IL CERCHIO DI FUOCO di Devon Scott

Il cerchio di fuoco. Leggende, folklore e magia dei Celti di DEVON SCOTT
Edizioni L’Età dell’Acquario, Torino, 2009, 184 pagine, ill. b/n, Euro 14,50
www.etadellacquario.it

In un’epoca come la nostra in cui molti sono intenti a recuperare le radici dei popoli antichi, investigando nella loro storia e mettendo in risalto i punti salienti delle loro culture, i Celti accentrano su di sé moltissima attenzione. Forse in realtà non hanno mai smesso di affascinare, un po’ per il mistero che li avvolge e un po’ per il loro stile di vita così intriso di magia raccontatoci da alcuni grandi classici latini; ma quel che è certo è che il mondo contemporaneo oggi guarda a questa civiltà con un interesse e un’affezione particolari. Dall’altro lato, ci sono coloro che criticano quello che definiscono “revival celtico”, talvolta a ragione, visto il dilagare di falsi miti e nozioni inventate di sana pianta, dall’altro lato a torto, perché tendono a fare di tutta un’erba un fascio, gettando nel calderone anche coloro che si impegnano in una ricerca appassionata, ma assolutamente seria, come Devon Scott.

Questa autrice è ormai nota a un vasto pubblico di lettori per libri che hanno riscosso un ottimo successo – Podomanzia, I giardini incantati e Le piante del fascino – grazie alla sua capacità di esplorare territori spesso mitizzati con grande equilibrio e cognizione di causa. Il cerchio di fuoco esce per L’Età dell’Acquario e apre uno squarcio sul mondo dei Celti che consente al lettore di osservarlo da diverse angolazioni. L’indagine concilia una mole immensa di dati e informazioni in un quadro d’insieme in cui ogni cosa viene narrata con linguaggio accattivante e fluido (cifra stilistica dell’autrice): leggere questo libro è un po’ come guardare un film, le parole diventano immagini, colori, movimenti. Ci si immerge nel mondo dei Celti riscoprendone la storia e accarezzandone l’anima così legata al potere evocatorio della Natura e della divinità. Devon Scott descrive benissimo il senso del sacro che, come i testi latini attestano, caratterizzò i druidi e i loro addestramenti a contatto con quelle energie che oggi definiamo “magia” (in senso quasi dispregiativo, relegandole ai confini del ridicolo), ma che un tempo l’uomo considerava manifestazione di dèi e dee.

In questo libro la storia dei Celti si snoda piacevolmente fermandosi sulle tappe più importanti e permettendo a chi è a digiuno di “celtismo” di imprimerle con forza nella propria memoria. Conoscere la storia dei Celti significa imparare a riconoscerne i tratti distintivi, così ben messi in rilievo da autori quali Diodoro Siculo, Cesare, Strabone. E significa anche ridimensionare o smitizzare alcune idee erronee che si sono diffuse negli ultimi anni, soprattutto in Internet, come quella che vuole Stonehenge creato dai Celti per officiare i loro riti. Devon Scott sottolinea l’importanza di valutare la storia celtica senza attribuire a questo popolo eventi, azioni e costruzioni che appartengono a un’epoca di molto precedente. Fa tutto richiamandosi agli unici testi scritti che abbiamo dei primi tempi dei Celti, studiando in modo approfondito simboli, usi, costumi e tutto ciò che è convogliato in questa cultura giungendo fino a noi. Tracciando un magico cerchio nella radura del passato, riesuma con maestria tutto ciò che attiene al mito ma anche tutto ciò che è storia autentica, fatta di eventi reali.

A seguire, una parte del libro dedicata all’astrologia celtica, dove magia e mistero la fanno da padroni. Qui l’appassionato può attingere a una vera e propria fonte di utili risorse e di conoscenze pratiche, sentendo risvegliarsi il potere degli alberi e di tutta la natura che lo circonda, imparando a mettersi in ascolto degli spiriti elementali, studiando il calendario di Coligny. Ci sarà pur stato un motivo se l’apprendistato di un druido durava circa vent’anni di indefessa ricerca. Per i Celti cielo e terra erano uno speculare dell’altra e nascondevano segreti e incredibili prodigi. Il loro modo di vedere alla vita e all’universo era all’insegna dell’unità e dell’integrazione. In questo senso anche il valore dato al bene e al male non era assoluto e questo influì sullo sviluppo di talune pratiche sacrificali e rituali. Per chi volesse approfondire questo mondo e conoscerlo più da vicino, per coloro la cui natura è affine a quella sacra degli eterni Celti (perché non c’è uno spartiacque tra quelli del passato e quelli del presente se non per differenze dovute a cambiamenti dei tempi e delle culture; esattamente come avviene per l’uomo stesso), alla fine del libro c’è un’utile Appendice che include indirizzi di associazioni e riviste di tutto il mondo incentrate sull’universo druidico.

