L’ORDINE DEL TEMPIO di Devon Scott

Speciale Società Segrete e Iniziatiche: i Templari

I Templari furono (e sono) l’ordine monastico-cavalleresco più famoso; il loro valore militare, le loro ricchezze favolose, le loro dottrine misteriose e la loro terribile morte sul rogo sono da secoli oggetto di interesse. I Cavalieri del Tempio di Gerusalemme furono creati come protezione per i crociati e i pellegrini in Terrasanta, soprattutto per salvarli dal brigantaggio.
L’ordine fu ufficialmente fondato da Hugues de Payns nel 1119, con altri otto cavalieri, allo scopo di formare la base di una grande milizia cristiana: André de Montbard, zio di san Bernardo, Payen de Montdidier, Geoffroy de Saint-Omer, Archambaud de Saint-Armand, Geoffroy de Bisol, i signori de Gondemar e de Rossal, a cui si aggiunse Hugues I de Champagne, re di un piccolo stato, che aveva donato a san Bernardo le terre su cui costruire l’abbazia di Clairvaux.

Il re Baldovino concesse loro di installarsi sulla stessa altura sulla quale c’erano le rovine del tempio di Gerusalemme, sul monte Moriah; qui, secondo la Bibbia, il patriarca Abramo si era preparato a sacrificare a Dio su una roccia il figlio Isacco; qui Salomone aveva fatto erigere il primo tempio ebraico e sempre qui Maometto si recava a meditare, per cui vi era sorto il primo tempio islamico della città, la moschea di Omar, che si può vedere ancora oggi e che nel suo interno mostra la roccia sacra di Abramo.

Nell’immagine a lato,
veduta di Gerusalemme

I nove cavalieri pronunciarono davanti a Teoclete, patriarca cristiano della città, i voti restrittivi della regola di sant’Agostino, che prevedeva una vita di assoluta castità, povertà ed obbedienza. Più tardi san Bernardo, capo dei cistercensi di Clairvaux, dettò una regola apposta per loro ed ottenne dal papa Onorio II il riconoscimento ufficiale dell’ordine. Fu sempre san Bernardo a stabilire i colori del loro stendardo, il bauceant, parola che in francese antico indicava i due colori che lo componevano, cioè il bianco ed il nero, simbolo del fatto che essi erano bianchi e buoni per gli amici di Cristo, ma neri e terribili per i suoi nemici. La bandiera riportava il motto latino:

Non nobis, Domine, non nobis,
sed nomine tuo da gloriam
(non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome dai la gloria).

Il loro simbolo era la croce patente, cioè una croce a quattro bracci eguali che si allargavano verso l’esterno; vestivano un mantello bianco di lana con una croce rossa.

Nell’immagine a lato, la croce templare

L’ordine del Tempio era composto da una rigida gerarchia: c’erano i Cavalieri, gli unici che potevano esercitare il potere; poi i cappellani, gli scudieri, i servi e gli artigiani, tutti legati dalla stessa regola. Solo i Cavalieri partecipavano al Capitolo, presieduto dal capo dell’ordine, che aveva il titolo di Gran Maestro e risiedeva a Gerusalemme; suo assistente era il Siniscalco, il Maresciallo era a capo delle azioni militari ed il Commendatore aveva le funzioni di tesoriere.
I Templari non pagavano tasse, ma potevano riscuoterle; avevano l’immunità nei confronti della giustizia comune, ma dovevano sottostare ai propri giudici; essi non possedevano nulla di proprio e dovevano ubbidienza cieca al loro capo. Come scrisse san Bernardo:

Non si acconciano i capelli e fanno raramente il bagno; li si può vedere trascurati, irsuti, neri di polvere, la pelle bruciata dal sole e brunita come la loro armatura. Ma quando suona l’ora della guerra, essi si bardano internamente di fede, esternamente di ferro e non di dorature. Nulla li ferma, né il loro piccolo numero, né la paura della ferocia degli innumerevoli nemici“.

Da Hugues de Payns, nominato Gran Maestro nel 1128, a Jacques de Molay, nominato nel 1294, ci furono ventidue Gran Maestri nell’ordine. I Cavalieri non erano in gran numero; nel corso del tempo da nove erano diventati appena trecento, ma erano molto rispettati; venivano considerati non solo  soldati valorosi, ma anche ottimi diplomatici e spesso salvarono situazioni penose, ingarbugliate o addirittura catastrofiche. Inventarono gli assegni e le lettere di credito, per evitare che la gente viaggiasse con del denaro che poteva far gola ai briganti, che infestavano mare e terra.

Nell’immagine a lato,
l’abito dei Templari

Il tesoro dei Templari divenne presto immenso; in ogni città avevano un quartiere di loro proprietà, detto Tempio, nel quale poteva essere esercitato per un mese il diritto d’asilo a chiunque ne facesse richiesta.

