramo con sua moglie Sara e il nipote Lot si mise in cammino per quella terra.
La Bibbia narra le prime storie di Israele seguendo i fatti cronologici conosciuti, quelli dei Patriarchi, dell’Egitto, dell’Esodo, delle peregrinazioni nel deserto, della conquista di Canaan, dell’epoca dei Giudici e dell’instaurazione della monarchia.
Studiosi vari non hanno però trovato alcun riscontro storico-archeologico di una migrazione di popoli amorrei dalla Mesopotamia a Canaan nell’epoca patriarcale descritta dalla Bibbia.
Uno studioso tedesco, Julius Wellhausen, ha affermato a questo proposito che la tradizione biblica (sia yahvista che eloista) rifletteva l’esigenza della tarda monarchia giudea di proiettare le radici della propria storia nelle vite mitiche dei patriarchi, vite che facevano parte di un epos nazionale la cui fondatezza storica era la stessa di quella che poteva avere l’epopea omerica di Ulisse, il mito virgiliano di Enea, la fondazione di Roma da parte di Romolo.

Nella Bibbia è contenuto anche il racconto dei rapporti tra Giacobbe e lo zio Labano, che viveva a nord di Canaan.
I regni aramei della Siria comparvero storicamente solo all’inizio del 9° secolo a.C. Il ciclo di storie bibliche su Giacobbe e Labano riflette metaforicamente le relazioni complesse e spesso critiche che nel corso dei secoli si erano instaurate tra le popolazioni israelitiche di Canaan e i regni aramei.
La descrizione biblica delle tensioni tra Giacobbe e Labano, con l’innalzamento di una pietra di confine tra le due tribù, corrisponde in realtà alla divisione territoriale tra Aram e Israele attuata nel 9° secolo a.C.
Nei secoli 8° e 7° a.C. i rapporti tra Israele e i regni più ad Est, quelli di Ammon e Moab, erano stati spesso ostili. Ecco che nel racconto biblico queste nazioni vengono denigrate dicendo che le sue popolazioni discendono da un rapporto incestuoso tra Lot e le sue due figlie.

Dopo la distruzione divina di Sodoma e Gomorra le due figlie di Lot non avevano più a disposizione uomini e, volendo a tutti i costi avere dei figli, fecero ubriacare il padre ed ebbero rapporti incestuosi con lui garantendosi così una discendenza, mettendo al mondo due figli, Moab e Ammon.
Anche la storia biblica della rivalità dei due figli di Isacco, Giacobbe ed Esa,ù dai quali sarebbero derivate due nazioni di genti, gli israeliti e gli edomiti, non trova riscontri storici, in quanto dai documenti assiri risulta che Edom diviene un vero stato solo nell’8° secolo a.C. dopo la conquista assira di Israele e solo all’inizio del 7° secolo, grazie all’aumento della sua potenza dovuta ai commerci con i ricchi mercati arabi, è in grado di rivaleggiare con il regno di Giuda. Quindi la storia di Giacobbe, figlio delicato e scaltro, e di Esaù, figlio irsuto e abile cacciatore, risultano leggende arcaiche riadattate da re Giosia, per rendere evidente la rivalità del suo regno con quello di Edom.

Ismaele è il capostipite dei popoli arabi. Ismaele era figlio primogenito di Abramo e della schiava egiziana Agar, allontanato poi dalla tribù dopo la nascita del figlio legittimo, Isacco, nato da Sara.
Nella Genesi vengono elencati vari discendenti di Ismaele, i Qedariti (da suo figlio Qedar); dai figli di Ismaele Abdeel e Nabaiot discendono gruppi nordarabici, da Nabaiot discende nello specifico il popolo dei Nabatei.
Un altro figlio di Ismaele era Tema, il cui nome è rimasto legato all’oasi carovaniera di Teima nell’Arabia nordoccidentale.
Queste popolazioni arabe sono citate per la prima volta in fonti assire e babilonesi a partire dall’8° secolo a.C., dalle quali fonti i nomi di queste popolazioni sono state tratte in blocco e poi inserite nella Bibbia di re Giosia.
Un’ altra popolazione araba discendente di Ismaele nominata nella Genesi è quella di Sheba, vissuta nell’Arabia settentrionale.

 

Mie deduzioni suggerite dal contenuto del testo

Siccome il saggio Le tracce di Mosè nella lettura della trama biblica procede riducendone i fatti in una scala minore, si può anche supporre che la famosa regina di Saba andata a visitare re Salomone, circonfusa di un’aura favolosa di mistero e con supposta provenienza da posti mitici e lontani quali lo Yemen o l’Etiopia, non sia stata altro che un’aristocratica della suddetta tribù araba di Sheba, ad esempio la figlia o la vedova del capo tribù, andata in sposa a re Salomone se questi fosse realmente esistito, o diversamente andata in sposa a un semplice capo tribù israelita.
La Bibbia fatta scrivere da re Giosia avrebbe ingigantito ad arte l’importanza dell’evento.

Il regno di Giuda era di estensione limitata, disposto su un terreno montuoso e scarsamente popolato. Dopo che l’impero assiro conquistò il regno del nord di Israele nel 720 a.C., il regno di Giuda conobbe una grande crescita demografica, potenziò le sue istituzioni e divenne una potenza significativa nella regione; era inoltre governato da un’antica dinastia ebrea, la più importante rimasta, e aveva a Gerusalemme il Tempio di Dio, a sua volta
il più importante tra quelli rimasti.
Il regno di Giuda, raccogliendo la popolazione ebrea scampata alla conquista assira, venne a considerarsi con il passare del tempo come l’unico erede naturale della tradizione israelita.
Quello che gli mancava a questo punto era un potente strumento di divulgazione della sua acquisita potenza pan-israelita; quello strumento doveva essere la Bibbia di re Giosia.