Una delle cose che più colpisce del Cerchio di fuoco è la sua imparzialità, la lucidità con cui scoperchia il vaso di questa cultura oggi per alcuni controversa. L’animismo che contraddistingueva i Celti, ma che è appartenuto anche a molteplici culture nel mondo, oggi sicuramente attrae per la sua visione del divino: il dio e la dea, l’energia primordiale, respiravano in ogni cosa e accompagnavano l’uomo nei suoi pensieri e nel suo fare quotidiani. Troppa gente purtroppo mescola la magia e il celtismo con la New Age, troppe persone si sentono offese da chi ha deciso di intraprendere un percorso spirituale alternativo rispetto a quello delle religioni dominanti. L’autrice del libro non vi fa accenno, racconta la storia con obbiettività ed equilibrio senza sedurre il lettore per distrarlo dal suo cammino (Recensione di Titti Fumagalli).

Devon Scott è studiosa di folklore e tradizioni magico-iniziatiche dell’Europa Occidentale e dell’area mediterranea. Ha tenuto conferenze, corsi e seminari in Italia e all’estero, collaborato con riviste e siti web, partecipato a programmi televisivi di informazione e didattici.
Ha pubblicato Tradizioni Perdute, 2001, edizioni Lunaris; I giardini incantati. Le piante e la magia lunare, 2006, edizioni Venexia; Podomanzia. Il cielo sotto di noi, 2008, edizioni L’Età dell’Acquario; Le piante del fascino. Sane, belle e attraenti con l’alchimia verde, 2009, edizioni Aradia; Il cerchio di fuoco. Leggende, folklore e magia dei Celti, 2009, edizioni L’Età dell’Acquario; Almanacco. Il tempo della Magia, 2012, edizioni Spaziofatato; Le Porte della Luna. Magia del Femminile, 2013/2015, edizioni Spaziofatato; Agenda della Mela 2018. La magia Gitana, 2017, Brigantia Editrice. Nel dicembre 2019 ha pubblicato un mazzo di carte con libretto in italiano e in inglese, Le Sibille delle Porte della Luna, coproduzione Brigantia Editrice e Spaziofatato Edizioni. Nell’agosto 2022 ha pubblicato Manuale pratico di Astrologia Onomantica e Numerologia, volume primo, con Spaziofatato Edizioni.
Ha inoltre tradotto e curato L’Homme Rouge delle Tuileries di Paul Christian, edizioni Venexia.
Per saperne di più sull’Autrice, leggete la sua scheda biografica.
Leggete anche la sua Intervista.

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Commento di Claudia Maggi
Un libro a dir poco gradevole, che fa della semplicità il suo pregio e della ricerca scevra da miti eretti a verità assolute il metodo di indagine. Ho letto tanti libri sui Celti, alcuni più o meno interessanti degli altri. Quelli più ricchi e affascinanti avevano un’eccessiva dovizia di particolari o erano molto lunghi. Il cerchio di fuoco unisce completezza e incisività, teoria e pratica. Un’ottima guida sia per chi ha letto poco sui Celti che per coloro che hanno alle spalle una grande cultura in materia.

Commento di Giada M.
Ottimo libro sui Celti, che illustra la storia ma anche la spiritualità di una cultura millenaria, che spesso a torto si crede terminata secoli fa, ma che continua ancora ai giorni nostri e che ha ispirato tanta parte del Neopaganesimo mondiale. Un saggio particolarmente encomiabile poichè è riuscito a condesare in un unico volume un sapere infinito e un argomento che è davvero molto vasto. Pregio dell’autrice quello di riuscire a condensare in modo diretto tutto il materiale a disposizione e riuscire a leggerlo con uno sguardo obbiettivo e non legato all’aspetto romantico e mitizzato che spesso circonda i Celti. Una chicca: finalmente un libro che alza il velo sull’idea che i megaliti e in particolare Stonhenge siano da attribuirsi ai Celti, concetto spesso diffuso da persone ignoranti in materia. Leggiamo infatti: “Che cos’era Stonhenge? Di certo non sta in piedi la teoria di Stukeley del tempio fatto costruire dai druidi affinchè vi celebrassero le loro cerimone. Stonhenge è di secoli anteriore all’arrivo dei Celti“!!! Il libro si divide in 3 parti, la prima è quella storica (particolarmente utile per chi si voglia avvicinare alle origini dei Celti senza perdersi tra date e nomi della loro lunghissima storia, ma studiandone in modo documentato le loro vicende e credenze), la parte astrologica e magica (davvero spettacolare, vi si trova il calendario di coligny, l’alfabeto degli alberi, come i Celti consideravano il mondo del piccolo popolo, etc.), quella dedicata alla “riscoperta” ovvero alla rinascita della passione per i Celti con un capitolo dedicato al Graal. Mi è piaciuto molto questo libro perchè non è banale ma nemmeno pesante e ho trovato utilissima l’appendice finale con tutti gli indirizzi italiani e stranieri per avvicinarsi a questo affascinante mondo!

