RASNA: UN MISTERO ETRUSCO (PARTE PRIMA) di Alexandra Celia

Rasna: enigmatica ombra del mistero etrusco (prima parte)

Introduzione

… Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi
sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio,
videro che le figlie degli uomini erano belle e ne
presero per moglie quante ne vollero, allora
il Signore disse: ‘Il mio spirito non resterà
sempre nell’uomo, perché egli è carne e la
sua vita sarà di centoventi anni…
Genesi 6, 1-3

… L’Etruria era così potente da riempire con la fama del suo nome non solo la terra, ma anche il mare per tutta quanta la lunghezza dell’Italia…”

così Tito Livio, nella Storia di Roma, descrive lo splendore Etrusco tra il VII-VI secolo a.C.: “… Rampolli delle migliori famiglie di Roma, nel IV sec a.C., venivano inviati nella città etrusca per ricevere un’istruzione adeguata…
Proseguiamo la lettura di Livio, che parlando degli Etruschi, scrive:

… Turno e i Rùtuli allora, non fidando più nelle proprie forze, fecero ricorso alla florida potenza etrusca ad al loro re Mezènzio, il quale signore dell’opulenta città di Cere (Caere, grecamente Agylla, nell’Etruria meridionale, oggi villaggio di Cervèteri) già fin dal principio punto lieto della nuova città che era sorta, e pensando che lo Stato troiano fosse per accrescersi assai più che la sicurezza dei confinanti non comportasse, senza difficoltà associò le proprie armi con quelle dei Rùtuli (…) e benchè l’Etruria fosse tanto potente, che la fama del nome suo avea ormai empito non le sole terre ma anche i mari per tutta l’estensione delle coste italiche dalle Alpi al mar di Sicilia, tuttavia, pur potendo limitarsi a respingere l’assalto delle mura, trasse fuori le schiere in campo aperto

Lo storico Tito Livio ci narra del rapporto tra la decadente città di Troia (1300-1200 a.C.), dopo i fatti narratici da Omero, e la fuga di Enea dall’incendio di Troia, quale manipolo di superstiti e fuggiaschi che approda in Italia, incontrando la forte, fiorente e temuta civiltà etrusca. Quindi, storicamente, gli Etruschi sono ben conosciuti e fonte di timore già al tempo degli accadimenti della guerra di Troia!

Nell’immagine a lato,
bronzo di guerriero etrusco in atto di scagliare una lancia. Roma, Museo di Villa Giulia

Etruschi, un nome che inevitabilmente si lega con le parole ‘enigma’, ‘mistero’, ‘impenetrabilità’, uno straordinario popolo di un antichissimo perduto tempo storico, di un luogo altrettanto antico, la ‘terra italica’. Perché tanto mistero? Perché molte cose irrisolte? Perché molteplici quesiti rimasti tali?
Chi furono costoro? si domanderebbe il famoso Don Abbondio dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Geograficamente, gli Etruschi si collocarono in una sorta di triangolo (esoterico?): a Nord confinavano con il fiume Arno, a Sud con il Tevere, a Ovest con il Mar Tirreno. Avevano sviluppato un’arte strettamente legata e correlata all’aldilà, quindi alla questione morte. Con una visione di questa, molto profonda, oscura, tremendamente cupa, forse accostabile ad una estrema trascendenza dall’essere al non essere più materia!

All’opposto degli Egizi, non avevano una idea-considerazione di dopo la morte: non contemplavano, per dirla semplicemente, quello che per i Cristiani è il luogo del Paradiso. All’opposto dei Greci, essi avevano un pessimo rapporto con le loro divinità, che si presentavano in una veste alquanto rigida, crudele, ostile. Un particolare – vorrei subito evidenziare, e fare osservare – per gli amanti della Cabala e dell’esoterismo in genere, essi avevano delle porte d’accesso alle loro città, generalmente prediligevano il numero ‘sette’ (e qui vorrei aprire un varco, pensando ai miei amati fratelli Templari, anche loro legati a questo cabalistico numero, e non solo…), ma non sdegnarono il numero quattro e cinque, per accedere nella loro dimensione architettonica ed urbanistica!

