LA MAGIA NEL MEDIOEVO (PARTE SECONDA) di Devon Scott

L’Anno Mille e i cambiamenti sociali

Dopo le crociate, alla fine del Duecento, ci si ritrovò con una società del tutto diversa, ma i cambiamenti erano cominciati già attorno all’anno Mille, con l’inizio del Basso Medioevo. Il periodo era stato caratterizzato dalla grande paura del “mille e non più mille”, della fine del mondo profetizzata dall’Apocalisse di san Giovanni, il monaco autore di uno dei Vangeli, che nel 95 d. C. si era ritirato nell’isoletta di Patmos, nell’Egeo, a scrivere la sua “Rivelazione” (questo è l’esatto significato della parola Apocalisse) sui destini dell’umanità.
Orribili presagi avevano avvertito l’Europa dell’ormai imminente disastro; le cronache del monaco Rodolfo il Glabro, dell’Abbazia di Cluny, ci informano minuziosamente dei tragici fatti successi nel passaggio di millennio. A Orléans il vessillo con l’immagine di Cristo, custodito nel monastero di Saint Pierre-le-Puellier, aveva cominciato a versare lacrime ed aveva continuato per molti giorni; la gente arrivava da ogni parte per vedere il fenomeno.

Poi un lupo era entrato nella cattedrale della stessa città e aveva afferrato con la bocca la corda della campana, suonandola a distesa finché i sacerdoti non erano riusciti a scacciarlo. Era chiaro che qualcosa di terribile incombeva su Orléans e infatti l’anno seguente la città era stata distrutta da un incendio. Numerosi altri incendi scoppiarono nelle città europee per tutto il decimo secolo; il Vesuvio entrò in eruzione, emettendo frammenti di roccia mista a fuoco. Nel 997 iniziò una spaventosa carestia, durata cinque anni, che regalò miseria e fame a tutto il continente. Ovunque cadevano pietre dal cielo ed apparivano mostri annunciatori di disgrazie. Lo stesso Rodolfo fu visitato da Satana in persona, sotto forma di un nano deforme, con denti da cane, mento sfuggente, barba caprina, cranio appuntito e orecchie pelose, che gli annunciò l’approssimarsi del Giorno del Giudizio. I segni della collera divina erano sempre più evidenti; quando la pestilenza cominciò a mietere vittime, la gente credette realizzate le profezie apocalittiche. In verità qualche voce fuori dal coro cercava di arginare il panico, come quella di Abbone, abate di Fleury-sur-Loire, che scrisse nel 998 la sua Apologia, dichiarando che era impossibile stabilire la data della fine del mondo e quindi era assurdo pensare che vi si fosse prossimi. Il monaco Adso, su richiesta della sorella del re dei Franchi, scrisse un libro sull’Anticristo, affermando categoricamente che non era ancora il tempo del Giudizio Universale, ma i predicatori itineranti continuavano a terrorizzare la gente con l’annuncio della vicina distruzione.

Nel 1000 sul trono pontificio sedeva da un anno Silvestro II, noto come il papa mago. Il suo nome secolare era Gerberto d’Aurillac; monaco benedettino, aveva studiato in Catalogna ed a Toledo matematica, astrologia ed astronomia, logica a Reims, che aveva lasciato nel 983, per diventare abate di Bobbio. Morto il pontefice precedente, l’imperatore scelse a succedergli l’amico Gerberto; la carica fu accettata dal clero ed acclamata dal popolo, ma i suoi avversari misero in giro la voce che egli aveva fatto un patto col demonio per diventare papa. Si diceva infatti che avesse il De astrolabio, un libro di magia sottratto ad un arabo di Cordoba, maestro di stregoneria, della cui figlia Gerberto era stato in gioventù l’amante. Il libro riportava rituali per ottenere dai demoni tutto ciò che si voleva ed anche indicazioni per costruire un Golem, creatura d’argilla animata dalla magia, che Gerberto subito si affrettò a fabbricare, pensando che potesse essergli di aiuto. Il Golem del papa era un’opera un po’ rozza e non poteva parlare altro che con cenni del capo per dire sì o no; Silvestro gli chiese se sarebbe morto prima di aver cantato messa a Gerusalemme e la creatura rispose di no.

Rassicurato sulla propria sorte, ovviamente egli si guardò bene dal recarsi in Terrasanta, convinto che in tale modo non sarebbe mai morto; ma un giorno, mentre stava celebrando una messa, seppe che la chiesa in cui si trovava anticamente veniva chiamata Santa Croce in Gerusalemme. Certo di essere prossimo alla morte, convocò i suoi cardinali e confessò il patto col demonio, facendo loro promettere che, alla sua morte, avrebbero seguito un rituale per imbrogliare Satana e non dargli l’anima. Il 12 maggio 1003 Silvestro morì; la sua salma fu messa su un carro tirato da due cavalli, uno nero e uno bianco; i cavalli furono spinti a partire, ma nessuno li guidava. Da soli arrivarono davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano e si fermarono; il rituale aveva funzionato e si sentirono le orribili grida del demonio sconfitto. Il corpo di Silvestro fu sepolto nella chiesa; la leggenda dice che, quando sta per morire un papa, la sua tomba trasudi un liquido trasparente; e si racconta che nel 1864, quando la cassa fu aperta, il corpo sia stato trovato in perfetto stato di conservazione, ma a contatto con l’aria si sia dissolto in sale e cenere, a dimostrazione che Silvestro, esperto di magia e di alchimia, era davvero riuscito a sovvertire le leggi della natura.

Giunse finalmente il fatidico Anno Mille… e passò senza che accadesse nulla di catastrofico. I quattro cavalieri dell’Apocalisse erano arrivati, portando guerre, epidemie, carestie e morte; ma Satana e l’Anticristo non erano comparsi per far sprofondare il mondo in un abisso sulfureo. A pensarci bene, di guerre ce n’erano sempre state; ogni tanto il raccolto andava a male e si pativa la fame un po’ più del solito; le epidemie e le carestie erano ormai un’abitudine per chi aveva sopportato le orde dei barbari, le scorrerie dei Saraceni, i taglieggiamenti dei signorotti locali. Insomma, era arrivato il nuovo millennio e tutto continuava come sempre.

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Autore: Devon Scott
Messo on line in data: Agosto 2004
Il testo è tratto da Tradizioni perdute di Devon Scott, edizioni Lunaris.