RIFLESSIONI SULL’OLTRE (PARTE SECONDA) di Aradia

Il funerale dei non credenti

Ciao a tutti! Spero stiate bene.
Da ciò che la redazione mi comunica, ci sono state molte risposte di persone interessate agli argomenti precedenti. Le domande che sono emerse maggiormente sono state: ”Un funerale civile è davvero squallido: quale alternativa ci potrebbe essere?” e “Cosa fare quando un non cristiano muore?” Cercherò di esporvi il mio punto di vista mettendo insieme entrambe le domande.

Partendo da “cosa fare quando un non cristiano muore”, dipende tutto da dove si reca la nostra immaginazione quando ne parliamo. O meglio dipende da quali tipi di influenze sociali ci condizionano. Non bisogna dimenticare che l’influenza sociale e quella culturale sono sempre in agguato, anche se siamo soli! Le portiamo con noi anche quando formuliamo pensieri nostri! Quindi è qualcosa che prende parte anche nel nostro immaginario.
Detto ciò, è evidente che la domanda stessa porta con sé un “pregiudizio”. Si parla infatti di “non cristiano”. Ciò vuol dire che la maggior parte delle persone che ha formulato tale domanda a sua volta era condizionata da un’idea che condizionava il pensiero.

Se ci pensate, in molte frasi utilizzate quotidianamente esiste la parola “cristiano” oppure “Cristo”: ”un bravo cristiano”, “un povero cristiano”, “un povero cristo”, “un cristo in croce” (uso volutamente la lettera minuscola poiché il cristo di cui scrivo non mi rappresenta). Ciò vuol dire che tale parola e suoi derivati hanno preso piede nella quotidianità, anche per chi dice di non “essere credente”. Forse allora la domanda corretta o più corretta potrebbe essere: “cosa fare quando un non credente muore?” In questo caso la risposta è più semplice. O forse no, dipende sempre dal punto da cui si osserva la questione.

Riferendoci esclusivamente alla celebrazione del rito funebre, se per non credente intendiamo persone appartenenti ad altri culti, la domanda si risolve da sé poiché ognuno è libero di seguire le usanze appartenenti al proprio credo, sia nell’al di qua sia nell’aldilà.
Se per non credente intendiamo una persona atea e razionalista, anche in questo caso la domanda si risolve da sola perché se una persona è atea o agnostica, basta che durante il rito funebre, si rispetti ciò che era in vita; quindi, nell’organizzazione della cerimonia funebre (che in tal caso avrà carattere laico), sarà corretto ricordare la persona anche nel suo modo di essere atea.

Proseguendo oltre la celebrazione funebre e riferendosi invece al passaggio “dell’anima di un non credente che varca la soglia”, le risposte sono tante. Non sempre è detto che chi si dichiara non credente, ateo o agnostico in vita, lo sia veramente dopo la morte. A volte è una sorta di scudo, un modo di voler apparire mentre dentro si processano pensieri e soprattutto verità che si portano dall’altra parte, a cui però si sceglie di non aderire durante la vita. E questo per diversi motivi.
Ci sono poi anime che restano “atee” anche dall’altra parte, ma non nel senso in cui le intendiamo di qua. Percepiscono che c’è qualcosa, ma fanno fatica a distaccarsi da ciò in cui hanno sempre creduto e che ha caratterizzato la loro vita terrena. Immaginate una sorta di confusione totale, uno smarrimento così come quando ci si trova di fronte all’inaspettato, a qualcosa che mai si poteva pensare essere vero. Queste anime vivono un disorientamento ma è soltanto una questione di tempo. La durata, dipende.
Come si possono aiutare? Parlando… ma questo sarà oggetto di un argomento futuro. Ma intanto cosa si può fare nell’immediato? Creare una cerimonia di saluto su misura per chi va anziché per chi resta!

Dall’anima che varca la soglia, torniamo invece al funerale civile, che a molti sembra davvero squallido. Quali alternative? Tante in verità, ma chi resta deve essere creativo anche se il momento è doloroso e soprattutto deve essere aperto a qualcosa che potrebbe non appartenergli. Se pensiamo alla persona che ha varcato la soglia, dobbiamo pensare a come veramente era, a quali fossero i suoi pensieri, quale fosse il suo sentire, quali le cose in cui credeva, cosa le piaceva, cosa faceva quando moriva qualcuno, se seguiva rituali particolari o aveva usanze proprie. Nella vita ognuno di noi manifesta idee a proposito di morte, di aldilà e di cosa vorrebbe che fosse fatto… almeno una volta, lo facciamo tutti! Questo il motivo per cui buona parte del mio lavoro si basa sull’aiuto alle persone, affinché prendano coscienza di cosa la morte ed il morire significhino per loro.

Credo e sento che il momento del commiato, il cosiddetto ultimo saluto, il saluto che ognuno di noi darà alla vita appena vissuta ed il saluto che daranno le persone care a noi, debba rispettare il nostro stile. Del resto non avrebbe senso e sarebbe alquanto irrispettoso se un non credente avesse un funerale religioso soltanto perché i suoi parenti non sanno che fare!
La nostra anima assiste al proprio funerale… Il funerale civile non deve essere interpretato per forza come “meno curato”, ma come per il discorso precedente relativo al condizionamento, forse anche nel caso del funerale civile, definito squallido, esiste un condizionamento che ne pregiudica l’immagine poiché in fondo esso ”non corrisponde ad un canone a cui siamo abituati”.