Commento di Stefania Valsecchi
Un bel libro, scritto con molta ironia e stile gradevolissimo, su di un popolo del quale sono state dette stupidaggini a non finire: mi fa molto piacere che l’autrice sfati miti ridicoli e ristabilisca alcune semplici verità storiche. Un ringraziamento a tutti i ricostruzionisti, che finalmente ci raccontano come erano i Celti nella realtà, senza indulgere in piacevoli fantasie. E in particolare, GRAZIE all’autrice per non averci dato l’ennesimo saggio di magia “celtica” inventata di sana pianta!

Commento di A. Aries
Il solo nome Celta, Druido, istintivamente– come un puro mantra – rievoca in chi lo ascolta con il cuore, in colui che ne pronuncia il magico suono, come un riverbero di ancestrale rimembranza. Il fuoco primordiale? Forse, siamo tutti eredi, figli di quell’antica quercia sotto la quale soleva pregare l’antico e sommo sacerdote druida? E, quasi istintivo, il pensiero corre fulmineo – come la cascata che si getta nel torrente gelato, in cui tutto scorre, panta rei – fino ad immettersi, anima e spirito, nel sacro Cerchio di Fuoco. I Celti sono risorti dalla cenere, come una Fenix mai del tutto sopita. Sangue druida, presumibilmente, scorre come una fiamma ardente, nelle vene, nella vitale linfa di molte creature che, nonostante la frenesia del quotidiano, sanno ancora leggere, percepire, ascoltare, catturare l’enigmatico messaggio occultato, celantesi tra le infinite pieghe del tempo, e di un rinnovato divenire.

Con il Cerchio di Fuoco, per l’Edizioni L’Età dell’Acquario, l’autrice Devon Scott contribuisce – nella sostanza, e concretezza– a recuperare nella luce – Fiat Lux – di una nuova indagine, e comprensione un remoto, inestricabile impalpabile mistero. Potere e fascino, profonde emanazioni di forza che molti alberi e piante trasmettono ad alcuni eletti, tra i molti disattenti e insensibili, che simbolicamente decodificano, leggono le impercettibili linee – intricate come solo una foresta può essere – disegnate, architettate dal Sommo, su di una semplice foglia di Acero. E’ l’alfabeto delle piante – 93/102 – o, come sottilmente scrive l’Autrice, meglio noto come Le Piante del Potere – 93 – Simbologia, sacrificio, purificazione, forza vitale, ma, più di ogni cosa la profonda consapevolezza di quanto la realtà occulta sotto il velo striato del non conosciuto, dell’inconoscenza. Per oltrepassare il fiume della vita, ed immergersi nella non vita, i Celti ricoprivano, cerimonialmente, i corpi dei loro defunti con rami, fronde di Betulla. La potenza – come un’arcana chiave – che apre la porta oltre il Cerchio di ‘fuoco’, per proiettare, trasferire l’anima nell’aldilà. Il rito dell’eterno amore richiede, per i Celti, la presenza del dolce sentore del Melo – 95 – la ‘Porta degli dèi’– meglio noto come il Solstizio d’Inverno – si propizia con la bella Erica. Il Solstizio d’Estate – Porta degli uomini – momento in cui il visibile sfiora l’invisibile per trasmutare uno nell’altro, plasmandosi nella notte dei presagi, quella in cui si osserva il mondo dell’ignoto – 99 –

Un ponte – l’arcobaleno – una pura, essenziale congiunzione tra le due parallele esistenze: quella terrena, quella celeste. Per quale motivo, ad un sol respiro dal 2012 – anno in cui le creature, la creazione dovrebbe modificare la propria genesi – l’interesse per i popoli scomparsi, i Celti nello specifico, appare evidente, un desiderio travolgente? Quando, in effetti, vede la nascita il popolo dei Celti? Retaggio, forse, degli atlantidei? I Celti sono – e permarranno – un affascinante, misterioso popolo – 17 – L’autrice conduce la nostra curiosità, attenzione fino al 1200 a.C., epoca in cui i Celti fanno la loro comparsa sul proscenio della storia d’Occidente. Molte teorie, più o meno contrastanti tra loro circolano, e colorano di tesi ed antitesi, questo popolo del mistero assoluto, ancora del tutto in ombra. Molte fonti, altrettanti reperti, tuttavia, segnalano la loro presenza fin dal III Millennio a. C., in Ungheria, come nel Wessex (Inghilterra) – 17 – Al tempo lo storico Ammiano Marcellino stilava accurate disquisizioni proprio sulle origini dei Celti. Le risposte, però, tardavano a trovare un’equa soluzione – 18/36, le investigazioni permanevano immerse in fitte nebbie!

