LA GRANDE MADRE NEI TAROCCHI di Rossana Tinelli

Le figure della Grande Madre

La Grande Madre da cui tutto ebbe origine, la Grande Dea, è raffigurata negli Arcani Maggiori in vari aspetti, quello più importante è la sua rappresentazione come Dea Trina o una Dea dai tre volti. La dea fanciulla, la Vergine, La Dea Madre, l’Anziana o la strega. Questi tre volti sarebbero il riflesso delle tre età delle donna, assurti a principi, archetipi del femminile, associati con il ciclo lunare diviso in tre fasi.
Alla luna crescente è associata la Dea Fanciulla, alla luna piena la Dea madre e alla luna calante la Dea Anziana. Sulla quarta fase la luna nera, essa viene associata da qualcuno alla morte come momento della vita della donna e di ogni essere vivente da qualcun altro alla Dea Distruttrice Oscura.

Dalla scissione dei tre volti le culture patriarcali monoteiste avrebbero isolato il volto della Dea come Dea madre, bianca e luminosa, pura e celeste, come la Madonna nella tradizione cristiana, icona del femminile luminoso, mentre i tre volti del divino femminile venivano esclusi e relegati nel mondo sotterraneo e demoniaco.

Nel periodo del neolitico un’altra caratteristica della Grande madre o Dea è la sua corrispondenza con il ciclo della vegetazione , quindi alla fertilità della terra. Le dee Inanna, Ishtar, Iside, Cibale e in seguito Demetra si differenziano nettamente con il Dio. La Dea è sempre senza età, immutabile, non cambia né muore, è al di là del tempo e del mutamento, amante e madre, terra fertile e feconda, fonte di ciò che cresce. Il Dio al contrario, è vegetazione che nasce e muore, è giovane e anziano e gira la ruota dell’anno segnando il ciclo della sua stessa vita e tutto ciò è evidente anche nel Dio cristiano è destinato a morire anche esso.

 

Nell’immagine a lato, “esaltazione della Madre Terra”; Roma, porta orientale dell’Ara Pacis, il monumento costruito per celebrare la grandezza di Augusto

Nella mitologia greca troviamo dee fanciulle, madri e anziane: Artemide fanciulla, Era madre, ed Ecate anziana.
Queste presenze sono evidenti anche nel grande trattato di filosofia esposto per immagini che sono gli Arcani Maggiori dei Tarocchi, le cui origini restano avvolti nel mistero anche se le loro radici storiche affonderebbero nella mistica medievale. I Tarocchi rappresentano un linguaggio interiore, un percorso di auto-conoscenza rivolto alla crescita spirituale e al raggiungimento della saggezza. Infatti le figure, i simboli rappresentati nelle carte hanno valenze molteplici: simbolico, divinatorio, cabalistico, astrologico e meditativo.

Il simbolismo ci permette lo studio di ciascun arcano che deve essere esaminato, studiato e interiorizzato; così facendo i simboli in esso racchiusi, le immagini mute ci faranno pensare e ci permetteranno di scoprire il nostro sé interiore. Il punto di vista divinatorio risveglia in noi stessi facoltà e capacità nuove che non sapevamo di possedere, a indovinare, a sondare l’oscurità per trovare ciò che si nasconde. Il numero 22 dei tarocchi è l’approccio cabalistico, il numero delle lettere dell’alfabeto ebraico che collegano i tarocchi all’Albero della vita: ad ogni arcano corrisponde un sentiero dell’albero. Ad ogni lama corrisponde un segno zodiacale che disegna le caratteristiche psicologiche della nostra personalità ed è altrettanto importante l’approccio meditativo perché attraverso di esso il nostro percorso spirituale diventa più chiaro e sentito dalla nostra anima. Ognuna delle lame rappresenta una tappa della vita, un obiettivo da raggiungere ed assimilare completamente. Giunti alla fine del cammino arrivati cioè al Mondo, possederemo una consapevolezza in più, conosceremo meglio noi stessi.