In questa operazione di “marketing” del proprio regno, Giosia si è preoccupato subito di far narrare nella Bibbia dei vari altari eretti a Dio da Abramo, non solo nelle città di Giuda quali Gerusalemme ed Hebron, ma anche nei territori a nord, con gli altari edificati nelle città di Bethel e Sichem, onorando in questo modo anche le tradizioni israelitiche settentrionali.
La figura di Abramo nella Bibbia di Giosia ha quindi il compito di unificare le tradizioni settentrionali e meridionali, collegando il Nord di Israele, conquistato dagli Assiri, al Sud di Israele rappresentato dal regno autonomo di Giuda.
E’ probabile che, in questa ottica, i racconti mitici dei patriarchi si riferiscano in realtà a semplici racconti di tradizioni ebree locali, raccolti in un unico corpo narrativo al fine di enfatizzare il destino messianico del regno di Giuda.
Nella Bibbia infatti Giacobbe, il più scaltro dei patriarchi, benedice tra i suoi figli il solo Giuda “la cui potenza non sarà mai rovesciata”.

Il saggio Le tracce di Mosè confuta anche la descrizione biblica dell’Esodo dall’Egitto. La situazione politica del 14° sec. a.C. tra Egitto e Canaan viene descritta nelle lettere di Tell el-Amarna che riguardano, tra le altre, la corrispondenza con l’Egitto delle città stato cananee sue vassalle. Anche se le lettere si riferiscono alla situazione politica di quei territori risalente a un secolo prima del presunto Esodo, collocato questo dalla storiografia ufficiale nella seconda metà del 13° secolo sotto il faraone Ramsete, non ci sono successivi riscontri storici di un cambiamento di assetto politico dal 14° al 13° secolo a.C. in quei territori, essendo quindi rimaste le città stato cananee sempre vassalle del regno d’Egitto.
Nell’Esodo non si fa riferimento al vassallaggio delle città cananee, anzi: queste vengono descritte come potenti città-stato dotate di possenti mura, così possenti che solo il suono delle trombe divine potè demolire le mura di Gerico! 
Invece ricerche archeologiche hanno portato alla luce in Canaan siti urbani senza mura; questi accoglievano le residenze del re e della corte di burocrati, mentre i contadini abitavano in piccoli villaggi limitrofi. La mancanza di mura era dovuta al fatto che l’Egitto si faceva rigorosamente carico della protezione di queste città cananee, che si trovavano nei suoi confronti in condizioni di totale vassallaggio politico, mediante lo stanziamento di diverse guarnigioni egizie dislocate in territorio cananeo.
L’invasione di Canaan da parte di un popolo, così come è stata descritta nell’Esodo, non sarebbe passata inosservata al regno d’Egitto che avrebbe subito mobilitato le sue guarnigioni di stanza nelle città cananee e le sue guarnigioni dislocate lungo la linea costiera, quella tra il Delta e la città di Gaza.

Lungo questa linea costiera l’Egitto aveva infatti da tempo costruito una strada chiamata “Via di Horus” dotata di un sofisticato sistema di fortificazioni, con granai e depositi d’acqua annessi, in cui erano stanziate diverse guarnigioni egizie.
Inoltre questa strada permetteva all’esercito imperiale di raggiungere velocemente dall’Egitto i territori di Canaan, potendo in questo modo attaccare subito qualsiasi gruppo invasore.
Sempre dalla descrizione dell’Esodo emerge che questo popolo invasore in fondo non era altro che un popolo di straccioni denutriti e indeboliti dalle peregrinazioni compiute per 40 anni nel deserto. Questo popolo invasore era composto naturalmente anche da vecchi, donne e bambini, per cui gli uomini in arme non erano la totalità dei componenti; inoltre queste armi sarebbero state ragionevolmente poche, rese poco efficienti dall’usura
annosa di vento e sabbia desertiche e molti dei corpi contundenti in dotazione a quei guerrieri sarebbero stati certamente costituiti da semplici bastoni e pietre.
Come poteva obiettivamente una popolazione con un simile assetto conquistare tutte le città-stato di Canaan e come poteva una simile clamorosa conquista non essere registrata negli annali dei popoli limitrofi del tempo, quali gli Egizi, gli Assiri, i Babilonesi, gli Hittiti?
Di questa conquista non c’è traccia alcuna nei loro annali!
Anche dei rapporti diplomatici che nei due secoli successivi si sarebbero dovuti ragionevolmente instaurare tra uno stato diventato così potente come quello di Israele e le nazioni vicine, non c’è traccia alcuna negli annali di queste.

La descrizione nella Bibbia delle storie dei patriarchi, dell’Esodo, della conquista di Canaan e del formarsi del potente regno di Israele, sembra quindi essere stata solo l’apoteosi onirica e interessata di un re giudeo del 7° secolo a.C., il fondamentalista Giosia.
Giosia, re di Giuda (638-609), si dedicò con l’aiuto dei propri rabbini alla riforma del culto sacro, eliminando dal proprio territorio altari e sacrifici idolatri.
Si consacrò con zelo alla conversione totale del suo popolo e sotto il suo regno iniziarono la loro predicazione i profeti Geremia e Sofonia.
Giosia morì per le ferite riportate nella battaglia di Megiddo contro il faraone Neco II, che lo sostituì con il figlio di Giosia, Joachin.

 

Bibliografia
Finkelstein I. / Silberman N. A. – Le tracce di Mosè, Edizioni Carocci,  Roma

 

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Dicembre 2019