CARLOS E JUAN di Gaetano Dini

Dall’Arizona del 1960 alle montagne celesti del sapere

Così si svolge la frequentazione di Carlos Castaneda con Don Juan Matus.
Don Juan era un indiano Yaqui dello Stato di Sonora nel nord del Messico. Gli indiani Yaqui sono Pellerossa che vivono tra l’Arizona e Sonora. Castaneda all’epoca del loro primo incontro si dichiarò studente di Antropologia della Università di California, Los Angeles.
Dalle biografie vengono presentati due come suoi anni di nascita in Perù, il 1925 e il 1935: per essere Castaneda nel 1960 studente universitario, la data di nascita più indicata è il 1935. 
Però Castaneda morì nel 1998 e in relazione al suo decesso la data più appropriata di nascita è il 1925.
Allora e forse, studente universitario riferito a Castaneda non è la traduzione esatta del termine dall’inglese all’ italiano. La traduzione potrebbe essere quella non di studente, ma di “Contrattista” universitario,  nell’Università di Los Angeles, e quindi già laureato. E, come contrattista, la data di nascita più appropriata rimane sempre il 1925.

Concentriamoci adesso sui contenuti dell’opera di Castaneda esplicati questi in vari suoi saggi pubblicati “urbi et orbi”. E i contenuti sono tanti.
Evidenziamo anche che se l’incontro di Carlos Castaneda con Don Juan Matus fosse stato immaginario, questo non toglie nulla alla portata didascalicamente esoterica dei suoi scritti.
Don Juan rivelò su di se di essere nato nel 1891 nel sud-ovest del Messico, che il governo messicano deportò nel Messico centrale e meridionale la sua gente e di essere vissuto in quei luoghi fino al 1940.
Le influenze spirituali e sciamaniche di Don Juan risentivano quindi sia dell’influenza del mondo dei Pellerossa, sia di quello dei nativi americani del Messico.

Castaneda specifica di avere iniziato il suo noviziato sotto Don Juan Matus nel 1961.
Percorso iniziatico, quello offertogli da Don Juan, supportato dall’uso appropriato di funghi allucinogeni e del Peyote, un cactus messicano chiamato da Juan “Mescalito”.
Mescalito era il Potere e un Protettore della gente ed era lui ad avere indicato Castaneda al suo maestro.
Carlos però non era un indiano e la sua scelta inconsueta rientrava nei disegni misteriosi del Potere stesso che lo aveva indicato a Don Juan facendoglielo “fiutare”.
E così iniziò il loro cammino spirituale attraverso le strade della campagna messicana, fatte di terra battuta e polverosa, di cammino tra cespugli, rovi, cactus e sotto cieli stellati.

Nell’immagine a lato,
la copertina del libro Gli insegnamenti di Don Juan, del 1968, il primo di Carlos Castaneda

Mescalito, dice Don Juan, è un Alleato per l’uomo che intraprende un cammino di conoscenza ed è un Protettore che si può manifestare in diverse forme e insegna il giusto modo di vivere.  
Mescalito, Alleato e Protettore, cambia tutto dentro di noi, cambia la nostra visione di vita. Eppure anche con l’aiuto di Mescalito rimaniamo uomini e dobbiamo continuare a lavorare come muli per tutta la nostra esistenza. 
Come nei corsi di formazione, quando essi a un certo punto si trasformano in corsi di formazione avanzata, così Don Juan quando Carlitos raggiunse un livello iniziatico più avanzato, affiancò a se stesso la figura di Don Genaro, compagno d’avventure spirituali di Don Juan, che descrive l’amico come il più puro di tutti loro sciamani, in possesso di uno spirito luminoso espressione della sua gioia e del suo umorismo.

Don Genaro, continua Don Juan, potrebbe fare qualsiasi cosa, tenere qualsiasi comportamento, ma ha scelto di essere discreto e amabile con tutti. Entrambi, Don Juan e Don Genaro ebbero a loro volta, da giovani, un maestro. Quello che loro due avevano acquisito era un potere sottile, ma vasto, che iconicamente veniva rappresentato da entrambi alzando le braccia verso il cielo alla luce calante del crepuscolo.
Intrapreso il cammino della conoscenza bisogna saper diventare Cacciatore, dice Juan. Il Cacciatore deve essere in perfetto equilibrio con le cose che lo circondano e lascia pochissimo al caso. 
E’ un individuo eccezionalmente duro, diventando un anticipatore delle proprie situazioni.