Questa conoscenza è nelle mani della Papessa, la Grande Madre che corrisponde alla luna, la sacerdotessa del mistero, Iside, la dea della notte profonda. Ella si appoggia alla Sfinge che propone tre domande: da dove veniamo? Cosa siamo? Dove andiamo? Nel Medioevo era raffigurata come Papessa a dispetto dell’ortodossia, poi Giunone a Besancon, che ci mostra con una mano il cielo e con l’altra la terra: “ciò che è in alto e come ciò che è in basso”.
Nell’iconografia classica nella mano destra tiene socchiuso il Libro dei Segreti, le Sacre Scritture che nessuno potrebbe scoprire se la Papessa non gli affidasse le chiavi che tiene nella mano sinistra. Una apre l’interno delle cose ed è d’oro, connessa al Sole, il verbo, la Ragione; l’altra è d’argento ed è connessa alla luna che rappresenta l’immaginazione, la lucidità intuitiva. Ciò significa che per conoscere bisogna unire la logica all’immaginazione.

La Papessa porta il numero due espressione del binario o della distinzione: siamo sul sagrato del Tempio di Salomone, dove si innalzano due colonne, Jakin e Boaz, tra le quali troneggia la Papessa, davanti a un velo che nasconde l’ingresso del santuario. Una delle due colonne è rossa, l’altra azzurra. La prima corrisponde al Fuoco, l’ardore vitale divorante, l’attività maschile, lo zolfo degli alchimisti; significa solidità. La seconda è l’Aria ed il soffio che alimenta la vita, la sensibilità femminile,il Mercurio dei saggi; significa sicurezza.

Lo scranno sul quale siede è celato alla vista da un drappeggio che simboleggia la clausura nel tempio, che sembra proteggerla dalle insidie del mondo. Ella rimanda a Iside la dea egiziana del disco lunare, che riuscì a riportare alla luce Osiride, il dio solare suo sposo che era chiuso nel mondo sotterraneo presso le divinità della morte. E’ quindi Selene, la luna il cui aspetto oscuro è rappresentato da Ecate, terribile dea dei morti. La luna infatti ha due volti uno oscuro e terrificante e uno luminoso e benefico, come la Natura ora è la Madre, ora è la divoratrice delle proprie creature. La papessa richiama alla mente anche una qualsiasi Madonna nera dell’iconografia cristiana. Rappresenta la notte primordiale fecondata dal Fiat emanato dal centro, l’oscurità che si apre alla luce e l’accoglie nel suo grembo diventando essa stessa materia della creazione.

Tutta la creazione proviene da questo dualismo: padre e madre, creatore e creazione, Dio e Grande Madre Terra, Iside ed Osiride. La Papessa sulla sua tiara mostra la falce di luna crescente, è una sacerdotessa-vergine che custodisce l’uovo della creazione. Nella cabala è associata alla seconda Sephira, La Saggezza, Iside-Sophia. Essa corrisponde al pensiero creatore, emanazione immediata del padre, il Verbo. Essa è la coscienza, il dovere, la legge morale, la metafisica, l’insegnamento.

Altra figura di Dea è riscontrabile nell’arcano dell’Imperatrice che è intelligenza creatrice, la Madre delle forme, delle idee, delle immagini, Venere radiosa nata dai flutti cupi dell’oceano caotico. Regina del cielo, esprime l’immutabilità delle cose sottratte all’alterazione, per questo si mostra di fronte e attorno al suo capo gravitano 12 stelle dello Zodiaco che sono connesse ai cicli terrestri con i loro influssi. L’Imperatrice è la donna nel fulgore della potenza, la donna che ha conosciuto l’amore e splende in esso come Dea madre. E’ esplosione della vita nella sua incessante creatività. Ella sorregge lo scettro del suo potere creativo esercitato sul mondo e le sue gambe sono in posizione di parto. La luna crescente sotto il suo piede sinistro conferma che la nostra energia non ha origine dentro di noi, ma è un’energia cosmica, divina. Esibisce un blasone con l’aquila e un pomo d’Adamo come se all’interno della femminilità ci fosse un nucleo maschile. Ai piedi ha un serpente che simboleggia l’energia sessuale dominata e incanalata pronta a innalzarsi verso la realizzazione del sé.