Nell’immagine a lato,
urna cineraria etrusca con scene di danza. Palermo, Museo Nazionale Archeologico

Tra le molteplici leggende e fonti storiche, si narra che gli Etruschi, prima di approdare in terra italica, viaggiarono per diciotto lunghi anni. Antecedente la loro partenza, come ci narra Erodoto, in patria subirono una lunga siccità con penuria di provvigioni alimentari per ben sette anni (da osservare ancora il misterioso e magico numero, che ritorna). Questo mistero che avvolge gli inspiegabili rasnariani dovrebbe indurre a qualche riflessione particolare, la cui natura si deve rinchiudere nei meandri dell’occulto e arcano pensare, profondo oblio dell’inconoscibile mondo parallelo… dove, forse, inserire a ragione una particolarissima civiltà, quella etrusca. Per provenienza, discendenza, rapporto? Sì, ma quale?

Possibile ipotizzare che essi discendessero, risalendo negli antichi eoni, dagli Annunaki (nome che significa “progenie del Principe Divino” e che designava l’insieme delle divinità sumeriche), una civiltà extra-terrestre proveniente dal decimo pianeta denominato Nibiru? Nulla ci proibisce di considerare anche questa via di ricerca, dal momento che gli enigmi sono infiniti, come le desiderate stelle, immensamente amate da chi scrive! E perché lo svolgersi di una filosofia del pensabile è vasta, ampia e multisfaccettata, quando ad essere sondati sono gli imprendibili arcani… Vorrei subito anticipare un discorso che viene a coinvolgere la grandezza di un altro misteriosissimo popolo (e questa è ancora una strada percorribile, per svelare i misteri e quelle che sono le mie conclusioni): pensare che Ittiti ed Etruschi siano un solo popolo! O quanto meno una derivazione, anche attraverso influssi culturali e strutturali…

Una sola matrice d’origine
La mia indagine si muove sotto la polvere dei principi archeologici e storici ufficialmente accettati. Credo che i misteriosi Ittiti, di cui ben poco si conosce, ma celati fortemente anche loro da arcano mistero, siano una sola cosa con gli Etruschi, o quanto meno vi potrebbe essere una matrice comune d’origine per entrambi. Cosa dire, per esempio, della stranissima lingua ittita, definita cuneiforme, che è stata decodificata dagli studiosi di lingue antiche grazie al prestigioso ritrovamento di migliaia di tavolette d’argilla? Tavolette che permisero ai linguisti di decifrare, venendo a conoscenza del fatto che, per esempio, Micene fu alleata degli Ittiti per combattere contro Troia. Sì, avete compreso bene, i famosi accadimenti narrati da Omero, nella sua epica Iliade! Micenei e Ittiti, due formidabili imperi nati per fronteggiarsi e guerreggiare, ma il fine ultimo, come potete ben sospettare, non fu una bellissima donna, né tanto meno l’amore tra due avvenenti giovani (anche se la storia narra di questo, per i romantici senza tempo), ma l’ancor più affascinante, irresistibile, sublime metallo: l’oro! Ma questa è tutt’altra leggenda…

Nell’immagine a lato,
tavoletta ittita con iscrizione di re Araras, ritrovata a Carchemish

Il grande Erodoto definiva la grafia cuneiforme Assyria Grammata; si diffuse in area orientale, appunto presso gli Ittiti e non solo, fino in Anatolia, da dove proverrebbero gli Etruschi Rasna. Se confrontiamo alcuni segni cuneiformi, o chiodiformi, con alcune lettere dell’Alfabeto etrusco, si rimane sconcertati per l’assonanza, ipotizzando in questo modo un probabile passaggio in evoluzione verso le lettere etrusche. Segni che diventano quasi simbolo, ma che sembrerebbero aprire la porta ad una possibile trasformazione dai segni cuneiformi alla grafia più matura: quella etrusca, appunto. Una grafia che, come ho spiegato in un precedente mio articolo, si avvicinerebbe, inoltre, alle antichissime Rune Germaniche, teoria che nasce dall’analisi di una misteriosa lapide ritrovata a Campiglia Marittima, della quale, ho tentato una inconsueta analisi. A motivo di quanto detto, non posso condividere pienamente le tesi che propendono per una lingua etrusca di derivazione sanscrita; credo sia necessario sondare meglio altri siti ipotizzabili e chiarificatori! Forse, per un verso, possono trarre in inganno alcuni assiomi etimologici. Ad ogni modo, non è questa la sede per confutazioni sul pro e contro di un’antica lingua. L’intenzione di fondo è, e rimane, la ricerca di una verità plausibile che porti, finalmente, la luce nel mistero. Il Mistero per eccellenza, di nome Rasna, che al momento è pura ombra nella storia… Tale studio, per un verso, nasce dall’intuizione sensitiva, un interiore credo, che forse, ma controcorrente rispetto alla scienza ufficiale, potrebbe disvelare e svelare complesse verità nascoste. Questo ricorderebbe quanto un tempo il famoso Edgar Cayce (1877-1945) descrisse con i suoi viaggi basati sulla natura sensitiva, con risultati sorprendenti.