Durante la loro permanenza in Terrasanta, i Templari ebbero contatti col Vecchio della montagna, capo della leggendaria e famigerata setta degli Assassini, il cui nome deriva da hashish, droga che essi erano soliti fumare per fortificarsi prima delle battaglie. Tra il 1162 ed il 1193 il titolo di Vecchio della Montagna apparteneva a Rashid al-Din Sinan, poeta, scrittore e studioso di magia e alchimia; in questo periodo gli Assassini vennero in contatto con i Templari che vivevano in castelli vicini. I due gruppi dapprima si scontrarono militarmente, a causa di un tributo in oro richiesto dai Templari per il passaggio nella zona; poi vennero ad un compromesso che soddisfece entrambi. Da allora i rapporti si fecero abbastanza amichevoli, con scambio di reciproche conoscenze, soprattutto nel campo della magia.

Nell’immagine a lato, l’abito degli Ospedalieri

La potenza dei Templari suscitò ben presto odio ed invidia, però nessuno osò toccarli fino alla fine delle Crociate, perché avevano il sostegno di tutta la cristianità. Ma quando i Crociati ebbero abbandonato la Terrasanta, tutti si chiesero che fare di quel corpo militare forte e così perfettamente addestrato. Il papa aveva un sogno, quello di farne una santa milizia per mantenere la pace fra gli stati d’Europa; ma il sogno non era destinato a realizzarsi. I Templari avevano infatti un implacabile nemico nel re di Francia Filippo IV, detto il Bello per la sua straordinaria avvenenza fisica. Il re si era pesantemente indebitato coi Templari per fare la dote alla figlia, sposa del re d’Inghilterra; per evitare di pagare aveva chiesto di entrare nell’Ordine, ma era stato rifiutato.

I Templari avrebbero forse dovuto essere più cauti: Filippo, detto “la statua di ferro” per la sua impassibilità e per la sua durezza, aveva fama meritata di essere rancoroso e vendicativo: era infatti stato l’ispiratore del famoso “oltraggio di Anagni“. Avendo il re imposto alla Chiesa di Francia di pagare a lui e non a Roma le tasse, il papa Bonifacio VIII si era opposto, minacciando la scomunica; Filippo aveva replicato accusando il pontefice di eresia, immoralità e simonia; mentre il papa era ad Anagni, il legato del re lo aveva arrestato con l’intenzione di portarlo in Francia e pare che addirittura lo avesse schiaffeggiato. Bonifacio era stato subito liberato dalla folla, ma l’offesa e l’umiliazione che il pontefice aveva subito erano insanabili, come incancellabile era il rancore del re. Il pontefice morì dopo poche settimane; il suo successore, Benedetto XI, morì dopo circa un anno; grazie alle pressioni di Filippo nel 1305 divenne papa, col nome di Clemente V, il prelato francese Bertrand de Got, che nel 1309 trasferì la sede pontificia ad Avignone, nel sud della Francia.

Nell’immagine a lato,
il sigillo dei Templari

Filippo cominciò la sua guerra personale contro i Templari con una serie di inique tassazioni sulle proprietà dell’Ordine, poi proseguì con un’abile campagna di diffamazione nei loro confronti. Poiché erano un Ordine di soli uomini, furono accusati di sodomia; dato che avevano avuto contatti con l’Islam, divennero eretici; avendo inventato il sistema bancario, furono accusati di usura. Ancora oggi sono rimasti in Francia detti popolari come “bere come un Templare” o “bestemmiare come un Templare“; e in Inghilterra il detto “guardati dal bacio dei Templari” serve a mettere in guardia contro avances omosessuali. Filippo non avrebbe comunque potuto fare nulla se non avesse avuto la complicità o almeno l’acquiescenza del pontefice Clemente V. Questi veniva definito “vorace come un nugolo di cavallette” quando si trattava di soldi; aveva infatti una giovane e bellissima amante, Brunisenda di Talleyrand-Périgord, che amava il lusso più sfrenato e gli costava “più delle opere della Terrasanta“. Clemente aveva imparato bene la lezione di Anagni e sapeva quanto poteva costare opporsi al re; risolse elegantemente il problema emettendo una bolla che dichiarava decaduto l’ordine e Filippo il Bello potè scatenarsi.

All’alba del venerdì 13 ottobre 1307 contemporaneamente in tutte le sedi dei Templari si presentarono commissari reali con uomini armati ad arrestare 138 fra Cavalieri e loro accoliti; si dice che da allora il numero tredici sia considerato portatore di sfortuna. Il re concesse l’uso della tortura durante l’interrogatorio pur di “cavare la verità” agli accusati; per salvare le apparenze gli ordini reali furono controfirmati dall’Inquisitore Generale francese, al quale spettava per legge il compito di accusatore. Sottoposti a indicibili torture, alcuni riuscirono a tacere, altri morirono per i tormenti, i più confessarono tutte le colpe, a cui si aggiunsero quelle di stregoneria e di adorazione del diavolo sotto forma di un misterioso idolo, il Baphomet, che essi affermarono di ungere con il grasso prelevato dai bambini sacrificati nelle cerimonie sataniche.

