PRIMA TEATRALE: PARALLELI TRA MITO E FAVOLA di Gaetano Dini

Recita comparata tra mito greco e favola di Biancaneve

La volta scorsa abbiamo analizzato la celebre favola di Biancaneve; oggi vediamo una recita comparata in cui ogni attore interpreta due personaggi, uno del mito greco l’altro della favola di Biancaneve.

La dea Demetra del mito greco, dea della terra, dei frutti, dei fiori, della fertilità e delle nascite, corrisponde nella favola di Biancaneve alla regina madre di Biancaneveche muore dandola alla luce.

Il dio Zeus del mito greco, fratello di Demetra corrisponde nella favola di Biancaneve al re, padre di Biancaneve.

La dea Persefone del mito greco, figlia di Demetra e Zeus corrisponde nella favola di Biancaneve a Biancaneve stessa.

Come nel mito greco, Zeus e Demetra sono fratelli entrambi dei, così nella favola i genitori di Biancaneve sono di pari lignaggio, re e regina.

Nel mito greco le concubine di Zeus erano invidiose della di lui prole legittima.
Così nella favola una donna che non viene specificata come nobile, sposa il re rimasto vedovo padre legittimo di Biancaneve, diventando in questo modo la regina matrigna di Biancaneve e nutrendo verso di lei sentimenti di invidia per la sua bellezza.

Nella favola il re padre di Biancaneve è un personaggio defilato nella trama del racconto. Così nel mito greco Zeus, dopo aver sedotto le femmine ed essere sessualmente appagato, si disinteressa delle loro vicende, vicissitudini, dei loro eventuali coinvolgimenti con altri.

Nel mito greco i Titani parteggiano per i Giganti nella guerra contro gli Dei dell’Olimpo (Gigantomachia).
Così nella favola di Biancaneve la regina matrigna posseduta da una superbia e ambizione da Titanide, assolda un Cacciatore (un Gigante) per uccidere Biancaneve/Persefone.

Biancaneve, che è ancora una bambina, viene però abbandonata nel bosco dal Cacciatore che non la uccide, trasgredendo l’ordine ricevuto.
Al suo posto il Cacciatore uccide un cinghiale incontrato nel bosco e ne porta alla regina matrigna i polmoni e il fegato facendole credere che fossero gli organi di Biancaneve.
La regina matrigna ci crede subito senza sospetto e si fa cucinare quegli organi dal cuoco mangiandoli.

Nella favola è di fatto la comparsa di un cinghiale che salva la vita a Biancaneve, permettendo al Cacciatore di ingannare la regina matrigna.
Nella mitologia greca il cinghiale è il simbolo della classe sacerdotale.
Così nella nostra favola il cinghiale del bosco può rappresentare una sorta di provvidenza religiosa che aiuta nel momento del bisogno Biancaneve in quanto lei lo merita, essendo di buon lignaggio, con genitori illustri ma nel contempo giusti e timorati di Dio.

Il fatto che la regina matrigna cada subito nell’inganno del Cacciatore mangiando addirittura gli organi del cinghiale che lei credeva fossero di Biancaneve, significa allegoricamente che la classe sacerdotale simboleggiata dal cinghiale è più accorta della classe guerriera
ed è capace di ingannarla facilmente.
Nella mitologia greca l’animale rappresentativo della classe guerriera era l’orso.
Nella nostra favola la classe guerriera del mito greco viene rappresentata dalla regina matrigna di Biancaneve.

Il Cacciatore della favola rappresenta invece uno dei Giganti che nella Gigantomachia non osa più di tanto in combattimento contro gli Dei dell’Olimpo.

Biancaneve vaga per il bosco fino a giungere in una casina.
Vi entra dentro e affamata com’è, dalla piccola tavola apparecchiata mangia verdure, pane e beve vino, tutti frutti della terra sacri questi alla dea Demetra, madre di Persefone.

A sera arrivano i proprietari della casina.
Sono questi sette nani che scavano i minerali dai monti circostanti. Dopo una prima sorpresa chiedono a Biancaneve di rimanere a vivere lì, accudendo loro e la casa. Biancaneve accetta.

Passa il tempo e Biancaneve cresce diventando una bellissima ragazza.
La regina matrigna, intanto, saputo dallo specchio che Biancaneve è viva, si traveste da vecchia ed entra nel bosco fino ad arrivare alla casina dei nani che sono al lavoro sui monti.
Con uno stratagemma si fa aprire da Biancaneve e riesce ad avvelenarla, ma solo parzialmente. Questo per due tentativi successivi.
Infatti Biancaneve avvelenata perde conoscenza, ma i nani tornati a casa in entrambe le occasioni le fanno riprendere conoscenza.
Al terzo tentativo la regina matrigna, sempre sotto mentite spoglie, fa mangiare metà mela avvelenata a Biancaneve causandone questa volta la morte.
I nani la piangono e non volendola seppellire la collocano in una bara di cristalloche pongono su un monte.

