IL VUOTO di Elisabetta Manfucci

Il vuoto

Il libro che voglio pubblicare è Il vuoto. Il tema forte di questa opera è il vuoto come luogo di creazione e di riconnessione intima dell’anima.
Il vuoto atterrisce, spaventa. Alcuni non sanno nemmeno cosa sia. Il vuoto è ascolto, è riconnettersi alla fonte sacra della vita. Dobbiamo meditare il vuoto, accoglierlo in noi nel silenzio e nella camminata.
Io porto a Roma le persone a camminare. Camminare è accogliere il vuoto, è entrarne in modo intimo in contatto con la parte scomoda di se stessi. Il vuoto ci guida e collega a tutti gli esseri viventi. Il vuoto non è assenza di emozioni, di scenario, di azioni, è connessione al tutto.

INDICE
CAPITOLO 1 – LO SPAZIO
CAPITOLO 2 – IL VUOTO E’ PIENO
CAPITOLO 3 – INTENSITA’
CAPITOLO 4 – LE RELAZIONI
CAPITOLO 5 – COSA SAPPIAMO DEL VUOTO
CAPITOLO 6 – PREGHIERA E SILENZIO
CAPITOLO 7 – L’ARTE DELL’INCONTRO
CAPITOLO 8 – INCONTRARE IL VUOTO
CAPITOLO 9 – CAOS
CAPITOLO 10 – IL VUOTO E’ UN TERRITORIO
CAPITOLO 11 – STARE

 

Capitolo Primo – Lo spazio

Sono ferma e immobile a Villa Ada, il parco sotto casa. Rifilmo nella mia testa questa scena: una, cento, mille volte. Sono sempre io, qui a Villa Ada, nel corso del tempo. Le facce delle persone care passano, lo spazio no. Lo spazio è sempre questo: querce, bosco, penombra.
Questo spazio può tranquillamente continuare a vivere senza di me, non io senza di lui.
Vuoto. Silenzio. Il vento appena.
Uno spazio vuoto, pur essendo pieno di alberi, terra, luce, ombra, pensiero. Eppure qui non ci sono gli oggetti quotidiani della casa: non il letto, non la cucina, non lo studio, non la vita che si svolge secondo i suoi ritmi. Qui a Villa Ada ci sono la Natura e tutta la forza evocativa dell’immaginazione. Le persone non sono parte del paesaggio. Le persone solo se camminano si inseriscono nel contesto, lo colgono da dentro. 

Camminando qui a Villa Ada ho imparato che le persone ci mancano immensamente. Ci mancano le persone che sono state importanti per noi, anche per poco tempo, per una vita, in uno spazio virtuale. E’ la Relazione quella che ci manca immensamente. Una relazione tessuta di immaginazione e di Silenzio, di quotidiano, di presenza assenza. E’ una parte di noi che un tempo aveva un ruolo, delle emozioni, ora non l’ha più.
Per afferrare e sentire bene l’assenza abbiamo bisogno di moltissimo Silenzio. Si, perché l’assenza è una Presenza. L’assenza narra, precisamente, l’azione della Nostra Immaginazione. Quando una persona è importante per te non è lei che ti manca, è la parte di te che quella persona è riuscita ad attivare. In realtà sei tu che manchi a te stesso. 

Quando entro a Villa Ada sono in contatto con il vuoto, con l’assenza di materia nota. Il tempo sembra non esistere, seppur sia stato scandito dai volti delle persone care che qui si sono susseguite. Devo tornare in uno spazio vuoto per rientrare nel mio centro energetico.
Chi sono io e dove sto andando? Cosa ho portato fino ad ora in questo Mondo? Pensiero. Domande filosofiche che tutti gli esseri umani, almeno una volta nella propria vita, si sono poste. Domande che presuppongono il pensiero. Il pensiero nessuno lo può arrestare. Il pensiero è un fiume inesorabile. Eppure, in questo spazio vuoto, il pensiero diventa più rarefatto. Torno al corpo, al mio. Torno ai piedi, ai passi, alle braccia che si piegano su e giù a ritmo delle anche. Torno al respiro. Non posso eliminare i pensieri, posso tuttavia essere presente al passo e far sì che ogni movimento mi renda consapevole di un corpo che si sta movendo, che sta fermo, che respira, che ascolta.
La presenza del corpo si pratica in uno spazio vuoto. Per spazio vuoto posso intendere anche la mia cucina, qui dove con le mani sul computer portatile scrivo. La mia cucina è ingombra di oggetti di uso quotidiano: ci sono le provviste, ci sono gli arnesi per cucinare i pasti, le luci, l’ambiente è curato, parla di vita, di uso necessario alla sopravvivenza. Quando scrivo con il computer in cucina entro in uno spazio vuoto: lo utilizzo in modo differente, non per cucinare ma per scrivere. Nutro la mente, lo spirito, l’anima. In cucina hanno scritto molti scrittori. Mi viene in mente Isabelle Allende, tra tutti. La grande scrittrice dice: In cucina preparo i miei pasti per la vita. Sono i miei scritti.

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Autore: Elisabetta Manfucci
Messo on line in data: Maggio 2021