LA MALEDIZIONE DEL FARAONE di Emanuela Cella Ferrari

La tomba più famosa

La sera del 26 novembre 1922, in Egitto, nella VALLE DEI RE, avvenne la più grande scoperta nella storia dell’archeologia: venne trovata la tomba del faraone TUTANKHAMON. Fu una notizia che sconvolse ed impressionò tutto il mondo.
Tutankhamon visse più di tremila anni fa e morì a 18 – 19 anni, in circostanze misteriose, intorno al 1350 a.C. Grazie alla scoperta sensazionale della sua tomba, egli divenne uno dei personaggi più noti degli Anni Venti. Gli scavi, condotti per più di dieci anni, portarono alla luce circa cinquemila pezzi di grande valore storico e artistico.

Nell’immagine a lato,veduta della Valle dei Re

Dopo gli anni tragici della Prima Guerra mondiale, scoprire una tomba faraonica che non fosse ancora stata saccheggiata era un fatto straordinario ed inaspettato. Gli esperti, infatti, avevano consigliato ai ricercatori, Howard Carter e Lord Carnavon, di sospendere gli scavi perché, secondo loro, l’ Antica Città della Morte non poteva nascondere più nulla; per tutta risposta essi accelerarono i ritmi dei lavori.
Per anni ed anni non trovarono nulla. Ma continuarono ugualmente perché, in base a numerosi indizi, essi erano convinti che nella Valle dei Re si trovasse una tomba reale sfuggita, fino a quel momento, alle ricerche degli archeologi.
E finalmente, dopo lunghi anni di ricerche, durante l’ultima campagna di scavi che avevano deciso di attuare, in un angolo della Valle dove si immaginava che nessun ricercatore avesse svolto delle indagini, avvenne la splendida scoperta.


A lato, una foto storica:
Howard Carter (a sinistra) e Lord Carnavon posano davanti all’ingresso semi–aperto della Tomba di Tutankhamon (foto H. Burton per il “Times”)

Entrati nella tomba essi vi trovarono, stupefatti e meravigliati, migliaia di oggetti d’arte di rara bellezza. La notizia della sensazionale scoperta si diffuse in tutto il mondo, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione che, proprio in quegli anni, erano entrati nell’uso corrente; il telegrafo e il telefono vennero introdotti nella stessa tomba. Inoltre bisogna ricordare che i ricercatori si servirono di quelli che erano, allora, dei mezzi tecnici di avanguardia; furono scattate, infatti, le prime fotografie a scatto costante automatico con pellicole cinematografiche a velocità variabile.
Vennero pubblicati decine di libri, apparvero migliaia di racconti e romanzi, ma chi pensava che avrebbero portato alla conoscenza dei particolari relativi al faraone, o alle circostanze della scoperta della sua tomba, commetteva un errore.
Nonostante tutte queste pubblicazioni, alcuni fatti relativi alla scoperta, e a ciò che avvenne in seguito, non vennero mai rivelati; da alcuni, per una scelta precisa, da altri per ignoranza. Ma cosa accadde veramente, dopo la chiusura della tomba?
Il 28 febbraio alle 5,30 del mattino Carter e Lord Carnavon chiusero la  tomba per garantire al sovrano un pacifico eterno riposo. La tomba venne riempita da sabbia e detriti; questa operazione durò due giorni e una notte.

Nella foto a lato, statua di Tutankhamon, bauletto per abiti e vasi di alabastro per unguenti: reperti appena riportati alla luce durante gli scavi (foto H. Burton per il “Times”)

L’entrata era completamente invisibile sotto la massa di sabbia che si confondeva con quella della Valle. Ma, a questo punto, cominciarono ad accadere degli avvenimenti piuttosto insoliti.
Agli inizi del mese di marzo uno dei ricercatori, Howard Carter, sembrava sull’orlo dell’esaurimento nervoso ed anche la salute di Lord Carnavon sembrava vacillare. Con l’avanzare della primavera il caldo della Valle era diventato insopportabile ed il suo fisico appariva logorato.
Cominciava a consumarsi. I denti gli si spezzavano e cadevano con frequenza costante a distanza di pochi giorni. Lo stesso Carnavon non si rendeva conto di ciò che gli stava succedendo. Non si rendeva conto che questi erano i sintomi di una infezione che gli sarebbe costata la vita.

Nell’immagine a lato,
la maschera funeraria di Tutankhamon

L’aspetto fisico di Carnavon preoccupava i suoi soci e tutti subivano le conseguenze del suo malessere che si manifestava in discussioni tra l’archeologo e il suo mecenate. I due amici che, fino a quel momento, erano sempre andati d’accordo, ora si scontravano per dettagli di poca importanza. Infine Carnavon andò a trovare Carter a casa sua per chiarire le loro divergenze. Ma fu tutto inutile; vi fu un nuovo litigio e Carter, in collera, disse al suo mecenate di non farsi vedere mai più. Dopo quest’ultima discussione, sembra che i due uomini non si siano mai più visti.

Improvvisamente il 18 marzo la figlia di Lord Carnavon scrisse una lettera allarmata a Carter, informandolo che il padre stava male e non riusciva più a muoversi. Era affetto da una forte febbre ed aveva le ghiandole tumefatte a causa di un insetto che lo aveva punto nella Valle
Una settimana più tardi la situazione peggiorò in modo allarmante. Lord Carnavon si mise a letto definitivamente ammalato. Lottò per rimanere in vita per le successive tre settimane; ma era una lotta inutile. Rimase sempre sereno, fino in ultimo, anche se era consapevole di ciò che gli stava accadendo. Qualche giorno prima di morire, il 6 aprile 1923, egli disse: “Ho sentito il richiamo; sono pronto“.
Dopo la sua morte incominciarono a circolare strane voci. Si raccontava che, nel momento preciso in cui egli morì, al Cairo  mancò la luce e le successive ispezioni, condotte dalle autorità, non rivelarono mai la vera causa dell’accaduto.