Nell’antico tempo, ci racconta e descrive Devon Scott, i mitici Celti si riconoscono per le loro caratteristiche sociali, etniche, folkloristiche di un orizzonte totalmente diverso, per sfumature, dalle altre culture. Senza ombra di dubbio, le note storiche di Diodoro Siculo, – 28ss – sono molto preziose, offrono descrizioni minuziose e singolari dei celtici. Riconoscibilissimi per gli ornamenti che ricoprono, in gran numero, gran parte dei loro muscolosi corpi. Questi monili, pesanti, danno loro l’aspetto di esseri unici. Strabone, infatti, li annovera come coloro che:”Fanno uso eccessivo di catene, collari, bracciali, cinture pesanti per ornamento delle loro pelli”. – 31 – Strabone, ulteriormente, fa emergere con stupore, il coraggio guerriero delle donne celtiche. Spesso si presentano superiori agli uomini – 32/36 – Devon Scott, dedica un capitolo molto particolare e rilevante sulla vita religiosa dei Celti, al profondo ed elevato significato dei simboli, secondo il mondo celtico che fa perno, e ruota intorno a questo. – 37/74 -Capitolo che armonicamente si annoda, poi, a quello dedicato all’universo dell’astrologia, magia, folklore – 75/91- L’astrologia compenetra in molti percorsi la cosmologia, con l’astronomia al tempo conosciuta.

Una questione è fondamentale, ed apre a nuove congetture, come nuovi piccoli fuochi della sacra conoscenza. I Druidi, ed il loro sapere – tra il magico e lo scientifico – sono scomparsi veramente? – 73 – I Druidi, manifesta l’autrice, rappresentano, sono un caso unico, singolare nella storia. Poiché vivono ed esprimono la concezione universale e profondissima – rappresentandola – dello spirito del popolo celtico. Quindi, quando il cristianesimo avanza, inesorabilmente, per gettare cenere e tempesta sulla cultura e spiritualità druidica, possiamo affermare con certezza e dichiarare la fine di questi? – 55/74 – Druidi, Bardi, Vati, sono, fondamentalmente, la classe degli intellettuali,– 58 – Esprimono la vera, unica simbologia e potere di tutto il celtismo, unitamente alla vera ‘sacra scienza’, al simbolo come espressione rituale, ed intrinseco tipico di questo popolo navigante nel fascino più assoluto. La cosmologia è senza dubbio il nucleo, il centro, il perno intorno al quale si distende il sapere celtico, druidico nello specifico.

La cosmologia è la vera unione con il cielo stellato, lunare, solare. E’ la manifestazione della vita, rivelatrice di magia e saggezza dell’intero popolo – 57/60 –La dèa dell’Arcobaleno, attinge acqua dallo Stige – il fiume infernale per alcune culture – per colmare la coppa d’oro. Le coppe che rievocano il Santo Graal, e la Cerca del medesimo – 163/171 – Il calderone della rinascita secondo i Galli – 163 -Il calice di oricalco degli atlantidei? Storia, leggenda, verità, mito, fanno riferimento a magiche pietre incise, le Rune, o ai grandi giganti di pietra! Tutto si svolge in un sottilissimo enigma, l’indagine di Devon Scott scandaglia questo enigmatico mistero. Le foreste sono ricche di colossi, gli alberi, le loro lunghe ombre sono lo spirito del divino, il dio che non si vede, la onnipresenza degli dèi! L’ombra dei frondosi alberi non avrà mai fine fin quando il sole sorgerà, così lo spirito del divino è reale, concreta presenza in ogni entità, e creatura. Le stesse pietre lo manifestano, pur se con il loro eterno silenzio. I Celti, i Druidi sono tra noi? Forse, questo è possibile quando il nostro spirito eletto si conforma a quello puro degli alberi, delle piante tutte, degli animali, nel sole che viene, nella impenetrabile notte, che la dolce Selene corteggia nello sfavillio d’infinite stelle.