Nell’immagine a lato, chiesa di Saint–Merry, Parigi (chiave di volta del portale centrale).
Seconda una leggenda, questa sarebbe la vera rappresentazione del Baphomet adorato dai Templari

A proposito del Baphomet sono state fatte innumerevoli illazioni: alcuni dicono che si tratta di un errore dello scrivano che compilava i verbali, il quale voleva intendere Mahomet, cioè che i Templari adoravano Maometto e si erano convertiti all’Islam; altri dicono che Baphomet era derivato dal dialetto degli Arabi di Spagna, bufihimat, che significa “padre della sapienza”, che indicava un generico principio superiore divino; altri ancora dicono che il Baphomet era la testa mummificata del fondatore dell’ordine, Hugues de Payen, che veniva onorata durante le cerimonie; altri che era una testa di metallo scuro, simbolo di una fase del processo alchemico chiamata “testa di morto” o nigredo; infine alcuni dicono che era un nome inventato dagli inquisitori e che non esisteva alcun idolo: le confessioni sotto tortura avrebbero semplicemente dato corpo a qualcosa che era solo nella fantasia di chi interrogava.

In pochi mesi cinquantaquattro cavalieri furono mandati al rogo dopo un processo sommario; spinto dalle innumerevoli proteste dei vescovi francesi e dei Generali degli ordini monastici, il papa annullò allora i poteri degli Inquisitori, istituendo una commissione di inchiesta imparziale che facesse luce sulla vicenda, nonostante la feroce opposizione del re. Egli stesso interrogò personalmente settantadue Templari per appurare la verità: e qui comincia il mistero, perché se molti ritrattarono, dicendo di aver confessato sotto tortura, altri invece confermarono le proprie confessioni; alcuni, poi, passarono anni in una inspiegabile altalena di confessioni e ritrattazioni.


Nell’immagine a lato,
Jaques de Molay nella celebre incisione di Ghevauchet (XIX secolo). Sulla parte destra si notano gli edifici del quartiere del Temple di Parigi

Alla fine Clemente V perse il suo atteggiamento di benevolenza; forse si convinse che i Templari erano davvero colpevoli, forse fu piegato dalle minacce del re, comunque indisse il Concilio di Vienne (nella regione del Delfinato) per sopprimere l’ordine, pur senza condanne ufficiali. Il tesoro dei Templari, o almeno ciò che ne fu trovato, fu confiscato; gran parte finì nei forzieri della corona francese, una piccola parte in quelli dell’ordine degli Ospedalieri, che accolse anche quei Templari, più numerosi di quanto si creda, che uscirono indenni dal processo e furono messi a riposo, con la concessione di entrare in altri ordini. I capi dei Templari furono gli ultimi a salire al rogo nel 1314, dopo un processo durato sette anni; prima di morire promisero ai loro accusatori la vendetta di Dio in nome della loro innocenza: il Gran Maestro Jacques de Molay diede appuntamento a Clemente V entro quaranta giorni dinnanzi al tribunale divino, a Filippo il Bello entro la fine dell’anno. Il papa morì per un attacco di calcoli renali un mese dopo, il re in novembre in un incidente durante la caccia al cinghiale nelle foreste di Fontainebleau.

Nell’immagine sopra, Jacques de Molay viene accettato
nell’Ordine dei Templari. Particolare, Musée Calvet, Avignone

La storia dei Templari non finì con l’esecuzione dei suoi capi; l’intera vicenda aveva caratteristiche troppo misteriose per chiudersi definitivamente. In primo luogo, molti interrogativi sul processo dei Templari non hanno ancora trovato risposta: ci sono le prove che i Cavalieri francesi furono avvertiti dell’imminente arresto. Perché si lasciarono catturare? E che fine fece il loro tesoro? Infine, come abbiamo detto, molti Templari si salvarono e la loro tradizione poté continuare. In Inghilterra il re Edoardo II, nonostante avesse sposato la figlia di Filippo il Bello, prese nettamente le parti dell’Ordine; solo pochi membri furono arrestati, condannati a pene simboliche e rilasciati. In Scozia, paese che in quegli anni era in guerra con l’Inghilterra, le bolle di scioglimento non furono mai rese pubbliche ed i Templari continuarono ad esistere almeno per altri quattro secoli.
In Germania i pochi che furono processati vennero assolti; molti entrarono fra gli Ospedalieri, altri fra i Teutonici; in Spagna successe la stessa cosa ed i Cavalieri si divisero fra altri ordini. In Portogallo i Templari subirono un’inchiesta, che li scagionò totalmente; per evitare polemiche cambiarono il loro nome in Cavalieri di Cristo e continuarono ad esistere fino al XVI secolo, dedicandosi ad attività marinare; fu uno dei loro capi che concesse a Cristoforo Colombo un finanziamento per il suo viaggio alla scoperta dell’America.

Autore: Devon Scott
Messo on line in data: Marzo 2006