Nell’immagine a lato,
uno degli amuleti di protezione del faraone

Inoltre il figlio di Lord Carnavon osservò che, nel momento esatto della morte del padre, era spirato il suo prediletto cane, emettendo un angoscioso ululato.
Da quel momento in poi, i giornali di tutto il mondo attribuirono la morte di Lord Carnavon alla maledizione del faraone. La voce più autorevole in merito fu quella di un famoso scrittore, Arthur Conan Doyle, famoso per il suo interesse per l’occultismo. Egli annunciò che “era stata la maledizione del faraone a colpire“. Un giornale riferì di una maledizione scritta, con caratteri geroglifici, sulla porta del secondo sacrario, vicino all’immagine di una creatura alata che diceva:
Quelli che entrano nella sacra tomba verranno subito toccati dalle ali della morte“.

Da quel momento in poi altre voci si sollevarono parlando della maledizione del faraone. Una di queste era di un negromante, che si definì un archeologo, il quale affermava che all’entrata della tomba si trovava una pietra con alcune incisioni magiche, ed era stata rimossa e sotterrata da Carter. Secondo costui i geroglifici ammonivano:
Siano disseccate le mani alzate contro di me, contro le mie effigi e le immagini che mi assomigliano” (per altre notizie sulla magia egizia, cliccate qui).
All’infuori, però, di queste poco plausibili frasi, sembra che niente altro potesse essere interpretato come “una maledizione”. Anche perché le maledizioni erano piuttosto rare nell’Antico Egitto. Le uniche minacce che potevano procurare timore, ritrovate nelle tombe ed esaminate dagli specialisti, furono decifrate come rivolte verso i tentativi di appropriarsi i doni da parte delle guardie e degli uomini addetti alla manutenzione, molto raramente contro i saccheggiatori.

Nell’immagine a lato,
vasi canopi del faraone

Insieme alle maledizioni completamente inventate, incominciò a circolare la voce che Lord Carnavon si fosse ferito al dito o alla guancia con un oggetto tagliente, la punta di una freccia o qualche oggetto funebre, trattato con un veleno che, nonostante fossero passati tremila anni, era così forte da essere ancora attivo.
Alcuni articoli di giornali parlarono della presenza di batteri, all’interno della tomba, come causa possibile della sua morte. Altri giornali iniziarono delle ricerche per comporre un elenco delle persone che, dopo aver avuto a che fare con la tomba, direttamente o meno, erano morte.
Alcuni avvenimenti erano, naturalmente, pure coincidenze. Per esempio, un turista che era riuscito ad entrare nella tomba morì in un incidente, investito da un taxi al Cairo; anche questo avvenimento venne attribuito alla maledizione. Anche la morte di un eminente egittologo, molto anziano, al Louvre, fu considerata effetto della maledizione.

Nell’immagine sopra,
interno della tomba di Tutankhamon

Lo spargersi di queste voci provocò forme di panico e isterismo.
Il personale del BRITISH MUSEM si vide recapitare valanghe di pacchi spediti da centinaia di persone che non volevano avere in casa più niente che avesse a che fare con i misteri dell’Antico Egitto. La maggior parte di questi oggetti, in genere frammenti di manufatti e piccoli oggetti antichi, in realtà non avevano alcun valore.
Numerosi politici americani avanzarono le richieste di esaminare le mummie presenti nei musei, per verificare se possedessero o meno qualche sostanza pericolosa simile a una che sembra essere stata trovata presente nella tomba.
Un giornalista, Herbert Winloch, si vide assalito da un’infinità di domande; per anni egli andò avanti a registrare le date e la causa della morte di tutti coloro che avevano partecipato all’apertura ufficiale della tomba. Egli compose un elenco intitolato “Lista delle vittime della maledizione secondo i corrispondenti dei giornali”, che conteneva alcune curiose annotazioni.

a) GEORGE GOULD: amico di Lord Carnavon, andato in Egitto per interessi turistici; era ammalato molto prima di andare in Egitto.
b) Principe ALI’ FAHMYBEY: assassinato al Savoy Hotel di Londra dalla moglie francese. Egli visitò la tomba insieme ad altri turisti.
c) Un operaio del British Museum disse di essere sfuggito alla morte mentre lavorava su un oggetto proveniente dal sepolcro. Ma nei depositi del museo non vi è nessun oggetto proveniente dalla tomba del faraone…

Nell’immagine a lato,
scrigno. Tesoro del faraone Tutankhamon

La maledizione viene ancora oggi ricordata insieme alla scoperta della tomba. Lo stesso attuale Lord Carnavon, intervistato dalla BBC nel luglio del 1977, affermò che “non credeva, né negava la maledizione, ma assicurava che non sarebbe mai entrato nella tomba di Tutankhamon, nella Valle dei Re, neanche se gli avessero offerto un milione di dollari“.
Se vi fosse stata realmente una maledizione, non sarebbe certo stata quella sulle immagini, e neppure sarebbe uscita dalla bocca del faraone, e non sarebbe neanche stato il veleno che sembrava impregnasse degli oggetti antichi. L’unica vera maledizione è determinata dalla debolezza umana, che spesso accompagna la scoperta di oggetti di grande valore. In base a questo discorso bisogna constatare che le pazzie nate intorno al faraone iniziarono con la morte di Lord Carnavon. E, ancora oggi, non sono terminate: c’è ancora chi crede alla maledizione del faraone!

Autore: Emanuela Cella Ferrari
Messo on line in data: Marzo 2002