LO SCIAMANESIMO AFRO-AMERINDIO di Andrea Romanazzi

Lo Sciamanesimo afroamerindio di ANDREA ROMANAZZI
Anguana Edizioni, Sossano, 2013, 200 pagine, Euro 16,00
www.anguanaedizioni.it


Dalla prefazione di Tairin Tre Rocce:
Quando ho accettato di scrivere la prefazione a questo libro sullo Sciamanesimo Afro-Amerindio, non l’ho fatto solo per la stima verso un uomo di cultura e conoscenza quale è Andrea Romanazzi, ma anche per una Fratellanza Spirituale che ci accomuna in questa vita. A questo posso poi aggiungerei il fatto di aver avuto l’opportunità di approfondire lo studio di una Tradizione Sciamanica della quale avevo conoscenze molto superficiali, pur praticando Sciamanesimo da circa venticinque anni. Ho iniziato così a leggere il testo, anche incoraggiato dal fatto che esso non si presenta solo come un saggio di tipo accademico, ma anche come una guida pratica per chi voglia addentrarsi nella conoscenza esperienziale di questo tipo di Tradizione Spirituale e Magica.

L’approccio intimista ed individualista di Andrea Romanazzi allo studio di essa, nonché la sua evidente diffidenza verso le gerarchie troppo strutturate, sono state per me uno stimolo in più ad inoltrarmi con piacere nella lettura del suo libro. Io stesso, come Sciamano e anche come Druido, non ho mai amato le strutture gerarchiche, sia pur spirituali, preferendo il rapporto diretto con lo Spirito e vedendo il ruolo dell’Insegnante solo come quello di coLui che offre conoscenza e metodi per applicarla, in modo che gli studenti possano crescere sino a poter proseguire da sé la propria Via evolutiva.
Malgrado ciò, devo confessare che, inoltrandomi nella lettura del testo, per un po’ mi sono chiesto se l’Autore non fosse stato un po’ troppo generoso nell’offrire indicazioni pratiche così dettagliate riguardo alla parte ritualistico-operativa, ma trattandosi di un mio punto di vista molto personale, sul quale certamente molti non saranno d’accordo, ho poi dissipato il mio dubbio considerando che tali informazioni offrono spunti preziosi per gli studiosi e i praticanti seri di Sciamanesimo e che sarebbe stato limitante per il valore dell’opera il non pubblicarle.

Così ho proseguito la lettura, percorrendo un viaggio affascinante sia dal punto di vista antropologico che esoterico, che va dalle origini africane di questa forma di Sciamanesimo, attraverso gli orrori e le sofferenze dello schiavismo, per giungere infine alle sue mutazioni sviluppatesi progressivamente nell’Area Caraibica e in Sud America.
E’ un viaggio narrato con rigore scientifico, ma anche con l’acume e la chiarezza di chi percorre in prima persona un cammino di ricerca spirituale, sapendo cogliere non solo le differenze, ma anche i punti che accomunano le varie Tradizioni Spirituali presenti sul nostro pianeta.
La ricerca di Andrea Romanazzi ci permette di seguire le vicissitudini di una Corrente Magico-Spirituale cha ha avuto la capacità di adattarsi ad un ambiente drammaticamente diverso e alle trasformazioni sociali e culturali dei popoli da cui si era generata.

Sarebbe veramente troppo lunga qui l’elencazione di tutti i punti che sono stati fonte di riflessione per me, ma non posso non citare, ad esempio, la parte in cui si tratta delle caratteristiche dello Sciamanesimo in rapporto alla trance, alla possessione e agli stati alterati. Personalmente concordo appieno con la definizione che l’Autore dà del termine Sciamano: “… individuando con tale termine tutti coloro che hanno un rapporto con il mondo degli Spiriti ed esercitano un preciso controllo sugli stati alterati di coscienza”. Ma questa stessa definizione parrebbe quasi escludere dalle pratiche sciamaniche i riti della Tradizione Afro-Amerindia dove la cosiddetta “possessione spiritica” sembra abbondare.
In realtà però non è così e credo che il problema esista per chi tratta dell’argomento senza averne un’esperienza diretta. La “possessione” è tale quando uno Spirito occupa arbitrariamente il corpo di qualcuno che nemmeno sa che cosa stia accadendo. Al contrario, nello Sciamanesimo, così come nei rituali Afro-Amerindi, l’Iniziato non è posseduto contro la sua volontà, ma si fa “temporaneamente da parte”, per lasciare che la Voce dello Spirito passi attraverso di Lui/Lei come attraverso un “tubo vuoto”.
Si può inoltre aggiungere, parlando anche per esperienza personale, che pure nello stato di “tubo vuoto” la propria coscienza può essere presente, ma ridotta volontariamente allo stato di “spettatrice” di ciò che lo Spirito fa e dice, senza produrre interferenze.

