LA SALON-DE-PROVENCE DI NOSTRADAMUS di Devon Scott
Il veggente di Provenza
Michel de Nostre Dame (Nostradamus) nacque il 15 dicembre
1503 a Saint-Remy-de-Provence; la sua famiglia dal lato paterno era di origini ebraiche e il nonno, Guy Gassonet, medico della corte di Re Renato nel castello di Tarascona, si era convertito al cattolicesimo nella chiesetta di Nostre Dame de la Pitié, assumendo il nome di Pierre de Nostre Dame. Era uno scienziato anche suo nonno materno, Jean de Saint Remy, matematico, astronomo e medico.
Michel studiò lettere ad Avignone, dove assunse il soprannome latino di Nostradamus (da nostra e damus, diamo ciò che è nostro, la nostra conoscenza) secondo la moda degli umanisti, poi iniziò i corsi di medicina a Montpellier. Qui, molto prima di scrivere le famosissime Centurie, che ne hanno fatto il più grande veggente di tutti i tempi, divenne noto come “il medico della peste”. Ancora studente, infatti, a soli ventidue anni, viaggiò tra le città del Sud della Francia, in cui era scoppiata una terribile epidemia di peste bubbonica, e si prodigò a salvare gli appestati con dei medicamenti a base di erbe e di minerali di sua invenzione, tra cui un brodo di corteccia di salice contro la febbre (l’aspirina è un salicilato).
Nell’immagine a lato,
il castello di Re Renato a Tarascona
Finiti gli studi, si recò ad Agen, dove fu ospite di Giulio Cesare Scaligero, eruditissimo mecenate.
Qui Nostradamus si sposò ed ebbe due figli. Ma la moglie e i due bambini morirono, a poche settimane di distanza l’una dagli altri; inasprito dal dolore, Nostradamus litigò con Scaligero e decise di tornare in Provenza.
Arrivato ad Aix-en-Provence nel 1546, vi trovò una situazione terribile per una furiosa pestilenza. Ebbe occasione di sfruttare tutto il suo sapere medico e la sua abilità di farmacista: i suoi farmaci funzionarono tanto bene che gli venne assegnata dalla città una pensione per meriti civili, di cui egli non usufruì mai, lasciandola alle famiglie colpite dalla malattia.
Le sue intuizioni in campo medico furono decisamente all’avanguardia: raccomandava la pulizia delle strade e degli scoli fognari, di lavare regolarmente la biancheria personale e da letto, di tenere isolati i malati per non diffondere il contagio, di bollire i ferri chirurgici, di arieggiare le camere, anche di notte, di passeggiare, in particolare se anziani, per lottare contro il sangue stagnante, che favoriva malattie e invecchiamento.
Nell’immagine a lato,
fontana con il busto di Nostradamus, Saint-Remy-de-Provence
Consigliava a chi tendeva ad ingrassare di camminare in campagna, respirando profondamente; a chi era malinconico di camminare meditando in luoghi silenziosi; a tutti di digiunare un giorno al mese, bevendo tisane di salvia e menta e di cercare di fare della propria casa un’oasi di tranquillità e silenzio, pulita, ordinata e arredata con colori tenui e delicati, fatti per riposare nervi e occhi.
Lasciata Aix, comprò una casa a Salon de Crau (oggi Salon-de-Provence), dove visse fino alla morte. Si sposò di nuovo, ebbe otto figli (tre femmine e cinque maschi, uno dei quali, suo omonimo e astrologo dilettante, fu giustiziato per aver cercato di appiccare un incendio che egli stesso aveva predetto) e cominciò a scrivere trattati sugli argomenti più disparati, di medicina soprattutto, ma anche di cosmetica e di gastronomia, oltre alle sue celeberrime Profezie.
A questo proposito c’è un celebre aneddoto. Pare che Nostradamus avesse un grande successo con le donne e sperimentasse con le sue amanti filtri di sua invenzione dal grande potere afrodisiaco. La cosa venne all’orecchio dell’Inquisizione e il medico fu costretto a rendere nota la composizione, tutta vegetale, dei filtri, insistendo che le formule funzionavano solo “all’interno del regolare legame coniugale“.