Il simbolo della Fertilità sono Le Stelle: qui è raffigurata la Dea in tutta la sua nudità, la femminilità in ginocchio per rendere omaggio alla Madre Terra ed è in comunicazione con il cosmo, è nel mondo irrogandolo; i seni nudi parlano dell’allattamento, rimandano alle stelle della Via Lattea, otto stelle sul suo capo, e le anfore sono recettive e sembra captare l’energia del fiume azzurro e l’altra versa la luce stellare. Sul ventre tondeggiante si intravede un germe di vita, irradia fertilità. La forza che scaturisce dal centro dell’universo scende verso l’essere umano, purifica la terra e ritorna all’universo in un movimento di eterno ritorno. Il suo rapporto con la natura ci guida verso l’ecologia, lo sciamanesimo, tutte quelle discipline che considerano il pianeta come creatura vivente. Questa carta per la sua nudità rievoca Venere, stella del pastore, l’astro splendente che permette di orientarsi nella notte.

L’archetipo materno cosmico è la Luna, uno dei simboli più antichi dell’umanità, archetipo femminile per eccellenza, la Madre Cosmica raffigurata nei tarocchi come la donna anziana impregnata di saggezza. Vista di profilo, ha la stessa faccia della luna crescente in formazione, una parte di essa è invisibile, è il mistero dell’anima, tutto quello che è nascosto. La luna riflette la luce del sole. Essa è collegata ai ritmi biologici, all’acqua, alle maree, ai cicli femminili, alle acque uterine. Al passaggio dalla vita alla morte, qui diviene Ecate. E’ la recettività, la luna riflette la luce del sole, è l’immaginario , i sogni, l’inconscio.

La realizzazione totale della figura della Dea Madre è nel Mondo, l’arcano XXI dei Tarocchi. Qui si vede una donna che pare danzare al centro di una corona di foglie dorate o azzurre, tenendo nella mano destra una boccetta, simbolo del principio recettivo femminile, e a sinistra una bacchetta, il principio attivo maschile. E’ una figura femminile, ma essendo l’unione di due principi è anche l’Androgino realizzato. Nella tradizione cristiana Cristo, la Madonna o i santi erano raffigurati all’interno di un’ovale come la mandorla che è simbolo di eternità ed è una forma che ricorda il sesso femminile. E’ l’unità ritrovata del mondo nella sua totalità, è l’uovo filosofico, l’arte alchemica dove l’uovo comprende in sé i quattro elementi: il guscio è la terra, l’albume l’acqua, la sottilissima membrana che si trova sotto il guscio è l’aria, il tuorlo è il fuoco.
Questa carta è circondata da quattro elementi: un angelo, un bue, un’aquila e un leone, che rappresentano i quattro evangelisti. Sono inoltre i quattro elementi costitutivi della realtà, i quattro punti cardinali: sotto la carta due animali terrestri, il bue erbivoro e il leone carnivoro. Nella parte superiore due esseri alati: un angelo portatore di messaggi divini e l’aquila che ci rimanda alla grandezza dell’ascesi, alla capacità umana di elevarsi a grandi altezze. Sopra il cielo e sotto la terra: nell’analisi delle carte c’è questa doppia dimensione terrestre e celeste, al cui centro si svolge, secondo la geometria dei Tarocchi. il processo carnale e spirituale dell’essere umano, qui c’è l’Anima Mundi. Il Matto, numero zero dei Tarocchi, il Caos primordiale, incontra il compimento e il concepimento del suo cammino, la Madre Terra, la Grande Madre.

 

Autore: Rossana Tinelli
Messo on line in data: Febbraio 2016