Passa molto tempo. Biancaneve non imputridisce, si mantiene intatta nel corpo come se dormisse. E in effetti la morte di Biancaneve è solo apparente.
Un giorno un principe capitò nella casa dei nani e, saputa da loro la storia, si fece accompagnare alla bara di Biancaneve sul monte.
Tanto insistette con cuore accorato di portare via con sé la bara con Biancaneve dentro che alla fine i nani acconsentirono.
Durante il viaggio verso il castello del principe, uno dei suoi servi che reggeva la bara incespicò, la bara cadde a terra e nel trambusto uscì la metà di mela avvelenata dalla bocca di Biancaneve che subito aprì gli occhi e viva uscì dalla bara.
Il principe felice la portò al suo castello e organizzò le nozze con lei.
La regina matrigna, ignara che la sposa fosse Biancaneve fu invitata al matrimonio. Arrivata di fronte ai due sposi riconobbe Biancaneve, ma fu costretta a infilare due pantofole di ferro arroventate dalla brace e a ballare con quei calzari roventi fin che morì dal dolore.

Nella favola i due tentativi di avvelenamento nella casina dei nani da parte della regina matrigna, con perdita di conoscenza temporanea di Biancaneve e con successiva sua rianimazione da parte dei nani e il terzo tentativo di avvelenamento, questo riuscito con la morte apparente di lei per lungo tempo fino a risvegliarsi viva con vicino il principe, adombrano il mito greco di Persefone che per i sei mesi di buio dell’anno regna con Adesuo marito, nell’Oltretomba e per i sei mesi di luce sale in terra e si ricongiunge con Demetrasua madre, facendo rifiorire con la sua presenza la vegetazione.
Il ricongiungimento trionfale con la madre Demetra è adombrato nella favola dall’arrivo di Biancaneve al castello del principe e alle nozze con lui, ritornando così ad essere Biancaneve quello che era per diritto di nascita, una regina.

I sette nani della favola rappresentano gli spiriti servitori di Rea che nel mito greco è la Madre Terra, madre di molti dei tra cui Demetra e quindi nonna di Persefone, la nostra Biancaneve della favola.
Questi spiriti servitori di Rea portavano i nome di Dattili Idei, chiamati anche Cureti
e Coribanti.
Servitori di Rea erano anche i misteriosi Cabiri, venuti forse dalla Frigia in Samotracia, in terra greca, convertendo gli abitanti al loro culto.
Tutti questi aiutanti di Rea erano spiriti dei monti, spiriti grandi e possenti come i Titanima in confronto a Rea la Madre Terra sembravano dei nani.
I Dattili o Cureti, Coribanti ed i Cabiri erano esperti fabbri che lavoravano il metallo ed erano anche incantatori di uomini, erano cioè degli stregoni. Nel mito greco questi spiriti che servono Rea sono cronologicamente antecedenti
a Demetra e Persefone. Così è nella favola di Biancaneve per i sette nani che risultano essere adulti se non anziani rispetto ad una Biancaneve bambina ed alla giovane di lei madre.

Anche i sette nani della favola per l’aspetto fisico che hanno sono degli esseri misteriosi come lo sono i Dattili ed i Cabiri, anche questi a loro volta nani rispetto a Rea. Inoltre così come i servitori di Rea, anche i sette nani maneggiano minerali.
Nel mito greco Demetra aveva conosciuto i Cabiri in quanto si era recata nel loro più antico santuario affidando loro qualcosa di misterioso che era nient’altro che il loro culto, segreto per gli uomini.
Infatti anche Efesto, dio inquietante e misterioso, padrone del fuoco e magnifico fabbro, figurava come Cabiro. Demetra aveva quindi stabilito una proficua intesa iniziatica con loro. Allo stesso modo, come Demetra aveva conosciuto i Cabiri protettori di Rea sua madre, così nella favola l’incontro di Biancaneve coi sette nani era inevitabile e predestinato, portandola ad avere una lunga e serena convivenza con loro.

Ultima chiosa.
Nella favola la regina matrigna muore dopo aver a forza infilato dei calzari arroventati dal fuoco.
I Dattili, i Cabiri e con loro Efesto, protettori di Rea, madre e nonna rispettivamente di Demetra e Persefone, sono tutti fabbri esperti che padroneggiano con maestria il fuoco.
Il sipario adesso si chiude e gli attori si congedano dal pubblico.

 

Autore: Gaetano Dini
Messo on line in data: Aprile 2020