Nell’immagine a lato,
chiesa di San Lorenzo, Salon-de-Provence
Nostradamus, malato di artrite e di una grave forma di gotta, morì il 2 luglio 1566, nelle circostanze che aveva esattamente previsto più di dieci anni prima.
Fu seppellito nel convento dei Cordiglieri.
Sulla sua tomba una lapide portava incise queste parole:
” Qui giacciono le spoglie mortali di Michel Nostradamus, il solo, a giudizio di tutti i mortali, degno di scrivere con mano quasi divina, sotto l’influsso degli astri, il futuro del mondo. Egli è trapassato a Salon de Crau, in Provenza, l’anno di grazia 1566, il 2 luglio, all’età di sessantadue anni, sei mesi e 17 giorni. Oh posteri, non toccate le sue ceneri e non turbate il suo riposo. Anna Ponsart Jumelle augura allo sposo autentica felicità“.
Durante la rivoluzione francese, una banda di giacobini profanò la tomba. In seguito i resti furono portati nella chiesa di San Lorenzo, dove si possono trovare ancora oggi. La sua casa di Salon è ora diventata un museo a lui dedicato.
Nell’immagine sotto,
la lapide posta sulla sua tomba all’interno della Chiesa di San Lorenzo, Salon de Provence
Le Centurie
E’ un vero peccato che il nome di Nostradamus resti confinato alle sole Profezie delle Centurie, perché si perdono di vista la figura dell’uomo, le sue idee politiche, che si rifanno all’ideale della monarchia universale, la sua concezione cosmologica, la sua convinzione, nata dal fatto che era di origini ebraiche, di far parte di una élite culturale di sapienti simili ai grandi profeti del passato biblico.
Abbiamo molte notizie sulla sua vita, tramandateci da Jean Aimes de Chavigny, che ne scrisse la biografia. Egli lo raffigurò come un uomo di statura di poco inferiore alla media, di corporatura robusta, scattante e vigorosa, con una fronte spaziosa, barba fluente, naso diritto e occhi grigi molto dolci, che la collera però poteva rendere fiammeggianti. Stranamente, dato che si conoscevano bene, de Chavigny riportò nella biografia alcune inesattezze: disse infatti che aveva 6 figli (invece degli otto reali) e che le Centurie erano 12, invece delle 10 che tutti conoscono… o almeno, che si crede di conoscere.
La prima serie delle Centurie fu pubblicata a Lione nel 1555 ed ottenne subito grande fama: la casa di Salon divenne meta dei pellegrinaggi di coloro che volevano conoscere il proprio futuro. Una delle prime previsioni di Nostradamus si realizzò nel 1559.
Egli aveva una grande ammiratrice ed una protettrice in Caterina de’ Medici, diventata regina di Francia nel 1547, che si dedicava con passione alla magia nera. Portava su di sé talismani contro le fatture, si circondava di veggenti e maghi, tra cui Luc de Gauric, indovino molto abile, e Cosma Ruggeri, un fiorentino esperto in malefici di morte.
Suo marito, il re di Francia Enrico II, mentre stava duellando in un torneo cavalleresco col conte di Montgomery, che aveva uno scudo rappresentante un leone, fu colpito involontariamente da una scheggia della lancia, che gli entrò nella fessura dell’elmo dorato, penetrando in un occhio e provocandogli una ferita mortale.
“Il leone giovane il vecchio vincerà.
in singolar tenzone sul campo di battaglia
gli occhi gli sfonderà nella gabbia dorata.
Due ferite: una per morir di morte crudele“
aveva scritto Nostradamus. Enrico morì fra atroci dolori pochi giorni dopo, lasciando Caterina vedova e il trono a Francesco II, marito di Maria Stuarda. che presto morì. Gli successe il fratello, Carlo IX, sotto il cui regno ci furono lotte furiose tra cattolici e ugonotti e si verificò il mostruoso episodio della Notte di San Bartolomeo, il 24 agosto 1572, quando gli ugonotti furono massacrati senza pietà dalle truppe cattoliche del re. Gli successe il fratello Enrico III, che fu poi sostituito non dal quarto fratello, ma dall’ugonotto convertito Enrico IV di Borbone e Navarra (quello di “Parigi val ben una messa“). Si avverò quindi la profezia di Nostradamus, che tutti e tre e figli maggiori avrebbero regnato.