Nel caso in cui la persona non credente muoia in ospedale, la prima cosa da verificare è il luogo in cui eventualmente allestire una cerimonia. In molti comuni vengono messe a disposizione delle sale per il commiato in cui celebrare funerali laici o di culti diversi Non in tutti i comuni, però, perché molti invece sono ancora “retrogradi”con ordinanze comunali davvero assurde, a parer mio. Il sito della UAAR Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (www.uaar.it) è prezioso per tali informazioni, poiché loro da anni portano avanti il discorso dei funerali laici.

Nel caso in cui la persona avesse invece la fortuna di andarsene dal proprio letto, allora si potrebbero fare cose differenti. Chi resta e magari non è pratico delle usanze di chi è andato, potrebbe farsi aiutare. Da chi? Nel caso di un ateo, si contatta un officiante laico. Ma nel caso di chi non fosse laico e credesse invece nell’esistenza della vita oltre la morte, ma non in modo convenzionale e fosse pertanto diversamente credente? Cosa fare? A chi rivolgersi?
Dovete sapere che questo discorso del funerale alternativo per coloro che sono diversamente credenti, è un discorso che io ed una mia collega abbiamo intrapreso tempo fa, chiedendoci appunto cosa potessimo fare in questi casi. La riflessione è nata dal fatto che non siamo cattoliche, ma non apparteniamo neanche a culti già disciplinati. Da sempre lavoriamo con la vita e con la morte attraverso l’energia, ma anche attraverso il sostegno alla persona che vive un disagio esistenziale.
Facciamo perciò un lavoro completo, osservando e sostenendo l’essere nella sua totalità di essere umano e spirituale. Il quesito che ci siamo quindi poste è stato il seguente: se muore una persona che crede nell’esistenza dell’aldilà, crede nella sopravvivenza dell’anima, non crede nella morte, ma crede che sia un modo di varcare una soglia oltre la quale esiste vita, se tale persona fosse pertanto quella che chiamo “diversamente credente” (con ciò intendo una persona che vive un suo personale modo di elaborare la morte e di credere) chi resta come dovrebbe comportarsi nei confronti di questa persona? O meglio: come dovrebbe celebrare questo passaggio? E soprattutto saprebbe cosa fare?

Ci siamo date una risposta univoca. Per la maggior parte non avrebbero idea né di cosa fare, né di come fare. Così abbiamo pensato di proporci come “officianti per funerali alternativi di diversamente credenti” che è ben diverso dall’officiante laico.
Poiché crediamo fortemente in questo progetto, stiamo portando avanti l’idea. Credo che ogni persona abbia il diritto di ricevere il commiato nel modo in cui sentiva e non nel modo in cui gli altri vorrebbero. Una cerimonia funebre viene fatta da sempre per ricordare e salutare chi non c’è più e non per fare qualcosa che il contesto sociale esige fatto in un certo modo. Almeno non dovrebbe anche se purtroppo, a volte è così.
Questo vale per gli atei, gli agnostici, per ogni non credente, ma anche per i “diversamente credenti”, cioè coloro che credono ma non nel modo “convenzionale”. Escludo i credenti convenzionali, poiché di solito il credo del contesto sociale corrisponde a quello della persona e perciò in tali casi non vi sono incongruenze.

Ci sono molti modi per agevolare la persona nel passaggio e per celebrarla. L’unico ostacolo potrebbe essere il luogo in cui allestire uno spazio adeguato. Se risiede in un comune in cui sono previste delle sale apposite, come detto, si può organizzare lì la cerimonia. Se non esistono, si può pensare di farla in casa prima di recarsi nel luogo di sepoltura.
Come farla?
Rispettando e ricordando l’essenza della persona stessa. Cercando di essere più vicini alle cose in cui credeva. Se amava letture particolari, scegliete un brano tra le sue letture preferite e leggetelo. O leggetele una poesia del suo poeta preferito. O mettere il brano musicale che amava. O scrivete voi qualche parola che la ricordi. Oppure fate una festa in suo onore. Potete anche organizzare una festa di saluto.

Ho un’amica che mi ha chiesto di occuparmi dei suoi funerali, chiedendomi una festa con champagne e… Drag Queen. Mi ha detto che visto che lei in vita è una persona che si è sempre goduta ogni attimo, in morte vuole procedere allo stesso modo. Vi sembra strano? A me no. Lo trovo coerente e molto bello: essere, sentire, volere. Ogni cosa è perfettamente allineata. L’immagine che vogliamo resti di noi, arriva anche dal nostro funerale. Ovviamente questo è il mio modus operandi ed il mio punto di vista che condivido con voi. A voi invece, le vostre verità!

Riflettete e pensate cosa va bene per voi e non abbracciate idee per voi stessi che non siano cose che sentite veramente!
Per chi di voi fosse a Roma ed avesse bisogno di un aiuto nell’organizzazione di funerali alternativi per persone diversamente credenti, può contattarmi tramite redazione. Agli altri posso comunque dare un consiglio anche se a distanza. Liberi di vivere e liberi di volare via come il nostro Essere suggerisce.
A tutti un augurio per un anno nuovo sereno e gioioso, ma soprattutto ricco di ogni positività!

 

Autore: Aradia
Messo on line in data: Dicembre 2013