Recenti scoperte archeologiche (e questo convalida la mia tesi) hanno rilevato che nel DNA degli Etruschi si trovano elementi e caratteristiche affermanti la loro provenienza dall’Anatolia, l’odierna Turchia. Qualcuno ora obietterà: Anatolia, perché questa terra con Ittitied Etruschi? Lettori curiosi, amanti di insolite cose, dovete pazientare, il percorso è un po’ irto di complicati pensieri, li risolviamo insieme… Se avrete pazienza!


Nell’immagine a lato,
i Cavalli Alati in terracotta di Tarquinia, uno stupendo capolavoro d’arte Etrusca. E’ una lastra alta cm 114 e larga cm 124. Fu rinvenuta nel 1936 dall’Archeologo Pietro Romanelli, in scavi riportati alla luce sulla Civita di Tarquinia, sede dell’antica città etrusca. La lastra in terracotta decorava il frontone del grande edificio sacro, “Ara della Regina”. Recentemente i favolosi Cavalli Alati, che tanto ricordano il mitico cavallo alato Pegaso, sono stati restaurati sapientemente, e ridonati al mondo, per poter sognare, ancora, tra storia, mito e magia

La storia è complessa: gli Ittiti, intorno al mille a.C., confluirono sulla città di Babilonia, sottomettendola; successivamente, dopo la sconfitta subita da parte degli Egizi, forse furono costretti a trovare un collocamento diverso? I loro territori si erano fatti troppo stretti e competere con la civiltà dei Faraoni non doveva essere semplice, loro che un tempo primeggiavano in potenza, gloria e raffinata arte, che quasi farebbe presupporre un antecedente culturale, cioè un influsso molto più indietro nel tempo. E pensando questo, quale possibile antidiluviana civiltà? Terrestre? O si potrebbe ragionare su eventuali contatti, come detto, extra-terrestri, civiltà galattiche a noi sconosciute? Tali suggestive teorie sono state in passato elaborate da studiosi e ricercatori come Erich von Däniken (sostenitore della teoria del paleocontatto, o degli antichi austronauti , avvenimenti di ca. 10000-12000 anni or sono), Peter Kolosimo o Zacharia Sitchin, verso i quali io mi sento molto vicina dal punto di vista filosofico!

In un secondo momento, dalla Turchia o Anatolia, per altri oscuri accadimenti gli stessi devono migrare e trovano in terra italica la nuova definitiva sede, prima di scomparire definitivamente nell’oblio dell’inconoscibile. Forse gli stessi Etruschi sono un ceppo, una derivazione? Degli Ittiti, intendo. Molti segni mi fanno pensare questo, troppe somiglianze di lingua, affinità religiose, come artistiche, ed un certo intuito personale. O puramente un desiderio inconscio che le cose siano effettivamente così? Mah, in verità gli Etruschi sono stati un antico popolo italico, o vi è molto di più? Qualcosa di profondamente arcano da scoprire e comprendere? E il termine Rasna, nome con il quale gli stessi Etruschi si definiscono, cosa indica veramente? E’ il nome di un loro re fondatore? Un guerriero che li guidò verso una terra nuova? Un’arcaica divinità guerriera, protettrice, cui facevano riferimento, al pari di come le culture germaniche si rivolgevano ad Odino? Quale fondo di verità c’è nell’affermazione di coloro che sostengono gli Etruschi essere un popolo che discende dai Giganti? Una relazione con i Giganti del racconto biblico, o interpretazione ben differente? Su questo particolare quesito ritornerò alla fine di questa nostra cerca con un interessantissimo confronto tra Etruschi e antichissimi Annunaki, riprendendo le teorie del citato Zacharia Sitchin.
Ma chi sono costoro? E quale possibile ruolo culturale e linguistico con gli Etruschi? A tempo dovuto, si svelerà l’arcano…