Nell’immagine a lato,
affresco commemorativo di Nostradamus, Salon-de-Provence
L’opera profetica di Nostradamus, pubblicata postuma nel 1568 completa di tutte le dieci Centurie, è scritta in un linguaggio molto oscuro. Egli stesso spiegò che il linguaggio era volutamente poco chiaro per salvarsi dall’Inquisizione; infatti egli fece ripetutamente intendere di non essere un banale astrologo, ma ispirato da Dio, che gli concedeva in sogno visioni del futuro, che egli mise per iscritto in 100 quartine per ogni Centuria, per un totale di 10 Centurie (l’ultima ha solo 42 quartine).
Egli parlò di “astronomiche rivoluzioni” che gli permettevano di fare previsioni, ma vi sono le prove che egli fu profeta ben più che astrologo, anche se l’astrologia, che poteva essere scissa dalla magia e considerata dall’Inquisizione del tutto inoffensiva, era un ottimo pretesto per giustificare i vaticini.
Anche oggi Nostradamus torna alla ribalta ogni volta che succede qualcosa di grave, un colpo di stato, la morte di un importante politico, una calamità naturale, insomma ogni evento ha subito chi propone la strofa giusta per l’occasione e spiega come il veggente avesse tutto previsto. E’ comunque certo che molte strofe hanno un’impressionante aderenza con la realtà di eventi verificatisi, in particolare quelli che riguardano la storia della Francia.
Dopo l’attentato di New York dell’11 settembre 2001, i siti che parlano di Nostradamus sono stati presi d’assalto. Addirittura sono circolate su Internet quartine false con previsioni apocalittiche.
Le quartine che si ritengono più significative, in questo senso, sono la 72 della Centuria X
“L’anno millenovecentonovantanove al settimo mese
Verrà dal cielo un gran re di terrore
Resusciterà il grande re d’Angolmois
Prima e dopo Marte regnerà con fortuna”
e la 97 della Centuria VI
“Cinque e quaranta gradi cielo brucerà
Fuoco s’avvicina alla grande città nuova
Istante grande fiamma sparsa salterà
Quando si vorrà dei Normanni fare prova“.
Se questa ultima quartina lascia poco spazio alla fantasia, dopo il crollo delle Torri Gemelle, la prima ha incuriosito molto tutti gli interpreti. Il veggente era raramente preciso nel dire una data, quindi perché quel nettissimo “settimo mese del 1999”? Poiché nel luglio del 1999 non è successo nulla di significativo, ha sbagliato Nostradamus o hanno sbagliato i suoi interpreti?
Alcuni critici sostengono che Nostradamus misurasse il tempo a modo suo, partendo dal secondo anno dell’era cristiana, poiché si pensava che il 2 fosse l’anno reale di nascita di Cristo, e considerava marzo come primo mese dell’anno, per cui il 1999, settimo mese, è il settembre 2001.
Altre quartine parlano di una “città nuova”, come per esempio la 49 della Centuria X
“Giardino del mondo vicino a città nuova
Nella strada delle montagne cave
Sarà catturato e immerso nel tino
Bevendo per forza acque solforose avvelenate“
e la 87 della Centuria I
“Fuoco ennosigeo dal centro della terra
Farà tremare attorno alla città nuova
Due grandi rocce lungo tempo faranno la guerra
Poi Aretusa arrossirà il nuovo fiume“.
Ma di quale “città nuova” si parla?
Forse Napoli (in greco neapolis, città nuova), a cui farebbe pensare il fuoco ennosigeo, cioè che scuote la terra, parola che si potrebbe associare a un vulcano?
Forse Villeneuve (in francese città nuova), che in Francia è un nome comune di città, ne abbiamo una a nord-est di Tolosa, una vicino a Le Puy, una attaccata a Parigi, una vicino ad Avignone, una tra Narbonne e Perpignan, per non parlare di altre dal nome composto, come Villeneuve-de-Berg? Ne abbiamo perfino una in Italia, vicino ad Aosta. O la città nuova delle terribili predizioni sarà ancora New York?
Autore: Devon Scott
Messo on line in data: Novembre 2004