Certamente a nessuno oggi verrebbe in mente di definire “Possessione” il ben noto fenomeno del Channeling e quindi credo che questo possa aiutare a far capire come abbia ragione Andrea Romanazzi a vedere il Candomblé, l’Umbanda e le altre Tradizioni Afro-Amerindie come facenti parte della vasta corrente dello Sciamanesimo.
In conclusione, il libro è una miniera di informazioni e per chiunque conosca un qualche tipo di Sciamanesimo sarà possibile cogliere le analogie tra rituali e strutture cosmogoniche presenti in tutte le Tradizioni Sciamaniche del mondo, e trarre anche ispirazione per arricchire eventualmente i propri riti sciamanici con nuovi apporti che possono espandere la propria “visione delle cose”.
Suggerirei comunque di ricordare che gli Spiriti presenti in questo tipo di Tradizione sono legati a una linea ancestrale che non è la nostra attuale, anche se a volte i nomi riecheggiano quelli della mitologia cristiana. Solo il Grande Mistero è universale e le sue manifestazioni, di cui siamo parte anche noi, possono essere limitate o calibrate su una certa onda-pensiero, che può non essere allineata con la nostra. Mi sento quindi di raccomandare caldamente la lettura di questo libro estremamente interessante, e a chi volesse mettere in pratica quanto illustrato in esso, consiglio molta serietà e rispetto, ricordando che l’onestà e la purezza d’intento sono la miglior garanzia per la propria crescita spirituale (Scheda dell’editore).

 

Andrea Romanazzi, laureato in ingegneria civile con indirizzo Geotecnica e specializzato in Ingegneria della Sicurezza, da più di tredici anni si interessa a varie discipline, come l’antropologia e l’archeomitologia. Si occupa, effettuando ricerche sul campo, di manifestazioni religiose, magico popolari e folklore, quello che ritiene essere quod superest di una cultura millenaria oramai persa. Interesse principale è la ricerca delle tracce dell’antico culto della Dea Madre e le sue evoluzioni tra storia, mito, religione e tradizioni.
Il suo primo libro, La dea madre e il culto betilico, è stato recensito su diverse riviste specializzate del settore come il magazine Hera, Graal, Hicarus, nonché su quotidiani locali. E’ stato argomento di studio in due manifestazioni, una organizzata dall’Archeoclub di Italia, sede di Bari, dal titolo “La Dea Madre e il culto delle Pietre Sacre” e una seconda nell’ambito della Settimana della Creatività organizzata dal comune di Bari.
E’ coautore della pubblicazione scientifica Instabilità dei versanti nei centri storici di grande interesse storico artistico monumentale: il caso di Acerenza (Basilicata), lavoro presentato al I Congresso AIGA, Chieti, 19-20 febbraio 2003.
Suoi articoli sono stati pubblicati su quotidiani e riviste specializzate, come Puglia d’Oggi, Hicarus: le ali del mistero, Stefano Salvatici editore, e L’altra scienza, Sibilla editore. Ha partecipato a numerosi Seminari e Convegni; collabora attivamente con vari siti web e riviste (compreso lo Spaziofatato).
Con Boopen Edizioni ha pubblicato Il magnetismo umano.
Con le Edizioni Venexia ha pubblicato Guida alla Dea Madre in Italia (2005), Il ritorno del dio che balla (2006), La stregoneria in Italia (2007), Guida alle streghe in Italia (2009) e Guida alla stregoneria del deserto (2011).

Con Anguana Edizioni ha pubblicato Lo Sciamanesimo afroamerindio  (2013) e La borsa dello Sciamano (2016).

 

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