I quesiti sono molteplici, ma le risposte altrettanto esaurienti? Una corrente di pensiero afferma che la parola Rasna, nome con cui si autodefinirono gli Etruschi, deriverebbe dalla radice Ra, analoga al Ramu, Re-sacerdote di Mu, Rama in India, e al Ra egizio, quale personificazione dell’energia solare, cuore vitale del cosmo. Simboli ne sono la svastica ed il globo alato delle ‘Tavolette di Mu’ effigiate rispettivamente sui muri di Sovana a Grosseto e nella Tomba dei Rilievi a Caere, nome con cui i Romani chiamavano Cervetèri. Sempre questa corrente sostiene che gli Etruschi hanno un ceppo antenato tra i Toltechi (terza sotto razza principe della stirpe Atlantidea) dalla pelle color rosso-bruna, che sarebbero stati dei giganti. Forse gli stessi citati dalla Bibbia?


Nell’immagine sopra,
uno dei più begli esempi di arte ittita: la famiglia reale dà il
bentornato all’esercito dopo la vittoria. Fregio ritrovato a Carchemish.
L’intera famiglia reale incontra i soldati: madre, padre, figli maggiori, la balia con l’ultimo nato in braccio e al guinzaglio l’animale prediletto, il cui nome è scritto nell’incisione sopra la testa. Nel riquadro centrale sottostante, i figli bambini si allontanano
dal solenne corteo per fermarsi in un angolo a giocare

Io vedrei un percorso ben differente: ribadisco l’importanza degli Ittiti e della Mesopotamia in genere, che sugli Ittiti riflette l’antica civiltà; in particolare le chiavi di lettura si dovrebbero trovare da approfondite analisi sia dell’arte che della religione, mitologia compresa. O ancora, si potrebbe spiegare tutta questa complessità di teorie con un’altra esaltante scuola, che vede all’origini dell’umanità una sola grande ‘civiltà Madre’, dalla quale sarebbero derivati vari ceppi umani. Dunque qual’è questo popolo delle origini, o alle origini di tutte le possibili civiltà? Questo fantomatico popolo-matrice, il popolo Mu e quello atlantideo. Elementi che più di ogni cosa possono aprire i portali della conoscenza (unitamente con forme decorative, cioè l’espressione dell’arte), la religione, nonché vari simboli (compresi quelli linguistici), come i “leoni di pietra”, presenti nella colossale porta di accesso alla città di Babilonia, la porta antica di Ishtar, ed un monumento ittita di Carchemish, che raffigura la chimera, quale simbolo della “Dea-Madre” tripartita secondo la suddivisione dell’anno degli Ittiti, molto corrispondenti alla Chimera di Arezzo, del V secolo a.C. – che possiamo ammirare al Museo Archeologico di Firenze – degli Etruschi, e molto altro ancora che svelerò a breve…


La Chimera di Arezzo, conservata al Museo Archeologico di Firenze, è un valido esempio di arte etrusca. Una statua bronzea, rinvenuta nel 1553, in Toscana. La sua altezza, è di cm 80 ed è databile V-VI secolo a.C.  © wikipedia

Mentre, per gli appassionati di arte, come non rammentare il meraviglioso quadro del Rubens, dipinto nel 1635, che rievoca l’episodio mitologico di “Bellerofonte che abbatte la chimera”; come un filo di oro puro, un sottile legame di eventi e simbolismi, che aiutano non solo a riflettere, ma ancor di più a porsi quesiti, e ancora quesiti! Come si può notare, appena incamminati nella nostra cerca, già sono molte le domande, gli enigmi profondi che circondano come un alone tenebroso gli Etruschi, il cui fascino permane oggi, come in passati tempi: forse il futuro manterrà quest’aurea di arcano enigma? Del resto il mio è un viaggiare per i misteri insoluti ed occulti, ma fino a che punto sono tali? E’ un compito titanico trovare la luce in luoghi dalle secolari tenebre, ed è complessa la ricerca delle verità, dove chimeriche idee s’intrecciano con i documenti che ruotano tra storia ed archeologia.