Il Cacciatore con la propria volontà ha infranto le normali abitudini di vita. E così il Cacciatore, passo dopo passo felpato nell’ambiente, si trasforma in Guerriero. Per il Guerriero non esistono vittorie o sconfitte, esiste solo la cristallinità della sua vita; egli si assume la responsabilità dei propri atti e facendo questo avverte la presenza della morte come sua compagna di viaggio. Ed è il senso della morte che fornisce l’ultimo tocco e tutto ciò che è toccato dalla morte diventa vero potere.
Il Guerriero si trova quindi dentro un potere da lui costruito e l’unica possibilità che ha per gestirlo è quella di condurre una vita senza macchia. Non si compiace di se stesso, accetta senza accettare, rifiuta senza rifiutare perché per lui tutto è diventato relativo.

Egli non crede in nulla e ha accettato con umiltà ma senza devozione di essere quello che è. Ritirarsi nel porto del fallimento della vita, per il Guerriero non è più possibile. Il Guerriero impara a “Sentire” e “Vedere” la vera realtà di vita e si trasforma in Sciamano.
Lo Sciamano con l’autentico “Sentire” e “Vedere” sviluppa il proprio Doppio che non è altro che il suo vero Io. Diventa così un Uomo di Conoscenza, che è tutto e niente, che non desidera nulla dalla vita e va incontro agli uomini che vivono nella loro “follia” di vita fatta di pensieri e atti “folli”, con la propria di follia che a differenza di quella dell’uomo comune è una “follia controllata”. 
Sono gli uomini comuni ad essere capricciosi e presuntuosi, desiderosi di ammirazione e compassione, lo Sciamano no. 

L’uomo di Conoscenza non ha di questi sogni umani e perde interesse per i suoi compagni di viaggio, gli uomini.
Io e Genaro siamo diventati esseri fluidi e viviamo nel nostro mondo luminoso, continua Juan. E ti dirò di più, Carlitos.

Nell’immagine a lato,
L’isola del Tonal, del 1974, uno dei libri più famosi di Castaneda

La vita è vera solo quando io sono con Genaro, quando io sono con lui. Noi due siamo diventati uomini impeccabili, inaccessibili alle persone comuni e per questo danziamo in modo elegante in mezzo a loro, alle situazioni e alle cose.
Noi due siamo diventati “Uomini”, tu e tutti gli altri siete solo dei “Ruffiani”.
Quando un uomo incomincia il proprio cammino di conoscenza, il suo scopo è imperfetto, il suo intento è vago e nel suo procedere incontra fatalmente degli Avversari. Il primo di questi è la Paura della conoscenza, del sapere.
Se l’uomo fugge per il terrore, interrompe il proprio percorso. Se invece sfida la Paura, sarà lei a battere in ritirata.
Ed ecco che così facendo l’uomo incontra il suo secondo avversario, la Lucidità. 

Lui è diventato mentalmente lucido, conosce i propri desideri e sa come realizzarli gestendo in modo efficace i propri passi. La Lucidità gli permette di ottenere quello che vuole, perché ormai lui sa come ottenerlo. Ma la Lucidità accieca e se non la si vince l’uomo interrompe il proprio cammino di conoscenza.
Se l’uomo si ferma a questo punto, potrà allora diventare nella vita un allegro “Capitano di ventura” o un “Istrione”. Se invece capisce che la Lucidità è solo un punto davanti ai suoi occhi, la vincerà. Otterrà così il Potere, che diventerà suo alleato.
L’uomo di Potere comincia a correre rischi calcolati, a superarli, a creare regole per lui e gli altri e diventa invincibile.
Se l’uomo però si arrende al proprio Potere, avrà perso la sua battaglia divenendo in questo modo una persona capricciosa e crudele. Se invece capisce che il Potere che ha conquistato è solo un fardello del proprio destino, allora il Potere sarà sconfitto e l’uomo sarà ormai alla fine del suo viaggio.

Questo punto egli incontrerà l’ultimo e il più potente dei suoi nemici, la Vecchiaia. Se lui si arrende alla propria stanchezza, al desiderio di lasciarsi andare, al desiderio di ritirarsi, la Vecchiaia lo avrà sconfitto.
Ma se l’uomo si spoglia della propria stanchezza e affronta il proprio destino, avrà allora sconfitto la Vecchiaia, il suo ultimo nemico.
Uomini, se volete veramente essere tali nella vita, quando avete da mangiare quattro quaglie, non abbuffatevi mangiandole tutte in una volta, ma mangiatele in momenti diversi.


Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Luglio 2022