Prima di proseguire il nostro viaggio, vorrei aprire il discorso sull’aspetto esoterico degli antichi popoli. Qualcuno ha sentenziato che:

… Fra tutti i misteri della terra, quello delle civiltà scomparse è uno dei più affascinanti. In modo assoluto, perché stimola la fantasia, la leggenda, di isole inghiottite dai mari, sulle quali in tempi lontanissimi, sarebbero fiorite splendide città…

Così, ed è la versione di alcuni pensatori e archeologi, è pensabile che all’origine si trovino civiltà come Atlantide, Lemuria e Mu e da queste l’antica terra base per le future Cina, India, Persia, Mesopotamia, Egitto, Grecia.

Rappresentazione espressiva di arte ittita zoomorfa. Bassorilievo di un leone, che evidenzia una potenza terrena collegabile alle alte sfere del cielo, l’unione tra terra e cielo. Ancora, qualcosa che rievoca la Chimera etrusca, un altro simbolo che potrebbe unire Ittiti ed Etruschi

Mu sarebbe esistita ben 12000 anni or sono, sparita poi nell’Oceano. Una suggestiva ipotesi nata dal pensiero del Colonnello inglese, James Churchward, il quale trovò in India, in un Tempio, delle Tavolette scritte in lingua Naacal, lingua originaria di Mu. Al tempo, il Colonnello si fece aiutare, per ben due anni da santoni del luogo, esperti in antiche lingue, riuscendo così a decifrare interessanti passaggi custoditi all’interno di queste tavolette. Solo leggende affascinanti, o pilastri di partenza per tutte le verità fin ora sostenute, pensate, ipotizzate? La questione, badate bene, non è semplice, a priori nulla si può negare e nulla si può definitivamente accettare. Allora, conviene fare come il buon filosofo Pirrone (360- 270 a.C.): Sospendere il giudizio”, in attesa di tempi propizi.

Le Tavolette di Mu, quale possibile collegamento?
Stavo accennando alle Tavolette di Mu. Cosa sono, qualcuno si domanderà? Eccovi accontentati, vi spiego semplicemente. Questa è senza dubbio una storia che appartiene alle civiltà scomparse, una forza motrice, forse, per altre civiltà. Tesi che, come appena detto, fu di James Churchward: il suo continente perduto Mu si estendeva nel Pacifico, come residuo della più antica Lemuria, e sarebbe stato la base della civiltà cinese, indiana, persiana ed egiziana, come detto. Testimonianza di questo, sarebbero proprio le Tavolette di Mu, iscrizioni incise su tavolette, o rocce, ritrovate in fortuiti casi e strane miracolose coincidenze nel Tibet. Ogni concezione è utile per fornire nuovi percorsi di conoscenze e di veli che si aprono a nuove interessanti saperi, nuovi teatri della conoscenza umana. Naturalmente, ogni nuova scoperta, idea, deve essere suggellata da ferree prove, in particolare quando trattasi di antiche civiltà! Ad ogni modo un fondo di verità deve pur esserci e sicuramente, come io sostengo da molto tempo, un’unica grandissima civiltà deve esserci stata, dalla quale altre poi,sono derivate, che sia essa di natura terrestre o extra-terrestre, poco importa. Il fattore che dovrebbe far meditare è che tempi molto lontani da noi uomini iper tecnologici fornivano mezzi e conoscenze che oggi ci rimangono del tutto sconosciute. Dunque, perché questo? Senza dubbio, io credo ci sia la vastità di un mistero nel mistero, ma che questo rimanga del tutto impenetrabile, perché nel tempo l’uomo ha perso alcune preziose facoltà, rimanendo troppo relegato alla materia, tralasciando l’unica fonte eccellente, lo Spirito, lo spirituale, la sensibilità, tipici aspetti presenti in altre creature che non nell’uomo! Gli esseri umani hanno perso definitivamente la relazione, anche interiore, con il creato tutto nella sua totalità, con la natura, con tutto l’invisibile che li circonda.

Autore: Alexandra Celia
Messo on line in data: Febbraio 2008